L’atteso exploit di Fratelli d’Italia trascina Giorgia Meloni verso il primo incarico di premier a una donna
Manca pochissimo, ma ci siamo. La XIX legislatura della Repubblica Italiana, come definita dal voto anticipato del 25 settembre 2022, è ormai praticamente disegnata.
E, stavolta, c’è una maggioranza netta: quella della coalizione di centrodestra, che potrà contare sia al Senato che alla Camera su numeri in grado di garantire la governabilità.
Così, per la prima volta nella storia, il Presidente della Repubblica potrebbe assegnare l’incarico di formare il nuovo Governo a una donna: Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, oggi il primo partito del Paese.
La governabilità uscita dalle urne
“Il centrodestra – commenta il politologo Paolo Feltrin – ha una maggioranza assoluta chiara, sia alla Camera che al Senato, quindi l’incertezza delle proiezioni fatte sulle televisioni nazionali è sciolta. Perché alle fine i Cinquestelle al sud conquistano solo 5 seggi uninominali: 4 in Campania e 1 in Sicilia. E questo evita quella situazione di quasi pareggio sui seggi che sembrava delinearsi ieri sera”.
“Sommando coalizioni e partiti non di centrodestra – aggiunge Feltrin – il risultato dice che una grande coalizione di centrosinistra sarebbe stata potenzialmente la prima. Questo premia, negli esiti che ne sono derivati, le scelte coalizionali fatte dai partiti”. Scendendo nel dettaglio, in controtendenza rispetto a quanto avvenuto in passato Fratelli d’Italia, fa notare il politologo, è stato votato in questa occasione più al Nord (e soprattutto in Veneto), in particolare nelle aree periferiche.
Le stime del nuovo Parlamento
Mentre i dati ufficiali sono in continuo aggiornamento sulla pagina ufficiale di Eligendo (elezioni.interno.gov.it) del Ministero dell’Interno (al momento di chiudere l’articolo mancano all’appello gli scrutini di un migliaio di sezioni sulle circa 60 mila totali), Feltrin, coordinatore dell’Osservatorio elettorale del Consiglio regionale del Veneto, ha intanto illustrato le stime dei seggi con un margine d’errore del tutto marginale.
“Alla Camera – ha spiegato Feltrin riguardo al dato nazionale – si conferma una larga maggioranza del centrodestra, intorno ai 235-237 seggi su un totale di 400. Il centrosinistra è attorno ai 70-80 seggi, il Movimento Cinquestelle a 49-52 e Azione a 21”. La stima per il Senato, aggiunge il politologo, va invece considerata praticamente definitiva, con un centrodestra “oltre il 55% dei seggi”.
I nuovi parlamentari veneti
Il sito Eligendo riporta le percentuali di partiti e coalizioni. E, guardando ai principali, alla Camera il centrodestra è attorno al 44%, il centrosinistra poco sopra il 26%, il Movimento Cinquestelle al 15%, Azione al 7,7% (percentuali che si discostano di poco al Senato). Ma, nel continuo aggiornamento, vengono riportati anche i nomi dei parlamentari eletti nei collegi uninominali.
In Veneto, i seggi maggioritari sono andati tutti al centrodestra. I primi 12 nuovi deputati confermati eletti sono così Giorgia Andreuzza, Ingrid Bisa, Massimo Bitonci, Maria Cristina Caretta, Dimitri Coin, Lorenzo Fontana, Elisabetta Gardini, Silvio Giovine, Ciro Maschio, Carlo Nordio, Martina Semenzato e Alberto Stefani. I 5 seggi uninominali al Senato sono invece di Anna Maria Bernini, Mara Bizzotto, Luca De Carlo, Raffaele Speranzon e Paolo Tosato.
Il proporzionale
Nella sua analisi, Paolo Feltrin ha quindi stimato (anche in questo caso con certezza pressoché assicurata al Senato, vista l’assegnazione su base regionale, mentre alla Camera c’è un minimo di incertezza in più per il cosiddetto “flipper”) anche il numero di seggi assegnati in Veneto su base proporzionale ai diversi partiti. A Palazzo Madama 3 vanno a Fratelli d’Italia, 2 alla Lega, 1 a Forza Italia per la maggioranza, 2 al Pd, 1 ai Verdi, 1 al M5S e 1 ad Azione per le opposizioni.
Dei 20 seggi plurinominali alla Camera, la proiezione del politologo ne assegna 7 a Fratelli d’Italia, 3 alla Lega, 4 al Pd, 1 ai Verdi, 1 ai Cinquestelle e 2 ad Azione-Italia Viva. “Va osservato – ammonisce – che per avere gli eletti nei collegi plurinominali bisogna attendere i risultati definitivi, perché basta un millesimo di seggio per spostare un seggio da un collegio uninominale all’altro”.
L’affluenza e le letture politiche
Il dato nazionale dell’affluenza si è attestato al 72,94%. In Veneto si è scesi dal 78,8% al 70,2%. “È evidente – legge Feltrin – che questo dato ha a che fare con la crisi della Lega: una parte dell’elettorato che ha votato Lega alle Europee e Zaia alle Regionali questa volta è stato a casa. Non c’è solo Fratelli d’Italia sopra il 30%, ma anche la Lega che resta addirittura sotto il 20%”.
A essere penalizzato dal calo di affluenza, secondo Paolo Feltrin, è anche il Pd con “un risultato più modesto di quanto ci si poteva attendere dalle previsioni”. Tra le sorprese positive, per il politologo, ci sono invece Forza Italia, attorno al 7% contro una previsione tra il 4% e il 5%, e i Cinquestelle, che, con una percentuale tra il 5% e il 6%, “raddoppia le previsioni della vigilia” anche in Veneto.
Alberto Minazzi