Secondo il Rapporto del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, i decessi sono aumentati del 13,5% rispetto all’anno precedente
La montagna: splendida in ogni stagione per una piacevole vacanza o una rilassante giornata immersi nella natura, ma anche pericolosa. Come testimonia la cronaca, che sempre più spesso dà notizie di incidenti gravi durante le escursioni, l’alpinismo e lo sci alpino, le gite in mountain bike.
L’ultimo episodio in ordine di tempo riguarda un giovane alpinista di 26 anni che il 16 marzo ha perso la vita scivolando in un canale sulle Piccole Dolomiti, nel Vaio dell’acqua, Catena delle Tre Croci in Veneto, in provincia di Vicenza. Solo due giorni prima, il 14 marzo, uno sciatore fuori pista è deceduto in Valtournenche (Valle d’Aosta) dopo esser stato travolto da una valanga. Come successo nel Cuneese, dove una valanga ha travolto uno scialpinista sul versante settentrionale della testa di Garitta, a monte dei laghi dei Luset e un altro nel comune di Marmora (CN) lungo i versanti della Punta Tempesta, in Val Maira.
I numeri sull’attività del Corpo nazionale Soccorso Alpino e Speleologico contano un totale di 504 vittime in montagna nel 2022, numero in crescita rispetto all’anno precedente.
+ 13,5% di decessi rispetto al 2021, crescono anche le missioni di soccorso
Il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico opera sul territorio nazionale con un team di 7.000 persone altamente specializzate che effettuano interventi in ambiente montano, in grotta e luoghi impervi.
Le principali richieste di intervento per il 45,9% riguardano caduta/scivolata, per il 26,3% incapacità durante l’attività svolta e 13,7% malore. Solo il 3,7% i soccorsi dovuti al maltempo.
Le persone soccorse lo scorso anno sono state in totale 10.125, quelle ferite 5.823.
Di queste, 1.298 in maniera grave e 228 con compromesse funzioni vitali.
Il rapporto indica un 9,8% in più rispetto al 2021 per quanto riguarda le missioni di soccorso.
Quali sono le attività maggiormente coinvolte e causa di incidenti?
Il triste primato va all’escursionismo per il 50,2% dei casi.
Seguono la mountain bike con il 9% con un trend in forte crescita negli ultimi 5 anni; lo sci alpino 7,8%; l’alpinismo 5,4% e la ricerca di funghi 4,2%.
L’identikit della persona soccorsa, l’84% degli interventi ha riguardato italiani
Quando si pensa alle tragedie in montagna una su tutte viene alla mente quella del 3 luglio 2022 sulla Marmolada, quando lo slittamento del grosso seracco sommitale ha creato una valanga di ghiaccio e roccia che ha causato il decesso di 11 persone, di cui due guide alpine e il ferimento di 8.
«Bisogna vivere la montagna con prudenza, serve documentarsi in maniera approfondita, scegliere con attenzione le attività in base alla propria esperienza e alle proprie competenze, e, soprattutto saper rinunciare se non ci si sente all’altezza – sottolinea il presidente del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico Maurizio Dellantonio alla luce di quanto evidenzia il Rapporto annuale -. L’aumento delle temperature in città spinge sempre più persone ad avvicinarsi alla montagna e alle attività in quota magari per la prima volta. Molti degli infortunati si trovano alle prime esperienze di attività outdoor in media e alta montagna».
L’identikit medio della persona soccorsa, secondo il report annuale è quello dell’ uomo italiano tra i 50 e 60 anni.
L’84,7% dei soccorsi ha riguardato cittadini italiani, il 6,1% tedeschi e l’1,1% francesi.
La suddivisione territoriale vede i maggiori interventi il Piemonte con il 20,2%; la Lombardia con 14,2% e il Trentino con il 13,3%. Seguono Alto Adige con 11,5% e veneto con 11,4%. In Basilicata, Calabria, Molise e Puglia gli interventi sono stati meno dell’1%.
Silvia Bolognini
