L’analisi dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre indica il nuovo triangolo del Nord-Est. Le contraddizioni infrastrutturali del Veneto
Nonostante guerra, inflazione, caro energia, siccità non stiano contribuendo a dargli stabilità, il settore produttivo dell’Italia “sta dimostrando livelli di resilienza impensabili fino a qualche tempo fa”. Lo sottolinea l’Ufficio studi della Cgia di Mestre, che ha pubblicato uno studio sull’andamento del Pil atteso nel 2023.
Pil 2023: la crescita continua
“Anche nel 2023 – prevede l’associazione degli artigiani e delle piccole imprese – i consumi delle famiglie, gli investimenti e la produzione industriale si manterranno su soglie importanti. Le presenze turistiche sono destinate a toccare quelle registrate prima dell’avvento del Covid”.
Nonostante l’attesa sofferenza dell’edilizia (in considerazione della frenata sui bonus) e dell’agricoltura (per l’emergenza idrica e la difficoltà di reperire personale), sebbene anche nel nostro Paese, come nel resto d’Europa, la crescita del Pil dovrebbe rallentare, l’Italia potrà però far segnare un +0,69% (secondo stime più prudenziali di quelle del Governo). Per merito soprattutto di Lombardia e Nord-Est.
Dal triangolo a Ovest a quello a Est
Fin dagli anni Sessanta dello scorso secolo, il vertice del cosiddetto “triangolo industriale” è sempre stato Milano. E la Lombardia, con il suo capoluogo, ancor oggi è il punto di riferimento primario dell’economia italiana, come ha confermato il +3,93% di Pil del 2022, che ha trascinato il +3,67% nazionale. Sia rispetto al periodo del boom del dopoguerra, che anche nel confronto con lo scorso anno, si sono però registrate importanti novità.
In sostituzione di Torino e Genova, con Piemonte e Liguria oggi rispettivamente all’8° e addirittura 19° posto della classifica per la variazione percentuale del Pil reale, i nuovi 2 vertici del triangolo industriale allargato leader della produzione del Paese sono oggi Venezia e Bologna. Un traino economico che, comunque, si può estendere a tutto il Nord-Est, che farà segnare, secondo la Cgia, un +0,80% di Pil.
Quando Pil fa rima con Tir
Le migliori performance attese sono quelle di Veneto (dopo il secondo posto del 2022 con +3,87%) e Friuli Venezia Giulia (per entrambe +0,82%), con Emilia Romagna (+0,79%) e Trentino Alto Adige (+0,77%) che si posizionano subito dopo la Lombardia (+0,81%).
L’analisi dell’Ufficio studi mestrino rileva inoltre che il contributo nel tempo di queste 5 regioni è costantemente cresciuto, sia in termini assoluti (da 705 a 883 miliardi di euro tra il 2010 e il 2022) che percentuali (dal 43,7% al 46,3% nello stesso arco temporale).
Un indicatore significativo dei nuovi equilibri, secondo la Cgia, è anche quello del numero di tir in transito sulle principali arterie stradali del Nord Italia. Secondo i dati relativi al primo semestre 2022, sulla A4 lo storico tratto Milano-Torino ha fatto segnare 13.432 veicoli pesanti al giorno. Sulla stessa autostrada, si sale a 26.108 tra Milano e Brescia e addirittura a 28.795 tra Brescia e Padova. E la A1 Milano-Bologna si è attestata a 23.922.
Il tema infrastrutturale del Veneto e la sorpresa-Sud
Nonostante sia la terza regione d’Italia per Pil (quasi 180 miliardi) e per export (oltre 82 miliardi) e la prima per presenze turistiche (circa 70 milioni), il Veneto paga però uno storico deficit infrastrutturale, soprattutto a livello ferroviario.
La linea ad alta velocità e alta capacità è a oggi percorribile solo su meno di 30 km tra Venezia e Padova, con nuovi tratti in arrivo non prima del 2024 (Brescia-Verona) o del 2026 (Verona-Vicenza). All’appello, nel collegamento con Milano, mancherà così “solo” la Padova-Vicenza, con l’asse Padova-Bologna però ancor più indietro, visto che non è ancora partito nemmeno lo studio di fattibilità.
I margini di ulteriore miglioramento, insomma, non mancano. In tal senso, in termini di Pil, segnali importanti arrivano intanto dal Sud Italia, che, con un +0,64%, secondo lo studio potrebbe nel 2023 far registrare una performance migliore rispetto al centro (+0,53%). Dopo il buon 2022 di Campania (+3,72%) e Calabria (+3,52%), a spiccare adesso è soprattutto il +0,73% atteso per la Puglia.
Alberto Minazzi