Lo spazio verde, nascosto tra i meravigliosi cortili dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, a Milano
Se siete soliti pensare a Milano come a una città solo di traffico e smog, vi sbagliate.
Perché se vero che non gode di panorami naturalistici mozzafiato, è altrettanto vero che custodisce bellezze nascoste e luoghi tutti da scoprire.
E’ il caso del “Giardino delle Vergini”. Forse non tutti sanno che nel capoluogo meneghino esiste un’oasi di pace e straordinario fascino nascosta all’interno del cortile dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Ciò che desta maggiore curiosità è che in questo spazio possono entrare solo le donne.
Il Giardino intitolato a Santa Caterina d’Alessandria
Tutto ha inizio nel 1928 quando il giardino realizzato, intitolato a Santa Caterina d’Alessandria, diventa uno spazio per le giovani studentesse.
Caterina è Santa, vergine, martire e protettrice degli studi. Da quel momento, lo spazio verde inizia a chiamarsi il Giardino delle Vergini.
E ancora oggi, qui, gli uomini non possono entrare.
Il giardino, che tra spazi fioriti e diversi tipi di piante ha anche tante comode panchine sulle quali ogni giorno giovani donne si trovano per chiacchierare o semplicemente per leggere un libro, si trova in fondo al porticato centrale dell’Università che separa i due chiostri.
Come accadeva agli inizi del 1900, i custodi dell’Ateneo precludono l’ingresso agli uomini proprio per preservare l’esclusività del giardino.
L’oasi di pace riservata alle studentesse, una regola da rispettare
L’indicazione all’ingresso del Giardino è chiara: “riservato alle signorine studentesse”.
Una regola che l’Università ha deciso di mantenere, custodendo con particolare cura l’area.
Il Giardino delle Vergini è caratterizzato da diverse tipologie di piante e alberi disposti lungo un disegno di linee ortogonali, intervallate da cambi di superficie, cordoli e recinzioni. Vi dimorano castagni selvatici, magnolie, aceri, piane frondose sempreverdi e diversi tipi di fiori che lo rendono, in particolare in primavera, un luogo da godere in relax. Questo luogo segreto e particolare, come si legge nel sito dell’Ateneo, si presenta oggi come un frammento del Viridario Magno, ossia di un tipico giardino tardo medievale diffuso soprattutto nell’Italia settentrionale.
Lo stesso Ateneo riconosce al Giardino un ruolo simbolico poiché si trova vicino al luogo dove avvenne la conversione di Sant’Agostino e a quella che era la “Sostra” di Sant’Agostino ovvero il punto di arrivo via Naviglio da dove provenivano gran parte dei blocchi da scolpire per il Duomo.
L’area era infatti in origine una sorta di deposito con tettoia per la lavorazione delle pietre.
Come il Viridario Magno
Oggi vi si respira un’atmosfera intima ed esclusiva. A impreziosirlo, oltre a una lastra marmorea decorata a mascheroni, proveniente dal Duomo, e due sarcofagi medievali appartenenti al III-IV secolo, vi sono numerosi resti probabilmente risalenti al XV secolo, periodo coevo alla costruzione dell’Ateneo, edificato nel 1497.
Tra i più recenti sono significative tre colonne con capitelli che, per tipologia, dimensione e materiale, sono simili a quelli delle colonne oste nella Cripta dei Monaci, sotto il Refettorio cinquecentesco che è l’odierna Aula Magna.
Altri frammenti di capitelli presenti in Giardino si avvicinano ai capitelli delle fabbriche lombarde della Canonica di Sant’Ambrogio, di Santa Maria presso San Satiro a Milano e del Duomo di Pavia. Sono invece successivi alla costruzione del monastero i ventuno blocchi e due basi di colonne in granito di Montorfano risalenti al XVI-XVII secolo.
Silvia Bolognini