In vigore dal 5 febbraio lo stop alle importazioni di prodotti raffinati introdotto dall’Unione Europea
Per ora, ancora non si è visto il temuto effetto sui prezzi alla pompa derivante dal nuovo embargo introdotto dall’Unione Europea sulle importazioni di prodotti petroliferi raffinati provenienti dalla Russia, che si aggiunge a quello in vigore da due mesi sul greggio.
Anzi, all’ultima rilevazione dell’Osservatorio prezzi del Mise, effettuata alle 8 di mattina di domenica 5 febbraio, data dell’entrata in vigore della misura di stop, il prezzo della benzina è sceso di 5 millesimi (ora è a 1,874 euro al self service) e quello del diesel di 18 (1,914 al litro).
Per quanto sia già in atto una strategia per differenziare la provenienza dei flussi, il rischio che dietro l’angolo possa esserci una nuova impennata dei costi del rifornimento, specie per il gasolio, è però reale. Anche perché il Governo ha escluso per ora un nuovo taglio delle accise e mancano ancora provvedimenti concreti sulla stessa accisa mobile.
L’embargo determina l’allarme
A spingere alla preoccupazione concorrono diversi motivi. La considerazione di partenza, che spiega perché a rincarare potrebbe essere soprattutto il diesel, è legata alla considerazione che la metà del fabbisogno europeo di gasolio al momento è garantita dai flussi in arrivo da Mosca: ora mancheranno circa un milione di barili al giorno. E lo scorso anno, come ricorda Assoutenti, in Italia sono stati consumati 28.526 miliardi di litri di diesel e 10.384 di benzina.
L’Unione Europea ha già dimezzato le forniture dalla Russia e iniziato ad aumentare i rifornimenti di gasolio provenienti in particolare da Stati Uniti e Cina. Tant’è che i Paesi asiatici hanno progettato la creazione di nuove raffinerie. Non si può però escludere che le scorte europee, ora piene a livelli mai toccati nell’ultimo anno, possano a un certo punto ridursi, al punto da determinare i rincari dei prezzi alla pompa. E, in ogni caso, più lontani sono i Paesi, maggiori sono i costi di trasporto.
Tra speculazioni e extra-profitti
In Italia, la situazione sulla disponibilità dei carburanti al momento è ancora tranquilla, anche perché lo stop al gasolio russo è in vigore ormai già da qualche mese. Questo, però, non esclude che si possano produrre anche nel nostro Paese, oltre a possibili speculazioni, anche rincari legati a eventuali carenze di gasolio in altri Paesi, che si potrebbero dunque rivolgere alle nostre raffinerie per procurarsi i prodotti petroliferi, aumentando la domanda complessiva.
Il futuro nuovo superamento della soglia dei 2 euro, in ogni caso, è uno scenario che viene dato abbastanza per scontato. Da fine 2022, sottolinea l’Unione nazionale consumatori, un litro di benzina è rincarato del 13,8%, uno di diesel del 12%.
Assoutenti, oltre a sottolineare che su alcune tratte autostradali, il gasolio servito è già a 2,5 euro, ha presentato uno studio relativo agli extra profitti di compagnie petrolifere e altri operatori del settore. Lo scorso anno, l’entità di questi flussi economici supplementari è stata in Italia di 9,39 miliardi, di cui 7,417 sul gasolio.
Alberto Minazzi