Le allergie sono un fenomeno in crescita. Qualcosa è cambiato. Ecco cosa dicono gli specialisti
Più di un mese di primavera se ne è andato e ormai siamo nel pieno della stagione più temuta da chi soffre di allergie stagionali. Di certo, però, il clima “impazzito”, con il maltempo e le temperature sotto media delle ultime giornate dopo un inverno al contrario fin troppo caldo, stanno sballando anche i tradizionali “piani di guerra” di chi in questo periodo dell’anno fa scorte di fazzoletti e antistaminici.
Dunque, “qualcosa è cambiato”.
Del resto, lo percepiscono gli stessi allergologi, i medici specialisti che si occupano di queste tematiche e che, oltre a leggere più a fondo l’evoluzione del fenomeno, possono anche fornire utili consigli agli allergici ai pollini.
Un problema, come riporta l’Istituto Superiore di Sanità, in Italia e in Europa fa registrare una prevalenza tra la popolazione tra il 10% e il 20%. Con numeri sempre in crescita.
Arena: la pioggia, un alleato temporaneo
“Il punto di partenza – spiega Antonino Arena, specialista di allergologia e dermatologia, vincitore nel 2020 e nel 2022 del premio “Miodottore Award”, assegnato sulla base delle recensioni dei pazienti – è che appena si creano le condizioni favorevoli, le fioriture partono subito. Basta insomma una tregua del maltempo, perché le piante riescono a fiorire anche immediatamente dopo le precipitazioni. E quando partono le fioriture, cominciano inevitabilmente le allergie”.
L’allergologo siciliano ricorda inoltre che gli sbalzi di temperatura non incidono minimamente sulle allergie. “Sulle riniti allergiche – prosegue – influisce solo la pioggia intensa, con un rallentamento nelle giornate un cui, aumentando le precipitazioni, il polline si deposita per terra e non viene a contatto con le persone allergiche. Ma basta un solo giorno per riproporre il problema. E sicuramente, quando questa ondata di maltempo cesserà, con l’inizio della vera primavera tornerà a esplodere il tema delle allergie”.
Un’ultima considerazione sul tema, Arena la riserva ai pollini, che variano da regione a regione ma che, in generale, “in merito alle reazioni allergiche, riguarda quasi sempre piante infestanti”.
“Queste – conclude il medico– non risentono delle brusche variazioni di temperatura e, soprattutto nel caso delle graminacee, fioriscono anche in condizioni estreme. Basta poi che ci sia del vento, se l’aria non viene ripulita dalla pioggia, per scatenare reazioni allergiche sulla base di fioriture avvenute anche a 100 km di distanza”.
Pingitore: il caldo allunga il periodo di fioritura
L’allergologo e pediatra romano Giuseppe Pingitore sottolinea invece come, sulla base dei dati aerobiologici e delle pubblicazioni scientifiche, sia ormai “confermato il forte impatto dei cambiamenti climatici sull’andamento delle malattie respiratorie legate alle pollinosi, soprattutto nell’area del Mediterraneo”. Il fenomeno, infatti, “è molto meno evidente nel Nord Europa, dove ci sono pochi pollini, soprattutto betulla e graminacee, con l’assenza della parietaria, molto importante da noi”.
Pingitore sottolinea del resto che, nell’area centro-meridionale, “tra l’80% e il 90% delle allergie sono dovute alle graminacee e ai pollini di ulivo, parietaria e cipresso”. E qui “abbiamo assistito ad alcuni cambiamenti clamorosi legati al clima”. L’allergologo cita come esempio il cipresso, che ha allungato il periodo di pollinazione a tutto il mese di marzo, o la parietaria, che è partita in anticipo ed è già in piena fioritura, con il periodo che potrà raggiungere anche i primi di luglio.
Riguardo alle piogge, infine, il medico romano aggiunge una precisazione: “La pollinazione, il cui inizio è legato alle condizioni climatiche, quando parte va avanti per giorni, cambiando solo se piove. Ci sono però evidenze scientifiche che i temporali estivi nel periodo di pollinazione fanno esplodere il polline. Se le precipitazioni proseguono per più giorni, l’aria si pulisce. Se invece il temporale è breve e improvviso può far peggiorare in qualche ora la situazione e aumentare i sintomi di chi è sensibile”.
Allergie: i consigli dei medici
Cosa deve fare, allora, chi è allergico? Antonino Arena distingue tra chi sa di essere allergico dagli anni precedenti (“deve iniziare precocemente la terapia antistaminica già consigliata dall’allergologo”) e chi cominciasse a presentare sintomatologie come il naso che cola o gli occhi che prudono.
“La tendenza – rimarca – è all’aumento e alla diffusione dei casi di soggetti allergici. È allora opportuno rivolgersi a uno specialista per individuare il trattamento più efficace”.
E se l’uso della mascherina ha protetto i soggetti allergici negli anni del Covid, per il medico messinese “pur notando che ancora qualcuno la usa, direi che ne abbiamo avuto abbastanza. Anche perché non è curativa della pollinosi, che tende invece a ripartire ogni anno e, essendo basata sugli anticorpi, va ad aumentare. Gli antistaminici e gli spray nasali sono poi solo farmaci per superare il periodo di crisi. Per cui il rimedio più efficace è l’immunoterapia o il vaccino”.
Come ricorda Giuseppe Pingitore, però, “in questo momento è tardi per mettere in campo la soluzione della desensibilizzazione attraverso i vaccini: è giusto che chi sta male ci pensi, ma potrà effettuarla al massimo dal prossimo anno”.
Accanto ai farmaci classici e già citati dal collega, il medico romano suggerisce quindi un’altra possibilità: “Soprattutto chi è costretto a lavorare in un ambiente esterno ha oggi l’opportunità di utilizzare filtri nasali, disponibili in farmacia a costo modesto. Sono meno invasivi di una mascherina e funzionano molto bene se si respira a bocca chiusa”.
Alberto Minazzi