Il crollo, negli ultimi tre mesi dopo una crescita biennale costante
La tendenza era palese già qualche mese fa.
Ma è soprattutto ora che risulta evidente quanto la crisi energetica stia impattando sulle capacità di risparmio di famiglie e imprese italiane.
Se a luglio, infatti, nelle banche risultavano depositati 2097 miliardi di euro, a ottobre le riserve calcolate ammontavano a 2047 miliardi : ben 50 miliardi di euro in meno.
A renderlo noto è il Centro Studi di Uninpresa.
L’impatto della crisi energetica
“Fino a quel momento – si legge nel rapporto – da oltre due anni si era registrata una crescita costante: 1.823 miliardi a dicembre 2019, 1.956 miliardi a dicembre 2020, 2.050 miliardi a ottobre 2021, 2.075 miliardi a dicembre 2021. Una tendenza all’accumulo che è proseguita per tutto l’anno in corso, salvo invertire la rotta da agosto in poi”.
Nei soli ultimi tre mesi, dunque, si è registrata una diminuzione del 2,4%.
Ferrara: “Una situazione drammatica, urgente un piano straordinario di interventi”
“Quella che abbiamo sotto gli occhi è la fotografia di una situazione drammatica, che noi, purtroppo, avevamo prospettato da tempo – ha commentata la presidente di Uninpresa Giovanna Ferrara -. Stanno venendo meno le forze e la liquidità, sia per le famiglie sia per le imprese, specie quelle più piccole. I costi sono insostenibili, le bollette energetiche non più gestibili. Ecco perché, chi ha la possibilità, attinge alle proprie riserve. Al governo riconosciamo l’impresa di aver confezionato una legge di bilancio comunque positiva e in tempi brevissimi, tuttavia segnaliamo l’urgenza di avviare un piano straordinario di interventi pubblici e di sostegni a partire da gennaio”.
Il timore è anche che questo andamento possa determinare ulteriori problemi per il credito, che potrebbe esser legato a tassi di interesse superiori.
Le altre forme di risparmio
Se per i conti correnti la situazione ha riservato la rapida discesa di questi mesi per i risparmi, altre forme di deposito hanno avuto un andamento meno turbolento.
Secondo quanto riportato dal rapporto, “ i depositi con durata prestabilita avevano saldo a 216 miliardi alla fine del 2019, a 207 miliardi alla fine del 2020, a 188 miliardi a fine 2021 e a 175 miliardi nell’ottobre di quest’anno”
Il calo, dunque, è stato del 5,9% su base annuale fra luglio e ottobre e del 13% su base complessiva.
Sono cresciuti del 2,9% invce i depositi rimborsabili con preavviso (dai 306 miliardi del 2019 ai 319 del 2022).
“Per quanto riguarda i pronti contro termine – si legge infine nel rapporto – il saldo era 119 miliardi a dicembre 2019, a 87 miliardi a dicembre 2020, a 99 miliardi a ottobre 2021, a 92 miliardi a dicembre 2021, a 106 miliardi a luglio 2022 e a 101 miliardi a ottobre scorso; è un calo di 5 miliardi (-4,7%) la variazione tra luglio e ottobre, su base annuale, invece, c’è una la crescita è di 2 miliardi (+2,0%); complessivamente, nel periodo osservato si è registrato un calo di 27 miliardi (-22,7%)”.