Uno studio australiano evidenzia: solo per lo 0,001% della popolazione della Terra l’esposizione al particolato fine rientra nei limiti dell’Oms
La popolazione della Terra è di circa 8 miliardi di persone. Ma solo 79 mila, lo 0,001% del totale, può dirsi tranquillo per quanto riguarda l’esposizione al particolato fine, il PM 2.5, entro i livelli di sicurezza di 15 microgrammi per metro cubo aggiornati nel 2021 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. E l’inquinamento ambientale da polveri sottili rientra nei limiti solo nello 0,18% della superficie del pianeta, circa un milione di metri quadri.
Il dato emerge dallo studio “Stime globali delle concentrazioni giornaliere di particolato fine nell’ambiente e distribuzione spaziotemporale ineguale dell’esposizione della popolazione: uno studio di modellizzazione dell’apprendimento automatico”, frutto del lavoro di un team di ricercatori dell’australiana Monash University di Melbourne, i cui risultati sono appena stati pubblicati dalla rivista “The Lancet”.
In Europa e Nord America leggeri miglioramenti
Tra le poche notizie positive sottolineate dai ricercatori, che si sono concentrati sul ventennio dal 2000 al 2019, il fatto che in questo arco temporale in Europa e in Nord America i livelli giornalieri di PM 2.5 registrati si sono ridotti.
Per converso, però, in Asia Meridionale, Australia, Nuova Zelanda, America Latina e Caraibi è stato riscontrato un aumento. E così, a livello globale, sono più del 70% i giorni dell’anno con livelli oltre la soglia di sicurezza, con punte di oltre il 90% in Asia meridionale e orientale.
La Cina, nelle tabelle e nelle mappe elaborate dagli studiosi, è stabilmente al primo posto per l’intero periodo tra il 2000 e il 2019 per concentrazione media annua ponderata di PM 2.5, che dal 2000 al 2019 è stata globalmente, nei 175 Paesi analizzati, di 32,8 microgrammi per metro cubo. Mentre Singapore, con 361 giorni annui è ora al primo posto per il periodo di esposizione a livelli superiori a quelli fissati dall’Oms.
In Italia, in questa prospettiva, i miglioramenti sono stati significativi, essendo passati dai 278 giorni del 2000, ai 201 del 2010, fino ai 132 del 2019.
I rischi legati al PM 2.5
Il particolato fine è uno dei principali fattori di rischio di mortalità prematura e morbilità in tutto il mondo.
Uno studio del Global Burden of Disease Study stima che l’inquinamento dell’aria, compreso il particolato ambientale, nel 2019 abbia causato 6,67 milioni di morti premature. Gli effetti negativi dell’esposizione sulla salute umana ( a breve e lungo termine ) al PM 2.5, anche a bassa concentrazione, sono confermati da numerose prove scientifiche. Per questo, l’ultima versione delle linee guida del documento globale sulla qualità dell’ aria dell’Oms ha adeguato i limiti.
Ora si raccomandano così livelli di sicurezza, per l’esposizione al PM 2.5, che vanno da 10 a 5 μg al metro cubo su base annua e da 25 a 15 μg per metro cubo per l’esposizione media giornaliera. Le stime delle concentrazioni globali di particolato fine sono dunque un prerequisito per le valutazioni del rischio sanitario dell’inquinamento atmosferico globale anche se, finora, poche ricerche avevano fornito le variazioni spaziotemporali globali delle concentrazioni giornaliere di PM 2.5, inquinante derivante da ogni tipo di combustione, negli ultimi decenni.
Alberto Minazzi