La Commissione Europea chiede informazioni ad Amazon sull’acquisizone della società produttrice dell’elettrodomestico hi-tech che scatta foto e raccoglie dati
Sui social network si può trovare veramente di tutto. Le foto o video di bambini che giocano sul pavimento se non sono all’ordine del giorno, poco ci manca.
Forse meno comune è quella di una ragazza seduta sulla tavoletta del water, con i pantaloni abbassati.
Ma anche in questo caso, la “goliardata” può anche sorprendere relativamente.
Il discorso cambia, però, se a scattare le foto poi postate online è un elettrodomestico.
Perché, per quanto evoluta si sia l’informatica, qualche più che legittimo dubbio, soprattutto in termini di privacy, può sorgere se, a raccogliere gli scatti pubblicati su Facebook e altri social network è un aspirapolvere digitale.
E attenzione: non si tratta di una vicenda immaginaria sui potenziali rischi legati alle nuove tecnologie.
Il caso del bambino e della ragazza immortalati nell’intimità dall’aspirapolvere robot si è realmente verificato, ancora nell’autunno 2020, in Venezuela.
La Commissione Europea ha dunque deciso di muoversi, richiedendo informazioni ad Amazon.
La società produttrice dell’aspirapolvere, chiamato Roomba, lo scorso agosto è stata infatti acquistata dal colosso dell’e-commerce a un prezzo tutt’altro che irrisorio: 1,7 miliardi di dollari.
Le domande dell’Europa ad Amazon
L’Unione Europea, come rivela il quotidiano inglese Financial Times, vuole insomma vederci chiaro sull’operazione commerciale di acquisizione da parte di Amazon, a cui ha inviato una serie di richieste di spiegazioni.
In particolare, si vuol capire come si possa inserire la produzione di un aspirapolvere intelligente nella strategia commerciale dell’azienda di Jeff Bezos.
In ballo, infatti, ci sarebbero delicate questioni di privacy legate ai dati personali di tutti noi.
Spostandosi autonomamente all’interno delle nostre case, l’elettrodomestico è in grado non solo di ricostruire la mappa dei locali, scattando una serie di fotografie, ma, insieme ai rifiuti, raccoglie anche i dati e le informazioni che si possono ricollegare agli stessi, consentendo di dedurne alcune caratteristiche di chi vive nell’abitazione o chi lavora nell’ufficio.
Tutto il materiale raccolto può quindi essere spedito via internet: al proprietario, innanzitutto, ma potenzialmente non solo. In tal modo, è possibile così utilizzare i dati per le ormai sempre più fondamentali profilazioni dei clienti.
Amazon, del resto, già è in possesso di un identikit di chiunque utilizza la piattaforma per effettuare acquisti, basato non solo sui dati forniti direttamente, ma anche, per esempio, da quelli derivanti dall’utilizzo di assistenti vocali.
Elettrodomestici intelligenti e privacy
La linea difensiva di Amazon a tutela del proprio prodotto si legherebbe in primis al fatto che Roomba non è l’unico elettrodomestico di questo tipo disponibile sul mercato e che, in ogni caso, la riservatezza dei dati raccolti sarebbe garantita.
Cosa che, evidentemente, non è però avvenuta nel già citato caso venezuelano, riportato a dicembre dalla Mit Technology Review.
Proprio in seguito alla pubblicazione della notizia, iRobot, azienda leader nel mondo nella produzione di aspirapolvere intelligenti, ha dichiarato alla stessa rivista che si trattava di “speciali robot di sviluppo con modifiche hardware e software che non sono e non sono mai state presenti nei prodotti di consumo destinati all’acquisto”.
Questi erano stati cioè concessi in prova a volontari, sulla base di specifici contratti che indicavano agli stessi utilizzatori di rimuovere dagli spazi di azione dei robot tutto ciò che ritenevano “sensibile”.
A determinare la violazione, con la condivisione delle foto su alcuni gruppi privati del social network, sarebbero quindi stati i dipendenti della start-up di intelligenza digitale, su propria iniziativa, e non un baco digitale o un hacker. Amazon, al riguardo, ha comunque aggiunto che la iRobot ha già operato una stretta sulle aziende partner che le forniscono i servizi di gestione delle immagini.
Alberto Minazzi