L’hanno chiamata la città infinita. Il nostro territorio è un’unica distesa di centri abitati, zone industriali e campagna urbanizzata. Per capirlo non serve un satellite, basta guardare dal finestrino del treno che da Venezia porta a Padova, o a Treviso. Un territorio a cui i tradizionali confini amministrativi stanno stretti. L’occasione di ripensarli viene dal taglio delle Province deciso dal governo. Che conferma la trasformazione di Venezia in città metropolitana, già stabilita da tempo. Ma rappresenta anche per Padova e Treviso un’opportunità: anziché unirsi tra loro, come previsto nella cartina del Ministro Cancellieri, formare insieme a Venezia un unico grande soggetto. «Se ne parla da molti anni, almeno trenta», dice il sindaco di Padova Flavio Zanonato, «ed è nella logica delle cose». La città del Santo è stata pronta ad aderire: il 19 novembre il consiglio comunale ha approvato una delibera con cui chiede di entrare a far parte della Città metropolitana. Così Zanonato si è seduto, insieme al sindaco lagunare Giorgio Orsoni e agli altri primi cittadini della provincia di Venezia, al tavolo incaricato di scrivere lo statuto del nuovo ente. Chi rimane alla porta pur dimostrandosi interessato, per ora, è Treviso. «Io sono favorevole», dice il sindaco uscente Gianpaolo Gobbo. Ma all’interno della Lega Nord molti fanno resistenza e le imminenti elezioni amministrative in città non aiutano a rasserenare il clima.
PaTreVe continuano a chiamarla alcuni giornali, giocando sulle iniziali dei tre capoluoghi. Ma un’ipotesi più suggestiva, specie per l’appeal e la riconoscibilità internazionale oltre che per la forza del “brand”, sarebbe quella di conservare il nome Città metropolitana di Venezia. Chiaro che la città metropolitana necessita di una condivisione “dal basso”. Deve nascere insomma prima di tutto dalla partecipazione dei cittadini, senza i quali nessuna città è possibile.
Secondo Orsoni si tratta di un’occasione da non perdere: «Per la prima volta potremmo dare un governo coordinato ad un territorio che ha già caratteristiche comuni e forti relazioni interne». Uno dei più ricchi d’Italia, unito varrebbe 70 miliardi di euro di Pil ogni anno. Il mondo imprenditoriale, nelle tre province, sostiene il progetto, pensando alle sinergie che renderebbe possibili. «Ad esempio nella logistica», spiega il sindaco di Padova Zanonato. «Si potrebbe lavorare ad un’interazione funzionale tra il porto di Venezia e l’interporto di Padova. O nel turismo: la laguna attira più visitatori di quanti ne riesca ad ospitare. Si potrebbero sfruttare meglio le strutture ricettive dell’entroterra». Non a caso i comuni di Abano e Montegrotto Terme sono stati tra i primi del Padovano ad aderire. Un punto che anche Gianpaolo Gobbo sottolinea: «Il turismo rappresenta la prima industria del Veneto. Ma tra i vari centri, come Venezia, Padova e Cortina, bisogna creare una rete».
Il sindaco di Treviso spiega che la sua città ha già molti legami con le due vicine, per esempio in campo universitario, con le sedi staccate, in riva al Sile, di Ca’ Foscari, dello Iuav e dell’ateneo di Padova. E aggiunge che dall’unione amministrativa verrebbero risparmi e vantaggi per tutti i cittadini: «Penso a una multiutility comune alle tre città che si occupi della gestione dei rifiuti o dell’energia in tutto il territorio». E poi c’è il tema dei trasporti: «Oltre all’asse Ovest-Est, costituito dall’A4, potremmo potenziare quello Nord- Sud, da Venezia a Treviso, fino a Belluno e poi verso la Germania», dove molte aziende venete esportano i loro prodotti. Mentre Zanonato sottolinea i potenziali vantaggi per i privati: «I padovani prendono l’aereo a Tessera, ma in questo momento non c’è nessun mezzo pubblico che colleghi l’aeroporto alla città. Abbiamo bisogno di un sistema integrato dei trasporti».
Il messaggio è che un territorio così complesso e denso di popolazione, quasi 2,6 milioni di abitanti, abbia bisogno di un governo forte. «Si tratterebbe di un ente di secondo livello – continua Orsoni – con un consiglio composto da rappresentanti dei comuni dell’area, in modo da trasmettere le istanze locali». All’inizio i vertici della Città metropolitana dovrebbero essere scelti dalle amministrazioni dei comuni aderenti. Ma in prospettiva Zanonato si dice favorevole ad un’elezione diretta da parte dei cittadini. Di certo, per essere efficace, la città metropolitana dovrebbe superare campanilismi e logiche spartitorie. Da qui l’importanza dello statuto, che verrà completato nelle prossime settimane. Mentre a Roma si lavora per modificare il decreto sul riordino delle Province, ora in discussione in Parlamento: «Penso che il governo accetterà di inserire Padova nella città metropolitana», dice Zanonato. «È suo interesse incoraggiare accorpamenti di questo tipo». Se sarà davvero così, e se anche Treviso ne farà parte, lo si capirà nei prossimi giorni. Il governatore della Regione Luca Zaia ha chiesto al governo più tempo per approfondire la questione. Ma per il sindaco di Padova non è il momento di temporeggiare: «Il treno sta passando, non si può farlo scappare».
DI FILIPPO SANTELLI
Sistema urbano +
UN TRENO DA NON PERDERE
8 Dicembre 2012