Operazione in tutta Italia: trovate irregolarità in circa il 30% delle 1.095 aziende ispezionate
È passato oltre un mese e mezzo dalla prima allerta-Listeria lanciata dal Ministero della Salute il 23 settembre, quando fu segnalato un aumento di casi di intossicazione da questo batterio legati al consumo di wurstel di pollo e tacchino consumati crudi. A metà ottobre, la stessa contaminazione fu riscontrata in un lotto di formaggio gorgonzola. Poi è stata la volta del prosciutto cotto e di altri alimenti.
Adesso, un’operazione condotta dal Comando per la Tutela della Salute dei Carabinieri, che hanno effettuato controlli in tutta Italia in collaborazione col Ministero, ha portato alla luce numerose irregolarità nei processi industriali di lavorazione e al sequestro di prodotti non a norma per complessive 14 tonnellate.
L’operazione Listeria
Il valore commerciale del cibo sequestrato ammonta a circa 327 mila euro, ma l’impatto economico è ancor più rilevante.
Sono infatti 23 le imprese produttive e commerciali, il cui valore totale supera i 7 milioni di euro, che sono state sottoposte a chiusura o a sospensione.
Le indagini dei Nas per verificare la corretta gestione dei processi produttivi per quanto riguarda la sicurezza e l’igiene, si sono concentrate in particolare su 1.095 aziende che si occupano di lavorazione e trasformazione di prodotti alimentari di origine animale.
Irregolarità nel 30% delle aziende controllate dai Nas
Sono emerse irregolarità in circa il 30% delle strutture (esattamente 335) sottoposte a controlli, con 310 operatori segnalati alle autorità giudiziarie e sanitarie.
Le violazioni penali e amministrative contestate hanno inoltre raggiunto un valore totale che supera i 365 mila euro.
Le violazioni contestate
A finire sotto la lente d’ingrandimento sono state principalmente le aziende in cui si lavorano alimenti che risultano più esposti al rischio di contaminazione da Listeria, come wurstel, altri insaccati a stagionatura breve e prodotti caseari a limitata maturazione.
Particolare attenzione è stata rivolta anche alle ditte di gastronomia con farcitura fresca, che confezionano in atmosfera controllata, ad esempio, panini e tramezzini forniti poi ai grandi supermercati e alle ditte che si occupano della gestione dei distributori automatici di alimenti.
Tra le situazioni critiche emerse, l’uso di materie prime scadute e in cattivo stato di conservazione, ma in molti casi anche la mancata applicazione delle procedure preventive di autocontrollo e tracciabilità degli alimenti, che risultano essenziali per individuare e contenere possibili casi di intossicazione.
Alcuni casi specifici
Nell’ambito della campagna di controlli sono stati scoperti, a Palermo, anche due laboratori di analisi privati non autorizzati, che producevano falsi referti sui parametri analitici e microbiologici, basati su analisi mai eseguite sugli alimenti. Nello stesso capoluogo siciliano è stata anche sospesa l’attività di un’azienda, in aggiunta al fermo preventivo di 945 kg di prodotti, in seguito al riscontro in un campione di formaggio fresco di elevati valori di Listeria.
Nel Modenese, sono stati sequestrati 7 mila kg di carne suina e bovina e semilavorati a causa del malfunzionamento del sistema di refrigerazione dei locali in cui erano conservati e della presenza di muffe sulle pareti dei locali utilizzati per lo scarico merci.
Nel Savonese è stato invece chiuso un laboratorio di preparazione gastronomica privo dell’autorizzazione sanitaria.
Sequestri anche a Bari, in un’industria di lavorazione carni, dove sono stati trovati 1.800 kg di prodotti privi di etichettatura; a Salerno e Catania, per 3.700 kg di prodotti lattiero-caseari sprovvisti della documentazione sulla rintracciabilità; a Ragusa, 529 kg di salumi già confezionati ma scaduti o sprovvisti di elementi utili alla tracciabilità.
Nel Napoletano, chiuso un impianto di sezionamento e commercio all’ingrosso di carni avicole per mancanza di “Bollo CE” e di riconoscimento produttivo.
Alberto Minazzi