Potrebbe esser definito un piano di razionamento. Si riunisce a Palazzo Chigi il Tavolo dell’Acqua
Il problema è emerso in tutta la sua portata all’inizio della scorsa estate.
In Italia, primo in Europa e tra i primi al mondo per consumo d’acqua (ogni abitante ne consuma 245 litri al giorno: per ogni minuto di doccia si consumano 15/16 litri, 150 per riempire una vasca da bagno, 7,5 per lavarsi i denti) l’acqua, oggi definita “oro blu”, comincia a essere un lusso.
Tanto che, per la seconda volta nell’arco degli ultimi sette mesi, si avanza seriamente l’ipotesi di attivare dei razionamenti.
Il Po e gli altri fiumi sono di nuovo in secca, i laghi al di sotto delle loro medie, sulle Alpi l’innevamento è dimezzato.
E’ crisi idrica a tutti gli effetti, calcolata con un deficit, al nord, pari al 40%.
Il Tavolo dell’Acqua
E’ per discutere di questo problema che, a Palazzo Chigi, è in corso mentre scriviamo (ore 11.30, mercoledì 1 marzo ndr) la prima riunione del Tavolo Acqua.
Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni e i 5 ministri interessati (Musumeci – Protezione Civile, Pichetto –Ambiente, Lollobrigida –Agricoltura, Salvini-Infrastrutture e Fitto-Affari europei) dovranno infatti delinerare le linee per un piano idrico nazionale in grado di far fronte alla situazione.
La prima decisione riguarderà la nomina di un eventuale supercommissario per gestire l’emergenza idrica con poteri speciali o l’istituzione di una cabina di regia.
Le misure in discussione
Comunque sia, ciò che risulta chiaro è che il problema richiede misure urgenti e relative anche alla realizzazione di nuovi invasi e di interconnessioni tra gli stessi, alla riparazione degli acquedotti danneggiati, al dragaggio di alcuni bacini e a un possibile piano di razionamento dell’uso dell’acqua.
Le risorse alle quali poter attingere rientrano nel Pnrr, che al sistema idrico destina 2,9 miliardi di euro.