A un anno esatto dall’inizio del conflitto, la comunità internazionale si muove per tentare di favorire il “cessate il fuoco”
Un piano (di un Paese “amico” della Russia come la Cina) e una risoluzione (votata in sede Onu da 141 Paesi, che ribadiscono il loro sostegno all’Ucraina).
Sono questi, a 365 giorni dall’inizio della guerra tra Russia e Ucraina, i passi che la comunità internazionale ha provato a muovere nelle ultime ore per provare a imprimere un’accelerazione verso l’auspicata fine delle ostilità.
Il piano di pace della Cina
Il piano cinese elaborato dal presidente Xi Jinping e diffuso dal Ministero degli Esteri è strutturato su 12 punti, per arrivare dapprima al cessate il fuoco e poi per riprendere i colloqui di pace, visti come l’unico percorso utile per risolvere la crisi.
I punti variano dal rispetto della sovranità nazionale di tutti i Paesi all’abbandono della mentalità della guerra fredda, dalla risoluzione della crisi umanitaria alla protezione dei civili e dei prigionieri di guerra.
Ancora, la Cina invita a mantenere al sicuro i siti nucleari e a ridurre i rischi strategici, a favorire l’esportazione dei cereali, a mantenere stabili i canali di rifornimento e dell’industria, a favorire la ricostruzione post conflitto.
Il punto 10 chiede la fine delle sanzioni unilaterali imposte a Mosca. La Cina accusa invece l’Occidente riguardo alle forniture di armi all’Ucraina, viste come causa dell’aumento del conflitto.
Con la presentazione del suo piano di pace, la Cina ha affermato anche che “non ci sono limiti” nella sua relazione con la Russia, non criticandone l’invasione dell’Ucraina e rivendicando una posizione di neutralità. Un concetto ribadito, nei fatti, anche in occasione della votazione di ieri al Palazzo di Vetro di New York.
La sesta risoluzione Onu
La Cina, insieme ad altri 31 Paesi tra ci India, Iran, Cuba, Armenia, Kazakistan, Uzbekistan e molti Stati africani, dal Congo all’Uganda, è stata infatti tra le Nazioni che si sono astenute nella votazione sulla nuova risoluzione dell’Assemblea generale dell’Onu in merito al conflitto.
L’atto, non vincolante ma dal significativo peso politico, proposto da 75 Paesi tra cui l’Italia, è stato approvato con la stessa maggioranza (141 voti favorevoli) della prima condanna dell’invasione russa nel marzo 2022. Sono stati solo 7 (Russia, Bielorussia, Siria, Corea del Nord, Eritrea, Mali e Nicaragua) i voti contrari.
La risoluzione per la pace, la sesta in 11 mesi dopo quelle del 2 e 24 marzo, 7 aprile, 12 ottobre e 14 novembre dello scorso anno, sottolinea “la necessità di raggiungere il più presto possibile una pace giusta, duratura e complessiva”.
A tal fine, è stata convocata per oggi, 24 febbraio, una riunione dei ministri degli Esteri al Consiglio di sicurezza dell’Onu.
L’Onu, tra le altre richieste, ha avanzato alla Russia quella di “ritiro immediato, completo e incondizionato di tutte le forze sul campo”.
“Un anno dopo – è tornata sul tema la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen: – la comunità internazionale mantiene una posizione decisa nei confronti dell’Ucraina. La richiesta è chiara: la Russia deve porre fine alla sua guerra di aggressione”.
La posizione dei cittadini europei
Anche i cittadini dell’Unione Europea concordano con la posizione della presidente della Commissione.
A rilevarlo è l’ultimo sondaggio Eurobarometro standard, appena pubblicato, che, tra gli altri, ha posto alcuni quesiti specifici relativamente proprio al conflitto e all’impatto che questo sta avendo in particolare sul fronte energetico.
La ferma solidarietà nei confronti dell’Ucraina è confermata dal 91% di intervistati che sono d’accordo con la fornitura di sostegno umanitario e dall’88% di favorevoli all’accoglienza nell’Unione di chi è in fuga dalla guerra.
Anche a livello economico, il 77% approva l’erogazione di aiuti finanziari e il 74% l’imposizione di sanzioni alla Russia.
Più bassa, ma sempre maggioritaria, la quota di chi vede positivamente il divieto di trasmissione dei media statali russi (67%) e il finanziamento dell’acquisto e della fornitura da parte dell’Unione Europea di attrezzature militari destinate all’Ucraina (65%).
Complessivamente, poi, più della metà degli intervistati (56%) è soddisfatta della risposta dell’Ue.
Vi è quindi un 84% del campione che si dice d’accordo sull’idea che l’Unione riduca quanto prima la dipendenza dalle fonti energetiche russe.
È infine dell’82% la percentuale di coloro che concorda sul fatto che gli Stati membri si accordino per acquistare congiuntamente energia da altri Paesi, per ottenere un prezzo migliore.
Alberto Minazzi