Nel 2022, già 1.080 decessi, 120 al mese. Cub Scuola verso lo sciopero generale
Nel 2021 le morti bianche sono state 1.404.
Sulla base dei numeri registrati fino ad oggi, con 1.080 (120 al mese) la proiezione per fine 2022 lascia presumere che queste cifre saranno probabilmente superate.
Per tacere dei lavoratori che perdono la vita mesi o anni dopo, ma per conseguenza diretta dell’infortunio subito o per errore.
E’ quanto rivela il Centro Studi Cub Scuola Università Ricerca comunicando che per “la strage sul lavoro” i sindacati di base stanno decidendo la data di uno sciopero generale.
La Scuola del Veneto in lutto per il decesso del giovane
Di lavoro si continua purtroppo a morire. L’ultimo episodio sì è verificato ancora una volta in Veneto, in provincia di Venezia. A perdere la vita è stato questa volta un diciottenne, studente in stage secondo il progetto alternanza scuola-lavoro presso la Bc Service di Noventa di Piave. Il ragazzo sarebbe stato travolto da una pesante lastra di ferro scivolata da un cavalletto che ha colpito gli arti inferiori.
«Il mondo della scuola – scrive il direttore generale dell’Ufficio Scolastico Regionale per il Veneto, Carmela Palumbo – sente oggi più forte la responsabilità di formare i giovani e di moltiplicare le occasioni educative in materia di prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro. La Scuola della regione è in lutto per la morte del giovane studente Giuliano De Seta e si stringe in un forte abbraccio con la mamma Antonella, il papà Enzo e il fratellino. Il dolore pesa come un macigno sui cuori di tutti noi».
Giuliano, ricorda Palumbo, era un ragazzo socievole, sportivo e concreto, interessato a porre le basi delle sue future scelte lavorative già a partire dall’esperienza scolastica, «simile a tanti bravi studenti che ricercano nella scuola non solo il luogo della formazione e della crescita personale, ma anche dell’orientamento professionale e al lavoro».
Proprio dopo questo decesso, il terzo svolgendo l’alternanza scuola-lavoro, Cub Scuola e altri sindacati del settore stanno pensando alla mobilitazione generale.
I numeri delle morti bianche: a Verona e Venezia il triste primato veneto, necessario investire sulla sicurezza
L’ultimo episodio in ordine di tempo di morte sul lavoro pone ancora una volta l’attenzione sulla sicurezza. «Nell’industria, in agricoltura come pure nel terziario le misure per garantire la sicurezza dei lavoratori – sottolinea il coordinatore nazionale Cub Scuola Università Ricerca, Natale Alfonso – andrebbero applicate con il massimo rigore». Dando un’occhiata ai numeri delle morti bianche, secondo i dati Inail, solo tra gennaio e marzo 2022 sono aumentate del 2,2% rispetto allo scorso anno.
Nel rapporto elaborato dell’Osservatorio Vega Engineering di Venezia invece si evidenzia che dal punto di vista della sicurezza sul lavoro, le regioni in cui i lavoratori rischiano meno sono Basilicata, Liguria e Friuli Venezia Giulia. In zona rossa sono invece Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige, Molise, Calabria e Umbria.
Tuttavia, pur se la regione Veneto risulta tra quelle con l’incidenza più bassa per infortuni mortali sul lavoro, le province di Venezia, Verona, Belluno e Rovigo hanno raggiunto il triste primato per infortuni mortali. Lo scorso anno nella provincia capoluogo di regione ci sono stati 15 morti sul lavoro, il 25% in più rispetto all’anno precedente; a Verona 17.
E’ il settore delle costruzioni quello che si conferma più a rischio di infortunio mortale. Seguono trasporto e magazzinaggio, noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese, attività manifatturiere, commercio, riparazione di autoveicoli e motocicli. In aumento anche le denunce di infortunio totali presentate all’Inail che segnano nel mese di luglio un +41%.
Morti sul lavoro e Covid
Nonostante le rilevazioni dicano che vi è stato un decremento complessivo della mortalità del 16% rispetto allo scorso anno, va tenuto conto della quasi totale assenza di decessi per Covid se si pensa che nel 2021 nei primi sei mesi erano 367 su 538, circa il 68%. Quest’anno sono solo 11 su 463, il 2%. Questo significa che gli infortuni mortali “non Covid” sono passati da 171 del primo semestre 2021 a 452 dello stesso periodo 2022, con un drammatico incremento del +164%.
Gli infortuni mortali colpiscono maggiormente la fascia d’età tra i 55 e 64 anni, la stessa in cui si rileva anche l’indice di incidenza più alto di mortalità rispetto agli occupati. L’incidenza di mortalità minima è invece nella fascia tra 25 e 34 anni pari a 0,5. In quella dei più giovani, vale a dire tra 15 e 24 anni, l’incidenza risale a 2 infortuni mortali ogni milione di occupati. Un altro dato significativo è il rapporto degli infortuni mortali rispetto alla popolazione lavorativa, la cui media in Italia nei primi sette mesi dell’anno è 18,3 decessi ogni milione di occupati.
Silvia Bolognini