Dopo 4 anni, la riconsegna alla Basilica dei Frari di Venezia nel giorno di San Francesco
Martedì 4 ottobre 2022, festa di San Francesco. E festa per la Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari a Venezia.
Una festa speciale: dopo 4 anni di impegnativi lavori di restauro è stata restituita alla Basilica, alla città, alla fruizione culturale e devozionale la pala dell’Assunta di Tiziano Vecellio. E, da subito, i primi visitatori si sono trovati davanti la grandiosa opera, risalente al 1516-18, rimasta a lungo celata agli sguardi.
L’intervento
Dal 2019 l’opera era stata infatti ricoperta da un pannello che la riproduceva alla perfezione. Nelle scorse settimane, dopo lo smantellamento delle impalcature e la rimozione del pannello-copia, sopra la grande pala era stata quindi posta una pellicola che la difendesse fino al disvelamento completo e finale. “Voglio ringraziare anche fedeli e visitatori per il loro pazientare. Oggi, con il “ritorno” dell’Assunta è davvero un momento di gioia per tutti”, ha sottolineato con emozione il parroco dei Frari, padre Lino Pellanda.
Per riportare allo splendore i colori tizianeschi, per ridare sicurezza e svelare dettagli andati perduti negli anni non c’è stato però solo l’ingente finanziamento (600mila euro) di Save Venice, tra i maggiori e più noti comitati privati nati per la salvaguardia di Venezia, che ha confermato ancora una volta, attraverso il chairman Frederick Ilchman, lo stretto legame con la città. Né solo l’attenta e costante “vigilanza” di padre Lino e dei frati della Basilica.
L’intervento ha visto l’utilizzo di un know-how di altissima specializzazione, il lavoro di numerosi professionisti e tecnici che hanno applicato a questo restauro di grandissime proporzioni, protocolli, analisi, apparecchiature e tecnologie all’avanguardia. E lavoro manuale, evidentemente di estrema precisione, per non danneggiare o compromettere la pala che è dipinta su un supporto ligneo di quasi 7 metri per 3,60.
Il capolavoro restituito
Quando si osserva la pala dell’Assunta ai piedi dell’altare si è rapiti dalla sua maestosità e verticalità, che quasi ci spinge verso quella luminosità divina a cui tende la stessa Vergine. Un’opera impressionante, come sottolineato dagli stessi numeri: 28 i metri quadrati di pala; 20 le assi di legno (pioppo bianco) su cui è stata dipinta facendone così uno dei lavori su tavola più grandi al mondo per estensione
Ancora, l’uso di pigmenti e colori molto caratteristici come il cinabro (proveniente dalle miniere dell’Alto Bellunese: terre di cui Tiziano era originario) o l’indaco e il lapislazzuli. Tutti di altissima qualità, tanto che, in occasione del restauro, non sono state riscontrate alterazioni significative.
E poi i numeri di questo intervento, che ha occupato gli specialisti per circa 9mila ore/lavoro vale a dire 320 ore/lavoro per metro quadro di restauro che vanno ad aggiungersi “ai quasi 10 anni continuativi di iniziative conoscitive e di interventi veri e propri per l’Assunta”, precisa Giulio Manieri Elia, direttore delle Gallerie dell’Accademia di Venezia e incaricato della direzione dei lavori del grande restauro.
Le difficoltà del restauro
Un’ulteriore difficoltà è data dalla “cornice” lapidea della pala, rappresentata dal grande arco di trionfo al cui interno è ospitato il quadro dell’Assunta. E’ un altare monumentale in pietra d’Istria affiancato da due imponenti colonne scanalate. E sopra l’arco a tutto sesto sono posizionate 3 statue a grandezza naturale (Cristo Risorto al centro con San Francesco e Sant’Antonio).
L’altezza di tutto questo apparato, su cui si è intervenuti per 2 anni sotto la guida di Egidio Arlango, supera i 14 metri. E la pala non è mai stata spostata dalla sua sede per evitare al dipinto eventuali ed inevitabili traumi a causa di dislocazioni, cambiamenti di temperatura e grado di umidità e trasporti.
In sintesi, è il commento di Emanuela Carpani, soprintendente Archeologia, Belle arti e Paesaggio per Venezia e Laguna, “il restauro dell’Assunta è uno dei lavori di gran lunga più complessi condotti in questi anni. Ha visto applicato un metodo scientifico che ha favorito la condivisione collegiale delle principali decisioni tecniche d’intervento”.
Agostino Buda