Dopo la positiva esperienza lanciata da Coldiretti, passi avanti anche per i progetti di Mirano e degli albergatori veneziani
Sono uno dei capisaldi della transizione ecologica. Perché chiunque di noi, mettendosi insieme ad altre persone per cooperare nell’attuazione di buone pratiche di sostenibilità in campo energetico, può contribuire a diminuire l’impatto ambientale, oltretutto risparmiando, trasformandosi da semplice utente a “prosumer”.
Ovvero al tempo stesso produttore, oltre che consumatore, di energia prodotta da fonti rinnovabili, messa a disposizione anche di altri soggetti.
Sono le Comunità energetiche, in rapida crescita in tutta Europa. Tant’è che la guida Enea evidenzia la stima secondo cui, entro il 2050, saranno ben 264 milioni i cittadini europei che, come prosumer, genereranno circa il 45% dell’energia rinnovabile complessiva delle comunità, rendendosi autonomi.
Un quadro in cui, con esempi concreti e nuove progettualità, l’Italia e il Veneto non fanno eccezione.
La Comunità energetica rinnovabile solidale di Mirano
L’ultimo esempio in ordine di tempo arriva da Mirano, nel Veneziano.
Qui, il 16 febbraio, il Comune, insieme ad altri 13 soci fondatori, ha sottoscritto una lettera d’intenti per costituire a livello locale la prima Comunità energetica rinnovabile solidale.
I prossimi passaggi prevedono la redazione del regolamento e lo svolgimento dell’assemblea pubblica, per arrivare alla formale costituzione della nuova entità giuridica entro la fine di aprile.
«In questi mesi – spiega l’assessore comunale alla Transizione energetica, Francesco Venturini – abbiamo delineato il modello di Cers e coinvolto soggetti del territorio appartenenti a diverse categorie con l’obiettivo di coinvolgere in questo primo progetto figure significative della comunità. Da oggi inizia anche il percorso per la costituzione della seconda CERS, che coinvolgerà in particolare le frazioni”.
Tra le finalità della Comunità miranese, alla quale è già previsto che potranno aderire tutti i soggetti che si riconosceranno nel regolamento, rientrano espressamente la lotta allo spreco energetico, la condivisione di energia a prezzi vantaggiosi, la possibilità di ridurre notevolmente le emissioni di anidride carbonica e il sostegno di iniziative sociali tramite i benefici economici che saranno prodotti dalla Comunità energetica.
Il progetto degli albergatori veneziani
Il fermento sul territorio veneto, in termini di Comunità energetiche, non si ferma però qui.
L’Ava, l’associazione che riunisce gli albergatori veneziani, ha infatti dato il via a un progetto di lungo periodo che mira a coinvolgere le strutture ricettive della città.
“Siamo ancora in fase di verifica e analisi – fa il punto Daniele Minotto, vicedirettore dell’Ava – ma al momento abbiamo già visionato in sopralluogo una sessantina di strutture interessate”.
Il progetto si articola infatti in due fasi. La prima prevede la realizzazione di interventi di efficientamento sulle singole strutture, per ridurre i consumi e, ove possibile, per installare fonti di produzione di energia da fotovoltaico.
“Gli alberghi interessati – precisa Minotto – riguardano prevalentemente il centro storico di Venezia e l’isola del Lido, dove è possibile pensare a microprogetti territoriali”.
In una seconda fase, che necessita tempistiche più lunghe, con un orizzonte temporale di un anno o un anno e mezzo per l’avvio della realizzazione, le infrastrutture delle singole strutture saranno messe in rete, consentendo la vera e propria produzione di energia da fotovoltaico.
“Se per un intervento nelle singole strutture – conferma il vicedirettore – possono bastare pochi mesi, per rendere operativo l’intero progetto bisognerà attendere almeno un paio d’anni”.
La comunità “Energia agricola a km 0”
A maggio 2022, Legambiente censì 35 Comunità energetiche attive in Italia, con altre 41 in progetto e 24 che stavano muovendo i primi passi.
Ed erano oltre 3.500 i Comuni che fanno uso solo di energia rinnovabile, con una produzione elettrica che supera i fabbisogni delle famiglie residenti.
Uno studio del Politecnico di Milano ha inoltre stimato che, entro 5 anni, le Comunità energetiche nel nostro Paese saranno circa 40 mila, con 1,2 milioni di famiglie, 200 mila uffici e 10 mila piccole e medie imprese coinvolte.
Insieme a quelle di Piemonte, Emilia Romagna e Lombardia, una delle principali Comunità italiane è attiva fin dal 2018 proprio in Veneto.
Si tratta di “Energia Agricola a km0”, nata grazie alla collaborazione di Coldiretti Veneto con ForGreen e arrivata a coinvolgere oggi 1253 utenti, tra aziende e privati. Significativi anche altri numeri: 41.218 megawatt di energia scambiata tra produttori e consumatori; 11.140 le tonnellate di CO2 in atmosfera evitate ogni anno; 24.254 i barili annui di petrolio risparmiati.
Dal 2021, il progetto, che prevede prezzi convenzionati e definiti a livello regionale, è cresciuto, coinvolgendo anche i soci di Coldiretti Puglia.
Nel frattempo, da luglio 2022, la Regione Veneto si è dotata, in materia, di una legge regionale che promuove la costituzione di gruppi di autoconsumatori di energia rinnovabile che agiscono collettivamente e delle comunità energetiche rinnovabili.
A tal fine sono stati stanziati appositi fondi a favore dei Comuni e dei gestori pubblici di edilizia residenziale pubblica.
Comunità energetiche: cosa c’è da sapere
L’autoconsumo di energia si può realizzare a 3 livelli: individuale (quando il cittadino possiede un impianto di produzione di energia rinnovabile), collettivo e di comunità.
In Italia, l’autoconsumo collettivo (per esempio in un condominio, con la proprietà dell’impianto può anche essere di soggetti terzi) e le Comunità energetiche, basate sulla volontaria adesione a un soggetto giuridico, sono riconosciute legalmente dal 2020.
Le Comunità possono essere di due tipi: rinnovabili o “di cittadini” a seconda che si basino o meno sui principi di autonomia e prossimità agli impianti.
Gli impianti fotovoltaici devono avere una potenza complessivamente non superiore a 200 kilowatt.
Si calcola che, per una famiglia con consumi standard di circa 2700 kw/ora l’anno, il risparmio di CO2 sia pari a circa 950 kg.
Ovvero quanto possono assorbire ben 95 alberi.
Come illustra Legambiente, dal 2000 al 2020 il sistema di produzione dell’energia elettrica in Italia è profondamente cambiato.
Gli impianti da fonti rinnovabili sono aumentati di 42,6 mila megawatt.
Secondo le stime del Pnrr, la realizzazione degli interventi previsti nel documento porterebbe a una produzione di circa 2.500 GWh all’anno, con una riduzione di circa 1,5 milioni di tonnellate di gas serra. Il Politecnico di Milano stima invece il contributo delle Comunità energetiche rispetto alla produzione da fotovoltaico fino al 2025 tra il 7,5% e il 15,5%.
Alberto Minazzi