I cambiamenti climatici hanno ripercussioni dirette sulla nostra salute. Soprattutto nei giovani
Il mondo cambia, lo sappiamo tutti.
Ma quando il cambiamento non è voluto, quando si sente parlare sempre più di ghiacciai che si sciolgono, di mari che innalzano i loro livelli, di deforestazione, di surriscaldamento globale, di uragani e di eventi estremi, ogni sicurezza vacilla.
Nelle persone più sensibili e fragili, soprattutto in chi già soffre di alcune patologie psichiatriche, tutto questo diventa un incubo con il quale fare i conti ogni giorno.
Tanto da aver bisogno di parlarne con qualcuno che possa offrire un aiuto, dare un sostegno psicologico per affrontare paure concrete che si avvertono sempre più vicine a trasformarsi in realtà.
Non è teoria. E’ pratica. E’ ciò che succede sempre più, secondo quanto rivelato dagli addetti ai lavori, negli studi di psichiatri e psicologi, alle prese con pazienti sui quali i cambiamenti climatici hanno ripercussioni dirette riassunte nella classificazione dell’eco-ansia, che si manifesta con aumento della frequenza cardiaca, nervosismo, tremori, sudorazione aumentata, problemi digestivi, insonnia, ossessione.
Disturbi da stress e depressione che in alcuni casi danno vita anche a un senso di smarrimento della propria identità che va di pari passo con il senso di una perdita ambientale dei luoghi in cui si è nati e cresciuti: la solastalgia.
Il termine ‘è stato coniato dal filosofo australiano Glenn Albrecht, a dimostrazione del fatto che i problemi ecologici sono problemi globali anche a livello di impatto individuale.
Ciò che viene rilevato dagli studiosi è un senso di impotenza e di incertezza verso il futuro, soprattutto tra i giovani, che si impadronisce dei nostri pensieri fino a determinare comportamenti “deviati”, aumento di aggressività, abuso di alcol e droghe, nei casi peggiori tentativi di suicidio.