Il ministro Valditara anticipa le linee della riforma. In arrivo anche un tutor per gli studenti in difficoltà e un piano di orientamento per le famiglie
Avvicinare sempre più il mondo della scuola a quello dell’impresa, cercando al tempo stesso di essere più vicini a studenti e famiglie sia nel momento delle scelte che di fronte alle possibili difficoltà che si presentassero durante il cammino scolastico.
Sono questi i cardini su cui il nuovo ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, intende imperniare il piano di riforma della scuola, come ha dichiarato in un’intervista al quotidiano “La Repubblica”.
Mondo del lavoro e istituti tecnici e professionali
C’è un dato, relativo a come il mondo produttivo fatichi a trovare nella formazione scolastica adeguate risposte alle sue necessità, che fa riflettere.
Secondo Unioncamere, sono ben 1,2 milioni i posti di lavoro che restano scoperti a causa della poca disponibilità sul mercato di figure professionali adeguate.
E sarebbero quasi la metà, esattamente il 45%, le imprese che faticano a trovare lavoratori forniti delle competenze richieste.
Non basta, insomma, che le nuove generazioni siano sempre meno restie, nella scelta degli indirizzi di studio per le scuole secondarie di secondo grado, a orientarsi su istituti tecnici e professionali. Anche se i licei, con il 56,6% del totale, restano oltre la metà, la forbice si sta via via riducendo.
Come riportano i più recenti dati del Miur, gli istituti professionali sono stati scelti nell’anno scolastico 2022/23 dal 12,7% degli studenti, rispetto all’11,9% del 2021/22.
Ancor più elevata, e pari al 30,7% (in crescita dal 30,3% dell’anno precedente), è la quota di chi invece ha puntato su un istituto tecnico.
Si tratta di un dato superiore anche al 26% (in calo dal 26,9%) dei licei scientifici. Ed è trainato in particolare dal settore tecnologico (20,4%, +0,1%), con quello tecnico-economico arrivato al 10,3% (+0,3%).
L’importanza della formazione tecnico-professionale nelle parole del ministro
“L’istruzione tecnica e professionale – ha dichiarato Valditara – deve offrire profili che corrispondano sempre più alle propensioni dei ragazzi e alle richieste delle imprese. Gli istituti tecnici e professionali non devono essere brutte copie del liceo”.
Occorre, dunque una riforma che consenta a questi istituti in primo luogo di poter contare su una adeguata dotazione di strutture, come laboratori al passo con i tempi.
L’attenzione alle realtà produttive, nelle parole del ministro, passa anche attraverso “la possibilità per i presidi di chiamare anche professionisti del mondo dell’impresa”. “Penso – prosegue il titolare dell’Istruzione – a una filiera che colleghi formazione tecnico professionale e gli Its, un canale che l’Europa ci chiede di costruire, parificato al sistema universitario”.
Che si tratti di liceo o di altro istituto, l’obiettivo della riforma è dunque quello di far sì che qualunque tipo di scuola possa offrire ai giovani una carriera di studio importante. “La scuola – conclude Valditara – deve formare innanzitutto la persona e consentire a ogni studente di realizzarsi nella vita. Il lavoro è un mezzo per la formazione della persona. I bravi professori formati adeguatamente sanno fare in modo che il ragazzo sia valorizzato quando non ha la capacità di un ragionamento astratto, ma una grande intelligenza concreta”.
Orientamento e docente tutor
In questa prospettiva diventa sempre più fondamentale che la scelta del tipo di percorso scolastico superiore sia effettuata con sempre maggior consapevolezza da ragazzi e famiglie.
“I genitori – ammonisce il ministro – devono sapere che chi va al liceo e poi non finisce l’università avrà potenzialità occupazionali e retributive inferiori a chi esce da un tecnico e professionale”. Gli stessi docenti saranno così chiamati a diventare “consiglieri delle famiglie” anche nella fase dell’orientamento.
Si punta così a costituire “una piattaforma nazionale per orientare le famiglie e gli studenti”.
Valditara ha annunciato che presto scriverà a chi ha figli in terza media “per non bruciare possibilità di successo lavorativo dei figli. Darò loro informazioni concrete sui fabbisogni del territorio in cui vivono, sulle prospettive occupazionali e retributive che ogni indirizzo scolastico offre”.
E, iniziato il percorso di formazione, una volta “fissate le competenze minime”, spetterà nuovamente agli insegnanti “tirare fuori il meglio da ogni studente”, perché “la loro realizzazione nella vita dipende dalla valorizzazione dei loro talenti”. La didattica, in altre parole, va personalizzata: valorizzando i più bravi da un lato e accompagnando chi è in difficoltà, attraverso l’introduzione, in ogni istituto, delle figure dei “docenti tutor”.
Un compito, per il ministro, di cui dovrà farsi carico direttamente lo Stato, per evitare discriminazioni legate alle singole situazioni economiche.
Alberto Minazzi