Con il volume dedicato al maestro di Castelfranco Veneto, il gruppo farmaceutico Menarini conferma una tradizione lunga quasi 70 anni a sostegno della divulgazione
Una delle caratteristiche che contrassegnarono l’opera del pittore Zorzi da Castelfranco, maestro della Scuola Veneta meglio conosciuto come Giorgione, fu l’interdisciplinarietà, la capacità di far dialogare arte e scienza.
Un binomio che stupisce sempre meno, in una società sempre più interconnessa come quella attuale, ma che ha alla base un approccio che solo di recente ha cominciato a diffondersi realmente, anche a livello aziendale.
Eppure, in Italia, c’è un grande gruppo farmaceutico, Menarini, che si occupa della divulgazione di una conoscenza diffusa dell’arte addirittura dal 1956.
Un’attività che, negli ultimi anni, si è sviluppata anche sui new media, ma che parte dai libri.
Proprio la presentazione, a Venezia, della monografia “Giorgione: Maestro di mistero, tra Rinascimento e modernità” chiude dunque il cerchio su questa moderna forma di mecenatismo all’insegna della commistione tra mondi solo apparentemente distanti.
L’industria farmaceutica al servizio dell’arte
Anche se, oggi, Menarini è una delle big pharma, con quasi 18 mila dipendenti in 140 Paesi, nasce pur sempre come azienda familiare. E gli Aleotti, da sempre azionisti unici, da sempre hanno avuto una fortissima vocazione per l’arte.
“Noi – spiega Valeria Speroni Cardi, direttore della comunicazione di Menarini – portiamo oggi avanti le grandi tradizioni della famiglia, a partire da quella nei confronti dell’arte”.
Nel 1956 prese infatti il via la collana di volumi d’arte, dedicati principalmente al Rinascimento, che si arricchisce di una nuova uscita ogni Natale (dopo Giorgione, il protagonista quest’anno sarà Botticelli) e qualche replica (come i libri su Pontormo o Raffaello).
Solitamente, spiega il direttore della comunicazione, si cerca che la scelta dell’artista si colleghi a una grande mostra, come avvenuto per esempio con l’esposizione del Bronzino alle Scuderie del Quirinale.
“La nostra filosofia – riprende Speroni Cardi – è quella di creare un libro d’arte che miri a essere più divulgativo possibile. Non ci rivolgiamo cioè a esperti, ma vogliamo che gli autori a cui ci affidiamo usino un linguaggio il più possibile semplice, per coinvolgere il grande pubblico che magari non conosce l’arte e così può venire invogliato non solo a guardare le immagini, ma magari anche a recarsi in un museo”.
La responsabilità sociale d’impresa
Non necessariamente, dunque, si punta sulle grandi città. Quando il volume fu dedicato a Pinturicchio, la mostra collegata si tenne nel piccolo comune di Spello, in Umbria.
“Il libro – illustra il direttore – esce a Natale e dopo qualche mese lo presentiamo in un luogo che rappresenti la vita dell’artista. Con Giorgione, il giorno successivo alla presentazione a Venezia, abbiamo così organizzato la visita delle sue opere nelle sale dell’Accademia”.
Il fine ultimo del progetto è infatti quello di valorizzare gli aspetti più ristretti e meno conosciuti dell’arte: una sorta di “missione di responsabilità sociale” per avvicinare il grande pubblico a questo mondo. I volumi così non vengono dati solo a esperti, istituzioni o giornalisti, ma anche a categorie specifiche (il libro su Giorgione è rivolto in particolare ai medici), alle biblioteche e ai licei artistici nell’ambito di progetti specifici.
“Da quest’anno – sottolinea Valeria Speroni Cardi – i libri vengono realizzati anche in inglese, per consentirne la diffusione anche all’estero”.
In più, dopo la consegna come “strenne natalizie”, viene data alle case editrici la possibilità di mettere il volume in vendita, togliendo tutti i riferimenti a Menarini e a volte cambiando anche copertina, ma a un prezzo molto basso, proprio per svolgere al meglio la funzione divulgativa dell’arte.
Gli aspetti curiosi dell’arte
Al progetto della collana di monografie dal 2019 il gruppo farmaceutico ha affiancato un’ulteriore iniziativa con le medesime finalità: le “Pills of art”, cioè brevi video di circa un minuto, pubblicati su Youtube e sul sito Menarini, pensati appositamente per catturare l’attenzione del visitatore.
“Non sono – specifica il direttore comunicazione – lezioni di storia dell’arte, ma cerchiamo di raccontare un aneddoto o una curiosità sul quadro, sempre per avvicinare all’arte, ma in forma più moderna”.
E i numeri stanno premiando questa idea: le “videopillole” realizzate sono già circa 600, con 28 milioni di visualizzazioni.
Pensate inizialmente in italiano e inglese, vengono ora registrate in 8 lingue, con un eccellente riscontro per esempio in Sud America.
“Sono numeri pazzeschi, pensando che siamo un’azienda farmaceutica”, commenta la responsabile. Visto il successo, inoltre, dopo circa un anno il progetto è stato affiancato da un”iniziativa analoga, pensata specificamente per i bambini, dagli ultimi anni delle elementari alle scuole medie.
“Con la cinquantina di “Pills of junior” realizzate (ne sono stati già pubblicate una decina, ndr) – illustra Speroni Cardi – sono gli stessi ragazzi a fare le loro domande a uno storico dell’arte, che risponde con un linguaggio semplice e, possibilmente, in maniera divertente e coinvolgente. E devo dire che sono sempre i ragazzi, in molti casi figli dei nostri dipendenti, ad aiutarci nella costruzione multilingue, registrando già le domande in italiano, inglese e spagnolo forti delle loro conoscenze maturate a scuola”.
Alberto Minazzi