Le risorse a disposizione sono passate da 74,5 milioni dal 2021 a 105,7. Crescono del 39% gli scambi con l’estero
Lo scelgono per imparare una lingua straniera, per arricchire il proprio curriculum, per condividere un periodo di vita importante con persone di culture diverse. Come pure per vivere fuori casa da soli per la prima volta.
Per i giovani, quella dell’Erasmus è sicuramente un’esperienza che lascia il segno. E il 2022 è l’anno della svolta per gli scambi di studio con l’estero finanziati da borse di studio.
Sono infatti tornati a crescere in modo sostenuto grazie all’aumento del 41% dei fondi a disposizione per la mobilità europea dell’istruzione superiore. Lo dicono i dati diffusi dall’Agenzia nazionale Erasmus+ Indire.
Più risorse per studiare all’estero, sempre più giovani in partenza dall’Italia
Quest’anno, la somma è arrivata a 105,7 milioni.
Nel 2023 è destinata a crescere ancora e si potrà contare su 110 milioni di euro.
Oltre all’incremento delle risorse per 263 istituti tra atenei, istituti tecnici superiori e politecnici, ha avuto un balzo in avanti anche il numero delle mobilità finanziate per studenti, docenti e staff che sono arrivate a 45.180 rispetto alle 33.116 del 2021.
Di queste, 40.163 riguardano solo gli studenti, che l’anno precedente erano 28.880.
30.988 si sono mossi per studio, gli altri, 9175, per tirocini. Questi ultimi sono aumentati del +38,5%. Nel 2021 erano 6.625.
Sono dunque sempre di più i giovani italiani che fanno le valigie e si muovono dall’Italia per vivere l’esperienza Erasmus.
Le regioni più coinvolte dalle partenze sono Lombardia, Lazio, Emilia Romagna, Veneto e Campania che si dividono il 56% del budget a disposizione.
I fondi distribuiti tra le Università, in controtendenza i progetti di cooperazione
Sono gli atenei di Bologna, Padova e Roma ad aver ottenuto più fondi, rispettivamente Alma Mater nel capoluogo emiliano 7,1 milioni, 5,1 in Veneto e 4,5 in Lazio alla Sapienza.
In ripresa anche la mobilità extra Ue, sospesa nel 2021 a causa della pandemia.
Il fondo di 20,2 milioni di euro, leggermente aumentato rispetto al 2020, ha finanziato 4.606 beneficiari tra studenti, professori e resto del personale. E diventa sempre più ricca la lista dei Paesi di provenienza e le mete di destinazione: dal Bhutan al Madagascar, dal Libano alla Mongolia, passando per l’Ucraina.
L’unico dato in controtendenza riguarda i progetti di cooperazione nell’ambito dell’istruzione superiore che risentono del taglio del budget del 42% che li ha fatti scendere da 41 a 25.
Il profilo dello studente italiano in Erasmus e le mete preferite
Il rapporto Indire ha tracciato anche il profilo dello studente italiano in Erasmus.
Chi sceglie l’Europa come destinazione ha un’età media di 23 anni, 25 se tirocinante e nel 59% dei casi è una studentessa.
La percentuale sale al 63% se lo scopo dello spostamento è uno stage in azienda.
Per quanto riguarda le mete preferite per motivi di studio, dopo l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, le destinazioni più gettonate sono Spagna, Francia, Germania e Portogallo dove si rimane, in media, sei mesi. Guardando alle caratteristiche di chi decide di venire a studiare o lavorare in Italia, dei 188 mila studenti che sono arrivati nel nostro Paese tra il 2014 e il 2020 – a fronte di 260 mila partenze di italiani – la maggior parte è rappresentata da spagnoli, tedeschi e francesi, seguiti da polacchi e turchi.
Silvia Bolognini