Ogni minuto, sui fiumi, si riversa l’equivalente di un tir pieno di plastica.
Che si può spostare con l’utilizzo di una ruota…
“Più che un’invenzione, River Cleaning è guardare la natura con occhi diversi. Penso a quando era piccolo e mio nonno tagliava l’erba nei campi; poi usava il ragnatore meccanico per raccogliere il fieno, spostandolo e imballandolo da una fila all’altra. Da qui, l’utilizzo di una ruota per spostare i rifiuti sull’acqua, usandola come un ingranaggio”.
Se dovessimo provare a definire la genialità, potremmo provare ad appellarci all’intuizione, all’esperienza e alla semplicità, tanto banale quanto folgorante.
Tutte caratteristiche che rientrano nel caso di River Cleaning.
Nomen omen, il nome dell’invenzione racconta già la sua funzione: pulire i fiumi dai rifiuti, e nello specifico, dalla plastica.
È il metodo a essere unico e rivoluzionario: River Cleaning è composto da ruote-ingranaggio, galleggianti sull’acqua, che, con la spinta della corrente, ruotano seguendo una linea diagonale, e trasportano i rifiuti su una zona di raccolta. Percentuale di raccolta: il 95% dei rifiuti plastici presenti nel corso d’acqua.
Un sistema ecologico e autosostenibile: ruota grazie all’energia del fiume
Ironia della sorte, a innovare questo sistema di raccolta fluviale è un imprenditore vicentino con trent’anni anni di esperienza negli stampi di materiale plastico per il settore automobilistico. Da produttore a riciclatore, Vanni Covolo ha deciso, nel 2019, di orientare la sua azienda in una nuova startup, diventando amministratore delegato di River Cleaning e impegnando tutte le sue energie allo sviluppo di questo rivoluzionario strumento, che potrebbe portare a una svolta nella pulizia dei fiumi del pianeta, e conseguentemente dei mari.
“River Cleaning è totalmente ecologico e autosostenibile – spiega Vanni Covolo – dato che ruota grazie all’energia del fiume stesso e, soprattutto, ferma solo i rifiuti, lasciando che la flora e la fauna, nonché le imbarcazioni, possano passarvi attraverso senza alcun impedimento. Ciò non sarebbe possibile con delle normali reti”.
Ciò è consentito, infatti, dal semplice galleggiamento delle boe rotanti, collegate tra loro da un’asta diagonale posta sotto la superficie dell’acqua.
“Da due anni – continuo il signor Covolo – abbiamo un sistema River Cleaning funzionante a Rosà, in provincia di Vicenza, e siamo riusciti a testarlo sul Naviglio della Martesana, a Milano”. Dopo un anno di test e studi, con la collaborazione tra gli altri dell’università di Palermo, River Cleaning si prepara ad espandersi. L’obiettivo ora è di trovare partner economici che possano aiutarlo a crescere e a espandersi nei fiumi del mondo, contribuendo in maniera decisiva alla loro pulizia.
La quantità di plastica che si trova negli oceani, a oggi, ammonta a circa 130 milioni di tonnellate. Ogni minuto viene riversato in acqua l’equivalente di un tir.
Nel solo bacino del Mediterraneo si sono stimate circa 520.000 tonnellate di materiale plastico inquinante.
“Il problema, quando la plastica arriva nell’acqua salata – osserva Vanni Covolo – è l’assorbimento del sale. Questo fa sì che il rifiuto si appesantisca, inabissandosi. Grazie a River Cleaning possiamo prevenire la distruzione dei fondali marini e incrementare il riciclo. A oggi – continua – si ricicla solo il 15/20% della plastica recuperata; il restante ha già perso le sue proprietà materiali. Al tempo stesso, l’80% del petrolio greggio viene trasformato in plastica. Aumentando il riciclo sulle acque dolci possiamo incrementare drasticamente il recupero e il riciclo dei rifiuti”.
Nuove frontiere per la pulizia dei fiumi
I test di River Cleaning si sono orientati anche verso le sostanze oleose rilasciate nei fiumi: dapprima con un sistema di assorbimento, poi con uno di ‘aspirazione’, dove il liquido viene ‘catturato’ dalle boe e incanalato verso un punto di raccolta. Anche questo sistema è in fase di sviluppo.
Un giorno, forse, potrà essere usato anche in mare aperto, qualora si presentassero delle emergenze importanti (nel caso di petroliere incagliate, per esempio) sfruttando l’energia delle onde ma, “per il momento -conclude Vanni Covolo- siamo concentrati alla risoluzione dei problemi fluviali”.
Damiano Martin