L’operazione, mirata soprattutto ai profili falsi o spam, potrebbe cancellare 1,5 miliardi di account
Secondo alcune stime effettuate negli Stati Uniti, circa 1 account su 5 di Twitter è da considerarsi “spam” o (quanto meno) falso, non corrispondendo alla persona indicata come titolare. Sono queste identità digitali fasulle il principale obiettivo della mossa annunciata, proprio con un tweet, da Elon Musk, che ha rilevato il popolare social network lo scorso ottobre, investendo nell’operazione 44 miliardi di dollari e avviando poi una profonda ristrutturazione, passata anche attraverso licenziamenti di dipendenti in massa.
“Stiamo eliminando gli account che non hanno condotto alcuna attività per diversi anni, quindi probabilmente vedrete diminuire il numero di follower”, ha scritto il multimiliardario, dando così seguito alla prima anticipazione in tal senso, pubblicata lo scorso dicembre. In quell’occasione, Musk, che già aveva modificato in parte le modalità d’uso di Twitter, aveva spiegato che “presto” sarebbero stati “cancellati 1,5 miliardi di account”, con riferimento esplicito ai “profili senza tweet e senza accesso da anni”.
Dal punto di vista tecnico, un profilo è da considerarsi “inattivo” se non viene effettuato il relativo accesso attraverso l’inserimento di login e password per un certo periodo di tempo. Twitter, all’interno delle faq, precisa però che per mantenere attivo l’account non basta, nell’arco di 6 mesi, effettuare il login, ma va postato almeno un “tweet”. Chi non avesse rispettato questi requisiti minimi, dunque, dovrà provvedere quanto prima per evitare di trovarsi improvvisamente cancellato dal social network.
Va detto però che l’identità virtuale viene in alcuni casi tenuta in vita anche dopo il decesso dell’intestatario, come una sorta di “memoria digitale” di chi non c’è più. Chi lo fa, ha quindi già avanzato la richiesta di non cancellare indiscriminatamente tutti gli account risultati inattivi. Diverso è il discorso per chi ha creato un account fasullo per crearsi un “alias”, per aumentare i follower di determinati utenti o per scopi commerciali, se non addirittura a fini propagandistici, di disinformazione, fino alla diffusione di malware o al loro utilizzo per tentativi di phishing.