Da un progetto artistico, un risultato di apertura sociale partito da Padova e arrivato a Lisbona
Immaginate di camminare per una qualsiasi strada, tra case e palazzi.
All’improvviso, l’occhio viene rubato da un campanello e una targa rosa, molto rosa.
La curiosità vi impone di fermarvi e leggere il cognome di quell’inconsueto abitante un po’ fuori dagli schemi, e perché.
“Se un citofono è rosa vuol dire che chi risponde fa volentieri due chiacchiere. Vedi qui a lato quali sono i suoi orari disponibili, suona e buona conversazione!”.
E noi abbiamo metaforicamente suonato…
Un progetto incentrato sull’ascolto
Come mai proprio il colore Rosa?
Antonio Irre prende tempo e sorride. Poi risponde. “Eh… è una delle tante idee che mi arrivano irrazionalmente e poi accetto. Non c’era un motivo preciso: trovo che il colore rosa sia in qualche modo accogliente, il colore giusto per un progetto incentrato sull’ascolto dell’altro. La tinta però ha un tono shocking, invita ad essere attivi. Poi sì, il rosa è anche un po’ provocatorio nei confronti della contrapposizione odierna tra maschi e femmine.
Dipende però dai punti di vista: in alchimia, per esempio, il rosso è legato alla figura maschile, mentre il blu a quella femminile”.
Citofoni rosa: quando l’arte diventa sociale
Il progetto Citofoni Rosa è la continuazione di un percorso artistico che vede alla sorgente valori come la convivenza, l’apertura al prossimo e la ricerca di sé e dell’altro.
Chi sceglie di aderire dipinge il proprio campanello di casa con il colore rosa e affigge la targhetta del medesimo colore, segnalando la possibilità, per chiunque, di suonarlo (agli orari indicati) per fare due chiacchiere.
L’idea nasce dalla richiesta della cooperativa padovana Città So.La.Re. di creare un’iniziativa che coinvolgesse socialmente tre condomini da loro gestiti. Per far ciò, si rivolgono ad Antonio Irre.
La comunicazione secondo Antonio Irre
Ma chi è Antonio Irre? Da dove viene e come è diventato un “artista sociale”?
“Antonio è artista e performer che si occupa di progettazione culturale, ovvero la creazione di diversi format di formazione site specific, sulla ricerca tanto del singolo quanto sui valori della convivenza e della socialità. Queste pratiche fondano la performance artistica sui luoghi e sulle persone, sui suoni e sugli odori: un dato spettacolo può esistere solo in quel determinato tempo e spazio”.
La ricerca di Antonio, prima di tutto di sé, è innata.
Negli anni universitari si rivolse alla scienza, che gli permise di scoprire l’essere umano grazie alla chimica e alla biologia. Ciò però non bastava, e da qui iniziò il suo percorso artistico, passando per la musica e il teatro, fino ad uscire fuori, nello spazio.
I casi della vita l’hanno portato a riunire scienza e arte in un progetto incentrato sulla comunicazione tra umano e piante al padiglione Uzbekistan della Biennale Arte di Venezia 2022. Alla base, “seguo l’istinto e la mia parte irrazionale, sulle quali l’arte si sviluppa”.
Sempre più campanelli rosa
Citofoni Rosa è iniziato tra gennaio e febbraio 2023. Dalla mappa consultabile nel sito è possibile visualizzare quanti hanno aderito all’iniziativa: non solo campanelli padovani, da dove è partito, ma anche in provincia di Reggio Emilia, Cesena e Pordenone.
“La richiesta sta aumentando – racconta Antonio – giusto oggi mi è arrivata una mail da Lisbona!”.
Per partecipare, basta seguire le indicazioni del web o della targhetta, se incrociata per strada, e lo stesso Antonio provvederà ad apporre la targa.
“Personalmente, sono rimasto impressionato dalla consapevolezza delle persone che hanno deciso di aderire, a prescindere dalla paura per l’estraneo o per la consueta ‘mancanza di tempo’ – racconta Irre -Non si tratta di un servizio sociale ma di un grande segnale d’apertura delle persone disposte a fare due chiacchiere. Uno di loro mi ha detto: se anche solo un citofono verrà suonato, sarà comunque importante. Serve comunque coraggio, anche da parte di chi suona: il progetto è ancora giovane e per lo più sconosciuto, ma sta crescendo. Per come è partito, nonostante il numero di partecipanti sia ancora esiguo, lo considero un successo”.
Tra il rosso e il blu, a Padova nasce Kore
“Si chiama Kore ed è un progetto una performance artistica che si manifesterà in Prato della Valle il prossimo 22 aprile.
Il luogo è stato scelto dopo le polemiche relative alle statue maschili della piazza e alla totale assenza di figure femminili.
Kore vuole andare oltre lo scontro e il binomio maschio-femmina: entrambe sono due polarità costantemente in gioco in ogni individuo e nelle comunità, le quali sono sorgenti delle grandi personalità della storia umana.
In una società più orizzontale bisognerebbe ragionare, discutere e fare arte su questo: nell’intreccio tra la forza, l’attività e la ‘rossa’ passione maschile e la quiete, la ponderata e ‘blu’ tranquillità femminile”.
Una questione di colori e di intrecci, di apertura e socialità, come un’etichetta rosa su di un campanello di casa.
Damiano Martin