Continuano i controlli negli aeroporti italiani, mentre l’Ecdc rassicura: “Le varianti sono le stesse già presenti in Europa”
Il timore per una possibile nuova ondata di Covid legata a quanto sta accadendo in Cina da circa un mese, da quando cioè il Paese orientale ha deciso di interrompere la strategia di gestione dei contagi fortemente restrittiva, sembra per fortuna aver iniziato la strada del ridimensionamento.
Lo dice, per quanto il dato dovrà essere confermato nei prossimi giorni, il deciso calo delle percentuali di positivi intercettati con i tamponi effettuati negli aeroporti di Milano e Roma, gli unici italiani in cui atterrano voli diretti dalla Cina. I controlli continuano intanto anche negli altri nostri aeroporti in cui i passeggeri cinesi arrivano dopo aver effettuato uno scalo, potendo contare sullo scambio internazionale di informazioni.
E lo conferma il fatto che, finora, in nessuno dei Paesi dell’Unione Europea si è finora registrato un incremento dei nuovi casi, né un’evoluzione della malattia verso forme più gravi. Anche perché i risultati dei primi sequenziamenti, confermati dall’European Centre for Disease prevention e Control (Ecdc), hanno mostrato che le varianti circolanti sono le stesse già presenti in Europa.
La strategia italiana
L’Italia è stato uno dei primi Paesi al mondo (e il primo europeo in assoluto), lo scorso 28 dicembre, a introdurre con un’ordinanza del Ministero della Salute lo screening obbligatorio per i passeggeri dei voli provenienti dalla Cina. Un controllo che, sempre per effetto dell’ordinanza, è comunque preceduto da un filtro “a monte”, vista la richiesta di presentazione di un test negativo al momento dell’imbarco in un aereo diretto verso l’Italia da uno scalo cinese.
Il meccanismo, pur contestato dalle autorità di Pechino, sta dando i suoi frutti.
Da quando ci sono i test, arrivano meno positivi
A Malpensa, dove, sia pur in forma volontaria, i tamponi erano partiti addirittura il 26 dicembre, “ora troviamo il 20% dei positivi rispetto al 50% dell’inizio del programma di screening”, sottolinea l’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Guido Bertolaso, in una dichiarazione riportata dal Corriere della Sera.
Infatti, 64 dei 79 passeggeri sottoposti a controllo il 2 gennaio nell’aeroporto milanese sono risultati negativi. Addirittura, nel volo su Roma di lunedì, nessuno dei 12 test è risultato positivo ai controlli effettuati dal personale dell’Istituto Spallanzani con macchinari di ultima generazione. Il trend viene confermato indirettamente, per esempio, dai dati della Regione Veneto. Tra i residenti rientrati dalla Cina, i positivi segnalati alle rispettive Ulss sono stati 11 il 28 dicembre, 3 il 29 e 1 solo il 2 gennaio.
Tutte sottovarianti di Omicron
Proprio il 2 gennaio, la Regione Lombardia ha fatto il punto sui risultati dei sequenziamenti effettuati sui campioni raccolti a Malpensa il 26 (62 positivi su 120 test) e il 29 (26 su 56) dicembre.
“Si tratta sempre di sottovarianti di Omicron”, ha dichiarato il presidente, Attilio Fontana, presentando quelle che ha definito “notizie rassicuranti”. Una considerazione legata al fatto che sono tutte varianti già presenti in Italia, ma anche al fatto che i voli di dicembre provenivano da Nanchino, Wenzhou e Tianjin, cioè tre zone differenti della Cina.
Tra le varianti individuate, inoltre, va detto che non compare la temuta ricombinante Gryphon, che appartiene sì alla famiglia di Omicron, ma è monitorata per la sua immunoevasività.
Ecdc: ” l’ondata di casi in Cina non influirà sulla situazione europea”
Le considerazioni trovano conferma in quanto comunicato nelle ultime ore anche dall’Ecdc: “Le varianti che circolano in Cina sono già in circolazione nell’Ue e, in quanto tali, non rappresentano un pericolo per la risposta immunitaria dei cittadini. Non si prevede che l’ondata di casi in Cina influirà sulla situazione epidemiologica del Covid-19 nell’Unione Europea e nello Spazio Economico Europeo”.
Nell’ultimo bollettino mensile dell’Istituto Superiore di Sanità, relativo al mese di dicembre, Gryphon, in Italia, è intanto stabile al 2% delle sequenze genomiche depositate dai laboratori regionali sulla piattaforma comune. Tornando alle sottovarianti identificate a Malpensa, l’agenzia di stampa Adnkronos riporta una prevalenza di BA.5.2, con sequenze anche di “Cerberus”, sottovariante di Omicron 5 più frequente nel nostro Paese e dominante in numerosi Stati dell’Unione Europea.
Alberto Minazzi