Gli animali abbattuti saranno sottoposti ad analisi igienico-sanitarie e in caso negativo si potranno mangiare
Questa volta il pericolo cinghiali nei centri urbani sembra destinato a finire.
Tra litigi in commissione Bilancio e polemiche del mondo animalista, è stato approvato l’emendamento finale alla manovra, a firma di Fratelli d’Italia, sugli abbattimenti di fauna selvatica. Il documento apre così alla possibilità di cacciare e abbattere i cinghiali anche in aree protette e in città per motivi di sicurezza stradale.
La misura approvata consente dunque di abbattere i cinghiali non solo nei centri urbani ma anche nei parchi naturali. E il cacciatore di città, a differenza di quello di campagna, non dovrà attendere l’apertura della stagione venatoria per agire.
Dunque potrà intervenire anche nelle zone vietate alla caccia, nei giorni di silenzio venatorio e nei periodi di divieto.
Il Comando unità per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare dei Carabinieri è preposto a coordinare le operazioni. Nell’ambito di queste potrà avvalersi dei cacciatori riconosciuti, delle guardie venatorie e degli agenti delle Polizie locali e provinciali munite di licenza.
Dalla cattura al piatto tra le polemiche
Quanto alle prede abbattute, dopo l’ok delle autorità sanitarie, sono destinate a finire sui nostri piatti, magari conquistandosi un posto d’onore in qualche menu di ristoranti stellati.
Certo è che l’approvazione dell’emendamento sta scatenando non poche polemiche, in primis tra le organizzazioni ambientaliste.
L’Oipa, Organizzazione internazionale protezione animali, ha già annunciato il ricorso alla Corte di Giustizia ambientale europea.
Da parte sua, il presidente degli Animalisti Italiani Walter Caporale dichiara che «La norma non riguarda solo i cinghiali ma consentirà l’abbattimento di specie protette dall’Unione Europea come lupi, volpi orsi e altri animali in totale violazione della direttiva Habitat e dell’articolo 9 della Costituzione». «Ricorrere alle doppiette dei cacciatori – ha inoltre sottolineato – per gestire il contenimento della fauna selvatica non risolve il problema. Tanto più che ampliando le concessioni ai cacciatori, si aumentano non solo l’inquinamento ambientale, ma anche i pericoli per l’incolumità pubblica».
De Carlo: «Un importante sostegno alla biodiversità»
Sull’argomento è intervenuto il presidente della Nona Commissione – Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare al Senato.
«L’emendamento per il contenimento della fauna selvatica – ha dichiarato Luca De Carlo – non è solo un segnale per la sicurezza dei cittadini considerato che ogni 41 ore i cinghiali in Italia provocano un incidente stradale. Si tratta anche di difesa dell’intero sistema agroalimentare che registra annualmente 200 milioni di euro di danni a causa loro».
Secondo De Carlo si tratta anche di un importante sostegno alla biodiversità, visto che l’incremento annuo degli esemplari di questa specie è stimato intorno al 200%. I dati Ispra evidenziano che in dieci anni il loro numero è passato da 500 mila esemplari a oltre un milione e le ultime stime parlano di poco meno di 2,5 milioni di cinghiali sul territorio nazionale.
Silvia Bolognini