In Groenlandia, due milioni di anni fa, c’erano vegetazione lussureggiante e animali oggi estinti.
Piante, pesci, insetti, conigli, anatre, diverse tipologie di roditori, lepri, alcune renne, pulci, limuli (artropodi chelicerati dall’aspetto corazzato strettamente imparentati con ragni, zecche e scorpioni, ndr), plankton marino. E addirittura antichi mastodonti, un mammifero dell’era glaciale simile a un elefante.
Era questa la vita nella punta settentrionale della Groenlandia ben due milioni di anni fa.
A rivelarlo sono i campioni di Dna più antichi al mondo scoperti in quell’area da un gruppo di scienziati danesi che hanno dato avvio a una ricerca rivoluzionaria, perché potrebbe fornire indicazioni su come l’ecosistema locale sia stato in grado di adattarsi ai cambiamenti climatici negli ultimi due milioni di anni e su come le attuali specie potrebbero farlo ora che la temperatura aumenta ancora più rapidamente.
Dal Dna più antico al mondo preziose informazioni sul riscaldamento globale
Il materiale genetico, 41 campioni di Dna, è stato raccolto da antichi sedimenti in un’area che un tempo registrava un clima molto più caldo rispetto al deserto ghiacciato che è attualmente e che ha permesso a un ricco ecosistema di flora e fauna di prosperare.
Un clima simile a quello che ci aspettiamo sulla Terra nei prossimi anni a causa del riscaldamento globale.
I risultati dello studio, secondo gli scienziati, forniranno interessanti spunti e dati per capire come la natura possa rispondere all’aumento delle temperature.
Grazie ai campioni reperiti e analizzati sarà infatti possibile ricostruire i flussi degli ecosistemi e delle specie animali e vegetali fino ad oggi.
Il Dna analizzato include frammenti di piante da fiore e alberi, specie che ormai non esistono nell’area da molto tempo. Lo stesso discorso vale per il Dna delle renne che, secondo i paleontologi non sarebbero dovute sopravvivere e nemmeno esistere in quel periodo storico. E’ stato possibile recuperare i campioni solo grazie alle temperature gelide e al fatto che nel corso del tempo si erano legati a argilla e quarzo rallentando la degradazione del Dna.
Dallo studio sul passato al futuro della Terra
Alcuni dei campioni analizzati dai ricercatori sono stati prelevati da un deposito di argilla e sabbia nascosto nella foce di un fiordo che si affaccia sull’Oceano Artico, nel punto più settentrionale della Groenlandia. All’epoca, le temperature in questa zona erano tra i 10 e i 17 gradi più elevate di quelle attuali.
Grazie alla moderna tecnologia, gli studiosi hanno potuto trarre importanti informazioni dai piccoli frammenti di argilla e quarzo lunghi pochi milionesimi di millimetro.
Ogni singolo Dna è stato confrontato con grandi banche dati contenenti le informazioni genetiche degli organismi di oggi.
Alcuni dei frammenti sono stati classificati facilmente in quanto antenati di specie tuttora esistenti, altri sono invece stati impossibili da collocare e appartengono dunque a organismi ormai estinti dei quali si conosce poco o nulla.
Tuttavia, le preziose informazioni rilevate da questo studio potrebbero aiutare ad affrontare le nuove sfide che i cambiamenti climatici ci vedranno costretti ad affrontare.
Il team di scienziati sta intanto continuando a mappare il Dna di microrganismi come funghi e batteri ritrovato accanto a quello di piante e animali, come pure sarà interessante capire come le piante si siano adattate alle alte temperature di allora per trasferire le informazioni a quelle moderne.
Silvia Bolognini