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Dirigenti statali: dopo Pasqua, stipendi più alti

Dirigenti statali: dopo Pasqua, stipendi più alti

Vicina la conclusione dell’accordo con i sindacati. Il nodo degli arretrati

Dopo l’aumento degli stipendi riconosciuto ai dipendenti pubblici previsto dalla Legge di bilancio, anche per i dirigenti statali è in arrivo un adeguamento al rialzo della retribuzione percepita.
Un ritocco che porterà in busta paga tra i 195 e i 390 euro lordi in più ogni mese, non appena sarà conclusa, si stima nell’incontro in programma subito dopo Pasqua, la trattativa tra l’Aran, l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle Pubbliche Amministrazioni, e i sindacati.

Gli aumenti salariali dei dirigenti

Come riporta il quotidiano “Il Messaggero”, Aran ha presentato una bozza di accordo che riporta le cifre relative agli aumenti che potrebbero essere applicati alle diverse categorie di manager statali. Si tratta di un contingente di circa 4 mila dirigenti e 2 mila professionisti legati da contratti di lavoro con le Amministrazioni centrali.
Le più elevate riguardano gli stipendi di quelli dell’Enac, l’Ente nazionale per l’aviazione civile, che beneficerebbero ogni mese di 390 euro lordi in più in busta paga. Sono invece 340, sempre lordi, gli euro aggiuntivi previsti per i dirigenti di prima fascia di Ministeri, Inps e agenzie fiscali.
I dirigenti di seconda fascia, invece, si dovranno “accontentare” di 195 euro lordi in più.

Il tema degli arretrati

Una partita in via di definizione, insieme alla gestione dello smart working, è invece quella degli arretrati maturati dai dirigenti negli anni passati, nello specifico nel periodo tra il 2019 e il 2021. E si tratta di cifre piuttosto consistenti. Un dirigente di seconda fascia, tra gennaio 2019 e marzo 2023, avrebbe per esempio maturato “scatti” per circa 8.500 euro lordi.
Tra aumenti “tabellari” e “di posizione”, un dirigente di prima fascia, calcola sempre “Il Messaggero”, avrebbe però diritto, in caso di firma del contratto ad aprile, a quasi 15.500 euro lordi di soli arretrati. Il che, visto il tetto di legge di 240 mila euro come retribuzione massima annua, potrebbe portare i dirigenti in posizioni apicale in condizione di non poter incassare l’assegno di copertura per l’arretrato, non dicendo nulla al riguardo la norma introdotta dal Governo Draghi.

Alberto Minazzi

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