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"Lagunaria": l'incanto di una città in equilibrio tra terra e acqua

"Lagunaria": l'incanto di una città in equilibrio tra terra e acqua
Il regista Giovanni Pellegrini

Nel film del regista veneziano Giovanni Pellegrini si racconta la città presente con uno sguardo al passato tentando di prevedere il futuro

Le imbarcazioni che solcano le acque della Laguna. I suoi silenzi interrotti solo da voci della natura, un dedalo di isole e canali come un labirinto nel quale perdersi, i suoi abitanti che vivono in simbiosi con l’acqua.
Ma anche l’altro volto di Venezia. Quello, meno onirico, delle problematiche che affliggono la città: il sovraffollamento turistico e il cambiamento climatico, che rende Venezia ancora più fragile nel suo già delicato equilibrio di luogo unico al mondo, nato sull’acqua e che sull’acqua vive il proprio quotidiano.

L’ultimo lavoro del regista veneziano Giovanni Pellegrini, “Lagunaria”,’opera intima che vuole far arrivare lo spettatore all’anima più autentica della città, approda nelle sale cinematografiche italiane.
Dopo aver partecipato in concorso al Matsalu Nature Film Festival in Estonia, all’Another Way Film Festival di Madrid e all’Ecocup, in Russia, il docufilm che è stato proiettato lo scorso 25 marzo negli Stati Uniti al Salem Film Festival di Boston, sarà presentato innanzitutto a Venezia alla presenza del regista il 14 aprile, alle ore 17,00 al cinema Astra del Lido.
Arriverà poi a Treviso, Padova, Mestre, Rovigo e Montebelluna. Dal mese di maggio si potrà vedere a Roma, Perugia, Palermo, Cagliari, Pordenone e Udine.

Venezia nel suo quotidiano, tra cambiamenti climatici e turismo di massa

«“Lagunaria” in 85 minuti racconta gli ultimi anni di Venezia per offrire una riflessione sulle problematiche che la affliggono e che comunque sono comuni anche a molte città in tutto il mondo, in particolare il cambiamento climatico, l’inquinamento e il turismo di massa – racconta a Metropolitano.it il regista Giovanni Pellegrini -. Sono veneziano e, come molti altri concittadini, posso dire di essere “nato in barca”. Da bambino mio padre mi portava a vogare, poi da ragazzino ho scoperto la vela al terzo e navigando con la mia sanpierota ho cominciato a conoscere le isole della Laguna. Il mio lavoro non vuole essere un atto d’accusa, ma una fotografia di Venezia com’è oggi per invitare chiunque lo vedrà a prendersi cura del proprio ambiente, gestendolo al meglio per poterlo preservare».
La produzione di “Lagunaria” ha richiesto 5 anni di lavoro e arriva dopo “La città delle Sirene”, incentrato sulla tragica “acqua granda” del 12 novembre 2019. Oltre al sostegno della Regione Veneto e di Veneto Film Commission, il docufilm è stato realizzato anche grazie a un crowfunding che ha coinvolto centinaia di donatori.

I protagonisti di “Lagunaria”

«Tutte le storie raccontate in questo lavoro – continua Giovanni Pellegrini – sono accumunate dallo svolgersi in barca. Le barche sono un elemento simbolo di Venezia, che viene raccontata quindi da un punto di vista assolutamente unico, che poi è il suo vero elemento: l’acqua. I protagonisti del film sono una decina di persone, veneziani che vivono la loro quotidianità con questi mezzi tradizionali: artigiani, artisti, ricercatori, volontari di Legambiente, insegnati di voga, pescatori. Storie acquatiche che si alternano a immagini aeree della città e della sua Laguna e si contrappongono a scene di turismo di massa per lanciare un grido d’allarme sulla fragilità di Venezia, messa sempre più a dura prova».

Da diversi anni il regista, con la propria casa di produzione e distribuzione, Ginko Film, sta raccontando la propria città nel progetto “Venezia Liquida”.
In “Lagunaria”il racconto è affidato alla voce narrante dell’attrice Irene Petris, che quasi sussurrando accompagna le immagini della Laguna e del centro storico rese ancor più suggestive dalla colonna sonora di Filippo Perocco.
Si parte dalle origini, raccontando di un mitico insediamento urbano attorno al quale per secoli si sono tramandate numerosissime leggende e testimonianze.

«Le sequenze che compongono il film – sottolinea Giovanni Pellegrini – mostrano in un’atmosfera rarefatta e misteriosa, quasi onirica, una città alla ricerca costante di un equilibrio tra acqua e terra, ambiente naturale e urbano. Ci sono anche immagini di una Venezia deserta e surreale, girate durante il lockdown per la pandemia di Covid. Queste hanno contribuito a evidenziare, seppure in un eccesso, come sia la città senza l’impatto del turismo di massa».

laguna

Uno sguardo al futuro di Venezia

“Lagunaria” offre anche lo spunto per una pensare a quello che potrà essere il futuro di Venezia. «E’ vero che di fronte a qualsiasi tragico evento finora la città ha sempre dimostrato resilienza e capacità di risollevarsi ma quello che mi auguro – conclude Giovanni Pellegrini – è che recuperi la sua identità acquatica. Penso che la mia città e la città del mondo quale è, stia vivendo un periodo cruciale in cui è in ballo la sua stessa sopravvivenza, intesa come tessuto sociale fatto di abitanti, attività e relazioni. Venezia sta progressivamente perdendo abitanti e se consideriamo che i due terzi della popolazione sono anziani, in pochi anni potremmo assistere alla sua desertificazione. Anche in questo senso il film è una sorta di grido d’allarme. Prima che sia troppo tardi».

Silvia Bolognini

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