Non solo il nuovo Governo: anche l’Esecutivo Draghi chiamato a stringere i tempi, dal nuovo decreto aiuti al Pnrr
È un’agenda fittissima, e ricca di decisioni fondamentali da prendere per il futuro del Paese, quella che si è aperta per l’Italia con l’ingresso nell’ultimo quadrimestre 2022.
Il voto anticipato del 25 settembre sarà infatti solo lo spartiacque tra due legislature. Perché già adesso appaiono estremamente risicati i tempi a disposizione per i temi più disparati: dal nuovo decreto aiuti atteso da famiglie e imprese, alle scadenze del Pnrr, fino alla prossima legge di bilancio, alle pensioni e alla campagna vaccinale.
Ecco perché, anche in considerazione dei tempi tecnici che serviranno per rendere operativo il nuovo Governo, lo stesso Esecutivo uscente, pur autorizzato a muoversi solo per gli affari correnti, è chiamato a fare la sua parte. E il premier Mario Draghi, non a caso, ha chiesto un’accelerazione ai suoi ministri.
Le prime scadenze: il nuovo decreto aiuti
La crisi energetica, innanzitutto, rende quantomai urgente la firma del Presidente del Consiglio sul nuovo decreto per aiutare i nuclei familiari e le aziende a fronteggiare i rincari delle bollette di gas e luce.
Un tema su cui ha lanciato ora l’allarme anche il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi. “Stiamo affrontando un terremoto economico – ha detto. – Il Governo può e deve intervenire: non possiamo aspettare 2 mesi. Un problema di questa dimensione mette a rischio il sistema industriale, il reddito e l’occupazione”.
Il nodo extraprofitti
La posizione di Draghi appare ferma sulla decisione di non ricorrere a nuovi scostamenti di bilancio, per difendere il debito italiano da attacchi speculativi sui mercati finanziari. Questo si tradurrà in un contenimento del budget disponibile per le nuove misure temporanee (si parla di una forbice tra i 10 e i 15 miliardi di euro). La definizione delle misure strutturali, invece, spetterà al suo successore a Palazzo Chigi.
Un peso determinante, nell’immediato, è legato alle tempistiche di entrata nelle casse pubbliche dei soldi derivanti dalla tassazione degli extraprofitti delle aziende energetiche.
Al riguardo, dopo i ricorsi da parte di alcune società, se ne dovrebbe sapere di più nei prossimi giorni. Dopo di cui, forse giovedì 8 o venerdì 9 settembre, il decreto potrebbe arrivare in Consiglio dei Ministri.
Le altre scadenze per il Governo Draghi
Proprio venerdì 9 è prevista la riunione straordinaria dei ministri dell’Energia dei Paesi dell’Unione europea. Al centro del confronto, le misure da prendere per fronteggiare l’emergenza-energia, a partire dalla proposta di introduzione di un tetto di prezzo al gas e di slegare il prezzo dell’energia da quello del metano, fortemente sostenute da mesi proprio dall’Italia.
A cavallo delle due legislature dovrebbe poi partire la nuova campagna di vaccinazione contro il Covid, riguardo alla quale i diversi schieramenti politici mostrano posizioni molto differenti. Mario Draghi si è invece già esposto riguardo al Pnrr, di cui risultano a oggi conseguiti 9 tra obiettivi e traguardi.
La corsa per il Pnrr
Per non perdere l’opportunità di fruire di ulteriori aiuti europei, entro fine anno dovrà essere completata la fase attuativa di 55 obiettivi e traguardi fissati per il secondo semestre 2022. Il premier ha quindi chiesto ai Ministeri di anticipare i tempi, provando a realizzare 11 (invece di 3) obiettivi già a settembre e altri 9 a ottobre, mese che non prevedeva alcuna scadenza.
Il Governo Draghi, entro fine settembre, dovrà invece presentare la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (Nadef). La Nota, però, potrà limitarsi al solo quadro tendenziale, visto che la definizione degli obiettivi programmatici spetterà al nuovo Governo, dal momento che questi saranno la base della prossima legge di bilancio.
I primi impegni per il nuovo Governo
L’approvazione da parte del Parlamento del bilancio, per evitare l’esercizio provvisorio, è uno dei principali punti su cui dovrà concentrarsi il nuovo Esecutivo che verrà disegnato dalle urne. Un compito non semplice, perché, dopo la formazione delle nuove Camere, servirà comunque un ulteriore periodo per vedere in opera il nuovo Governo. E, guardando al passato recente, la forbice di tempo va dai 25 giorni del Berlusconi IV del 2008 ai 90 del Conte 1 del 2018.
Crescita rallentata, gli obiettivi si ridimensioneranno?
Oltre alla questione-tempi, la definizione degli obiettivi programmatici da trasporre nella legge di bilancio dovrà inoltre fare i conti con i numeri del pil reale. Riguardo a cui l’Ufficio parlamentare di bilancio ha ipotizzato una crescita dello 0,9% nel 2023, ben lontana dal +2,3% indicato nel Def tendenziale dello scorso aprile. E tutto questo ridurrà gli spazi di manovra per il Governo, con una ricaduta sugli interventi di cui si sta parlando nella campagna elettorale di questi giorni.
Si va dalla flat tax alla ridefinizione del reddito di cittadinanza, ma soprattutto al tema pensionistico. Che, prima ancora di parlare di un possibile rialzo della pensione minima, dovrà risolvere la questione della fine di “quota 102” con il prossimo 31 dicembre. In caso di mancate nuove decisioni sul sistema, si ritornerà alla legge Fornero, con le relative limitazioni alla flessibilità in uscita applicate negli ultimi anni.
Alberto Minazzi