Le cellule tumorali possono essere trasformate in cellule killer dei tumori sul nascere
“Magari esistesse un vaccino”.
Riguardo al cancro, questa frase l’abbiamo detta tutti almeno una volta nella vita.
E il vaccino potrebbe presto arrivare.
Entro il 2030, secondo le stime. Anche prima, da qui a 5 anni, secondo alcune case farmaceutiche, che hanno rilevato come, in un solo anno di Covid, la ricerca ne abbia di fatto guadagnati 10.
I vaccini sono quelli personalizzati a mRna e potranno prevenire ogni tipo di tumore.
Vaccini preventivi, curativi e trattamenti con cellule modificate
I risultati di uno studio condotto quest’anno dalla Harvard Medical School e pubblicato su Science Translational Medicine mostrano che le cellule tumorali possono essere trasformate in cellule killer dei tumori sul nascere.
Soprattutto evidenziano che, quanto meno nella sperimentazione su topi, su una delle più gravi forme di tumore al cervello che colpisce gli uomini, il gliobastoma, funzionano anche i trattamenti con cellule vive modificate con uno strumento di editing genetico, la CRISPR-Cas9, .
Contro lo stesso tipo di tumore al cervello, tanto aggressivo che spesso, anche dopo l’intervento, ricompare dopo 6 o 8 mesi, ha buoni risultati anche il vaccino curativo DCVax, che prolunga la vita dei pazienti rispetto alla terapia standard.
In questo caso i risultati dello studio, effettuato per 8 anni in 4 Paesi su 331 pazienti, sono stati pubblicati sul Journal of the American Medical Association of Oncology.
Il gliobastoma degli adulti e il cancro dei bambini
Il gliobastoma è il tumore più letale che può interessare il cervello e spesso, colpendo il sistema nervoso, compromette il midollo spinale.
Con DCVax, molti pazienti, anche tra quelli con prognosi peggiore, sono sopravvissuti per circa un anno e sei mesi oltre la diagnosi.
Inoltre, il 13% dei partecipanti vaccinati ha vissuto almeno cinque anni dopo la diagnosi (solo il 5,7% i non vaccinati).
Sono ancora in qualche modo “figli del Covid” o dell’impulso che la ricerca ha avuto per trovare in tempi celeri una risposta alla pandemia, gli anticorpi monoclonali.
E sono ancora loro a essersi rivelati nel tempo molto efficaci anche nella cura del cancro nei bambini per i quali, per alcuni tumori, la guarigione supera anche il 90% dei casi.
“Questo si traduce nel fatto che oggi un 20enne su 800 è un soggetto guarito da una neoplasia sofferta in età pediatrica – ha detto con orgoglio il presidente del Consiglio Superiore della Sanità, ma anche direttore del Dipartimento di Oncoematologia, Terapia Cellulare, Terapie Geniche e Trapianto Emopoietico all’ospedale Bambino Gesù di Roma e scienziato di punta della Fondazione AIRC. Franco Locatelli – . L’oncologia pediatrica rappresenta uno dei modelli prototipali di maggior successo dell’oncologia medica e la frontiera più promettente nella cura dei tumori pediatrici è rappresentata soprattutto dall’immunoterapia, cioè dagli approcci di cura attraverso l’impiego di anticorpi monoclonali o di cellule geneticamente modificate per essere reinderizzate direttamente sul bersaglio tumorale”.