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Polmone dal padre al figlio: primo trapianto da vivente in Italia

Polmone dal padre al figlio: primo trapianto da vivente in Italia

Riuscito l’intervento, estremamente complesso e durato 11 ore, all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo

È un successo per la scienza, ma prima ancora un esempio del grandissimo amore di un padre verso suo figlio.
All’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, le équipe guidate da Michele Colledan, direttore del Dipartimento di insufficienza d’organo e trapianti e dell’Unità di chirurgia generale 3 – trapianti addominali della struttura lombarda, sono riuscite nella complessa operazione di trapianto di polmone da vivente per salvare la vita di un bambino di 5 anni.
L’intervento, il primo del genere effettuato in Italia e uno dei pochi fin qui eseguiti in tutto il mondo, è durato 11 ore ed è tecnicamente riuscito.
Papà e figlio sono ora ricoverati con prognosi riservata, ma i medici sono fiduciosi sull’esito positivo del decorso post operatorio.

polmone

La storia: l’anemia mediterranea

Il bambino sottoposto a intervento, riguardo al quale è stata rivelata solo la provenienza da una regione diversa dalla Lombardia, fin dalla nascita è affetto da anemia mediterranea. Si tratta di una malattia ereditaria del sangue, all’interno del quale risultano ridotti i globuli rossi, con un’alterata produzione di almeno una delle catene proteiche dell’emoglobina, proteina che trasporta l’ossigeno all’interno dell’organismo.
La grave patologia fino a 30 anni fa concedeva un’aspettativa di vita di appena 25 anni: periodo che in molti casi ora è quantomeno raddoppiato, anche se la terapia necessita di continue trasfusioni di sangue.
Nel caso specifico, si era reso necessario un trapianto di midollo, anche in questo caso donato dal padre. Intervento effettuato in un altro ospedale, ma dal quale era derivata una grave complicanza di rigetto: lo sviluppo della malattia da trapianto contro l’ospite.

Dai danni polmonari all’intervento

La reazione immunitaria dell’organismo del bambino gli aveva così causato un danno molto grave e irreversibile alla funzionalità polmonare, con la necessità di un nuovo trapianto. La proposta di donazione da vivente, che ha un rischio molto basso rispetto a quella da cadavere, è stata proposta alla famiglia dall’ospedale bergamasco, che vanta un’esperienza di oltre 40 anni nei trapianti.
E il papà si è reso nuovamente disponibile a farsi prelevare parte di un suo lobo polmonare da trapiantare al figlio.
Dopo la concessione di un’autorizzazione speciale da parte del Centro nazionale trapianti, la procedura chirurgica, guidata e coordinata dal dottor Colledan, che ha effettuato anche il trapianto sul bambino, ha quindi richiesto l’utilizzo di due sale chirurgiche e altrettante équipe, con decine di operatori al lavoro in parallelo per 11 ore.

Il trapianto di polmone da donatore vivente

L’intervento di trapianto di polmone donato da vivente è molto complesso e viene eseguito assai raramente, soprattutto in Europa, dove ne risulta per esempio uno effettuato in Germania nel 2012. Se qualche caso in più si è registrato in Giappone e in America settentrionale, la banca dati EuroTransplant, che mette in rete alcuni Paesi dell’Europa centrale, registra appena due casi negli ultimi dieci anni.
“L’estrema rarità di questi casi e i limiti tecnici del trapianto da vivente – spiega Michele Colledan – nel caso del polmone non lo rendono un’opzione terapeutica di facile applicazione. Per questo, diversamente da quanto succede per altri organi, non viene abitualmente considerata un’opzione alla portata di tutti, in grado di contribuire efficacemente all’abbattimento delle liste d’attesa”.

Alberto Minazzi

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Tag:  trapianto

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