Un piano da 20 milioni di euro, a beneficio soprattutto dei piccoli comuni
Da un lato c’è l’Italia che restituisce una storia ai suoi cittadini sparsi per il mondo, dall’altro si vuole dare una nuova vita a tutti quei piccoli incantevoli borghi distribuiti sul territorio nazionale, un tempo luoghi di partenza e di abbandono, che possono oggi essere riscoperti e valorizzati.
La nuova scommessa turistica del nostro Paese è il Turismo delle Radici. Ovvero un’offerta che mette assieme beni e servizi del terzo settore quali enogastronomia, visite guidate, alloggi con la conoscenza della storia familiare e della cultura d’origine degli italiani residenti all’estero e degli italo-discendenti, stimati rispettivamente in circa 5 e 80 milioni di persone.
Una strategia integrata per la ripresa del turismo e la valorizzazione dei Comuni sotto i 5 mila abitanti
I “turisti delle radici” sono turisti particolari. Raggiungono il loro Paese d’origine con l’intento di conoscere il territorio di appartenenza dei loro antenati, la sua cultura e tradizioni e di stringere una connessione con questo luogo per sentirsi a casa propria.
E’ proprio a loro che si rivolge il Progetto inserito nel PNRR (Piano Nazionale Ripresa e Resilienza) “Turismo delle Radici: una strategia integrata per la ripresa del settore del turismo nell’Italia post Covid-19”, presentato al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale (MAE Farnesina).
Il piano, che conta su un budget di 20 milioni di euro, è in particolare destinato ai piccoli Comuni sul territorio nazionale che contano meno di cinquemila abitanti. Le iniziative che il Progetto metterà in pratica hanno dunque l’obiettivo di valorizzare i piccoli borghi e le zone rurali d’Italia attraverso azioni ispirate all’ecosostenibilità e alla digitalizzazione. Queste riguarderanno la ristrutturazione e il recupero di abitazioni e infrastrutture in disuso favorendo i fornitori di servizi e prodotti locali.
Un viaggio nel tempo alla scoperta delle proprie origini
Il Progetto si articola in 8 step. A partire dalla selezione e formazione degli operatori turistici sul territorio italiano. I passaggi successivi prevedono la digitalizzazione dei documenti contenuti negli archivi degli uffici di Stato Civile e anagrafe per facilitare le ricerche storico-familiari del “turista delle radici”; la creazione di itinerari ad hoc a cui abbinare esperienze personalizzate , anche nel settore enogastronomico; la creazione di una rete dei musei dell’emigrazione al fine di sistematizzare le attività dedicate all’approfondimento della storia locale, della lingua e della cultura italiana.
Il “Passaporto delle Radici Italiane” lontano dai flussi turistici tradizionali
Non manca nel Progetto la creazione di un “Passaporto delle Radici Italiane” che sia da incentivo per gli italo discendenti per i servizi turistici di cui fruiranno in Italia.
E ancora l’organizzazione di un evento di richiamo per individuare l’Anno delle Radici Italiane; una campagna di comunicazione e sensibilizzazione sul tema con l’ausilio di partner specializzati e il coinvolgimento di testimonial celebri rivolta alle comunità di italiani di nuova generazione e di oriundi italiani all’estero.
L’ultima fase del Progetto prevede la creazione di una rete con Università italiane per lo studio e il monitoraggio del Turismo delle Radici anche attraverso la creazione di una specifica piattaforma informatica e l’assegnazione di borse di studio a giovani ricercatori.
Il “Turismo delle Radici” si avvale di canali innovativi. La diffusione capillare delle informazioni e la ricerca dei documenti sulla storia familiare passerà infatti dai siti web e sarà supportata dagli amministratori dei piccoli borghi, i proprietari delle strutture ricettive e quanti coinvolti nell’iniziativa che potranno utilizzare i social network per aggiornare il “turista delle radici” che diventa “ambasciatore” dei territori che custodiscono la sua storia familiare.
Il tutto all’insegna dell’ecosostenibilità. Perché il Turismo delle Radici lascia indietro le mete interessate dai flussi turistici tradizionali valorizzando aree meno conosciute e meno sviluppate della Penisola che possono in questo modo colmare il loro divario di crescita economica nel rispetto della propria natura rurale.
Un segmento turistico dalle grandi potenzialità
Gli italo discendenti che vivono nel mondo, come sottolinea il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale (MAE Farnesina) generano un turismo sostenibile e una domanda internazionale che utilizza le infrastrutture tutto l’anno.
Sono persone che arrivano principalmente da Argentina, Brasile, Venezuela, Uruguay, Colombia, Paraguay, Cile, Stati Uniti, Canada, Sud Africa, Germania, Svizzera, Francia, Belgio, Regno Unito.
Enit, l’Agenzia Nazionale del Turismo, ha valutato che tra il 2010 e il 2019 siano stati più di 10 milioni i turisti accertati che dall’estero sono arrivati in Italia alla scoperta delle loro radici. La stima della loro spesa è di più di 5 miliardi di Euro.
Silvia Bolognini