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Ateneo Veneto: piazza del pensiero e hub di cultura e scienza

Ateneo Veneto: piazza del pensiero e hub di cultura e scienza
Venezia, 05.3.2022. Ateneo Veneto. Inaugurazione 210° anno accademico

La presidente Antonella Magaraggia: «Stiamo investendo sui giovani. Vogliamo affiancare alla mission storica dell’Ateneo quella per farne un vero incubatore della conoscenza»

Incubatore per i saperi. Hub di cultura e scienza. Visione propositiva per il futuro.
Tutto questo è per Antonella Magaraggia il “suo” Ateneo Veneto.
Presidente da un anno, e in carica fino al 2025, di questa istituzione veneziana fondata nel 1812 e con un’emerita storia pluricentenaria, è la prima donna al vertice.
E la sua è una visione del Terzo Millennio. Declinata sull’innovazione e il mondo digitale; sulla ricerca e divulgazione scientifica e non solo umanistica; sui valori interpretati e di cui è protagonista la Generazione Z, i cosiddetti Zoomers.

Una città piena di Zoomers

E Venezia, sempre più avara in popolazione residente, paradossalmente è piena di Zoomers.
«È la realtà di questa città: forte vocazione turistica eppure una capitale della cultura anche con le sue università e quindi con gli studenti. Che rappresentano una popolazione effettiva sebbene considerata accessoria. Ma che può essere fonte di nuovo impulso per la città».
In che modo e quale vede essere il ruolo dell’Ateneo Veneto in questa prospettiva?
«Questa popolazione temporaneamente a Venezia se trovasse le condizioni favorevoli che si
chiamano soprattutto lavoro, residenzialità, servizi sociali, ha le potenzialità per diventare
strutturale e non più con un “contratto” a tempo determinato».

ateneo veneto
Antonella Magaraggia, prima donna a capo dell’Ateneo Veneto dopo più di due secoli

Il remote working per un’inversione a U rispetto allo spopolamento

Insomma, un investimento “a lungo termine”, in cui anche le realtà culturali potrebbero fare da catalizzatore e volano per attività innovative, potrebbe dare i suoi frutti.
«Noi, per esempio, stiamo occupandoci, anche con un incontro a breve, del “remote working”,
il lavoro da remoto: strumento capace di moltiplicare la popolazione perché permette di lavorare da Venezia, nel nostro caso, senza essere veneziano e ai veneziani di rimanere in città. Un’ inversione a U rispetto allo spopolamento. Pensi ai benefici e al valore aggiunto per Venezia arricchita da un nuovo inurbamento. E questa è cultura, cultura digitale del XXI secolo».

L’Ateneo Veneto: piazza del pensiero della città

Una cultura che vuole intrecciarsi con le problematiche tipiche di Venezia e il suo essere ora
capitale mondiale della sostenibilità.
«L’Ateneo Veneto è e vuole continuare ad essere vera agorà cittadina dove si discute di cultura, alta cultura, scienza ma anche di problemi della città. La storia di questa istituzione, la sua stessa ubicazione (in pieno centro, a lato del Gran Teatro la Fenice, ndr) ne fanno una vera piazza del pensiero della città e per la città. Con un avvertenza».
Quale?
«Deve essere garantito il contraddittorio. La mia lunga esperienza di giudice m’insegna il valore di questa funzione. Vogliamo che anche i problemi più delicati o controversi vedano confrontarsi tutti i punti di vista. L’Ateneo non è di parte. Qui si fa e si divulga cultura, anche scientifica, ma da sempre, e il mio mandato rimane su questo solco storico, non è un’istituzione partigiana. La città per questo ama ed è legata all’Ateneo Veneto, una realtà che premia la competenza».

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L’investimento sui giovani e una nuova mission accanto a quella storica: diventare un incubatore della conoscenza

Eppure queste competenze e i meriti che ne derivano, fattore distintivo per entrare fra i soci dell’Ateneo, confliggono proprio con il ponte gettato verso le giovani generazioni, ovvero con la volontà di svecchiare questa istituzione.
Competenze e meriti gli Zoomers hanno appena iniziato a costruirseli.
Magaraggia su questo fronte si muove con coraggio e forse con un’inedita audacia proprio per
assicurare all’Ateneo un percorso che qualifichi e valorizzi questo “cambio generazionale”.
Non è solo questione di sigle: dai Baby boomers ai Millennials alla Gen Z, per non andare troppo indietro. O avanti.
«Stiamo investendo sulle nuove potenzialità espresse dai giovani di oggi. Forse è una scommessa che può non dare gli esiti che vorremmo. Certamente è una sfida, se non altro perché linguaggi e alfabetizzazione digitale dei giovani sono completamente diversi e avanzati rispetto a noi. Quindi, ricerca di argomenti e materie per loro interessanti nei nostri programmi e fare in modo che siano loro i protagonisti. È nostra aspirazione e si è intrapresa la strada per affiancare alla mission storica dell’Ateneo quella per farne un vero incubatore della conoscenza. Devo dire che un importante contributo in tal senso viene dai nostri soci».

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Magaraggia: “Serve una visione proattiva”

Con una particolarità che contraddistingue l’Ateneo Veneto nel panorama delle istituzioni culturali
cittadine: tutta l’offerta è gratuita.
Tra le mura della ex Scuola dei picai (il palazzo sede dell’Ateneo a San Fantin) questa è una precisa scelta che ancora oggi viene difesa.
«Siamo molto fieri e convinti di questa caratteristica, ma vorremmo che le istituzioni, in questa caso di governo a tutti i livelli, capissero e contribuissero con lungimiranza a questo nostro impegno che oltre ai soci vede in prima linea anche gli “amici dell’Ateneo”, una questione di responsabilità».
Tanta cultura, tanta scienza, pochi finanziamenti e i talenti che se ne vanno, non solo da Venezia ma
dall’Italia, eppure voi potreste divenire un vero hub delle eccellenze.
«Un problema concreto e non marginale – ammette Antonella Magaraggia -.Chiaro che la soluzione non spetta a noi, tuttavia abbiamo aperto un dibattito su questo fenomeno e infatti è nel nostro programma per esempio con “pacchetti culturali” realizzati con la Regione del Veneto realizzati per i nostri connazionali all’estero, anche di seconda o terza generazione. Da questi confronti possono emergere idee e proposte. Compito di altri soggetti attuarle. Però insisto, la sfida sarà vinta solo se tutti gli attori avranno una visione proattiva».

Agostino Buda

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