Dagli inizi del 2000 farsi tatuare è diventato un fenomeno di massa. Tutuato il 55% dei trentenni
C’è chi se li fa per passione, perché ama vedere il proprio corpo scritto e disegnato. E chi, invece, per dare significato profondo a un preciso momento segnando la pelle con una data, un nome, un simbolo.
Se dagli anni ’70 in poi si tatuavano soprattutto punk, dark, goth, movimento femminista, comunità LGBTQ e cultori del New Age, al giorno d’oggi i tatuaggi sono entrati di prepotenza nel costume e nella moda. Basti pensare che negli Stati Uniti il 29% della popolazione maggiorenne ha almeno un tatuaggio.
Percentuale che sale al 55% nella fascia dei trentenni.
Da simbolo di ribellione a fenomeno di massa
I tatuaggi hanno origine antica.
Dal Paleolitico a oggi, il tattoo ha assunto forme e significati diversi.
Nel corso dei secoli le persone si sono tatuate per i motivi più vari a seconda di epoche, luoghi e contesti culturali: per far conoscere il proprio ceto sociale, prevenire e curare malattie, per devozione religiosa, per lasciare un segno visibile di un momento significativo della vita, o semplicemente per scelta estetica.
Sono storie sulla pelle.
Storie che nei secoli hanno contraddistinto appartenenze, condizioni sociali, gerarchie. Sono dei racconti, delle affermazioni di sé, di identità, un nuovo mezzo di comunicazione. Come sportivi e celebrità del mondo dello spettacolo, vistosamente tatuati, suggeriscono.
Che il tatuaggio, da simbolo di ribellione con significato di appartenenza a sottoculture ai margini, sia diventato un bene di consumo di massa lo rivela anche l’Istat che nel 2016 lo ha incluso nel paniere dei generi di consumo per il calcolo dell’inflazione.
Ulteriore testimonianza che la barriera della distinzione è caduta arriva anche dalla presenza a Sanremo, tre anni dopo del cantante Achille Lauro ipertatuato.
La situazione in Italia
Secondo un’indagine svolta dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) nel 2015 in Italia ci sono 6,9 milioni di persone tatuate, vale a dire il 12,8% della popolazione dai 12 anni in su che arriva al 13,2% se si considerano anche gli ex tatuati e al 29,9% per la fascia d’età compresa tra i 35 e 44 anni.
Dallo studio realizzato su un campione di 7.608 persone emerge che chi si tatua lo fa prevalentemente per una scelta edonistica: il tatuaggio come decorazione, ornamento e abbellimento del corpo.
Uno 0,5% si sottopone a tatuaggi con finalità mediche nel caso del complesso areola-capezzolo o quello endoscopico mentre il 3% per finalità estetiche, il cosiddetto trucco permanente. Per quanto riguarda la scelta di dove andare a farsi tatuare il 76,1% dei tatuati si è rivolto a un centro specializzato e il 9,1% a un centro estetico.
Il 13,4% lo ha fatto al di fuori dei centri autorizzati e ciò può costituire una fonte di rischio per la salute.
Dimmi dove fai il tatuaggio e ti dirò chi sei
I tatuaggi risultano più diffusi tra le donne con un 13,8% contro l’11,7% degli uomini. Il primo tatuaggio viene effettuato mediamente a 25 anni.
La fascia più rappresentativa è quella tra i 35 e 44 anni, 23,9%, con una prevalenza quasi doppia rispetto alla popolazione generale.
Tra i minorenni in fascia d’età 12-17 anni è del 7,7%.
Per quanto riguarda la parte del corpo da tatuare gli uomini preferiscono braccia, spalle e gambe; le donne soprattutto schiena, piedi e caviglie.
E la parte del corpo in cui si decide di farsi fare un tatuaggio può rivelare molto di noi. Lo dice una ricerca fatta sulla rivista britannica The Sun che ha riportato l’intervista di Amanda Pate, tatuatrice veterana rilasciata per il magazine Curious Mind. Secondo quanto rivelato, ad esempio, un tatuaggio sull’avanbraccio piuttosto che sulla parte superiore del braccio che può essere più facilmente nascosta ci dice che la persona è molto sicura di sé e ama essere al centro dell’attenzione.
Tatuarsi sulla parte anteriore del collo significa che la persona è aperta a tutti; dietro l’orecchio è invece sinonimo di spirito libero oltre che di un carattere estroverso e amante del divertimento; sulla schiena simboleggia le nostre fondamenta, la stabilità che abbiamo. Tatuarsi sul petto e in base alla dimensione del disegno rappresenta qualcosa di veramente importante per chi lo fa; sulla coscia ha di solito un valore sentimentale. I tatuaggi sul polso sono particolarmente tipici delle persone che soffrono di depressione; piedi e caviglie sono in genere i posti scelti da una persona timida che non vuole attirare molta attenzione su se stessa. Infine un tatuaggio sul torso indica coraggio, forza e resistenza al dolore poiché l’area della cassa toracica è particolarmente sensibile mentre farli sulle dita è sinonimo di audacia.
Silvia Bolognini