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Gas: l'Europa si prepara al Piano di emergenza

Gas: l'Europa si prepara al Piano di emergenza

Tetto al prezzo e “decoupling” tra i temi al centro del vertice tra Ministri del prossimo 9 settembre

Da almeno 6 mesi, dopo l’inizio del conflitto tra Russia e Ucraina, l’Italia si è fatta principale portabandiera dell’introduzione di un tetto al prezzo come soluzione per consentire all’Europa di fronteggiare l’impennata del costo del gas, che giorno dopo giorno si fa sempre più pesante (anche se la chiusura di lunedì 29 agosto ha registrato un calo a 272 euro al megawatt/ora).
Una ricetta che, finora, ha trovato la forte opposizione soprattutto da parte di Germania e Olanda.
Adesso, però, dopo quelle di Austria e Belgio, sono arrivate le prime aperture in tal senso anche di Berlino, in considerazione dei costi ormai insostenibili per famiglie e imprese. E la stessa presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, dal Forum strategico di Bled, in Slovenia, ha annunciato che l‘Unione “sta lavorando a un intervento di emergenza e a una riforma strutturale del mercato elettrico” per “prepararci a una potenziale interruzione totale del gas russo”.
Il “price cap” al gas sarà dunque uno dei temi al centro del Consiglio straordinario tra i Ministri dell’Energia degli Stati membri in calendario per il prossimo 9 settembre. Non solo. In quell’occasione, a Bruxelles, si affronterà anche la questione di una più ampia riforma del mercato dell’energia, attraverso il cosiddetto “decoupling”, cioè lo sganciamento del prezzo dell’elettricità da quello del gas.

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Il tetto al prezzo del gas

L’ipotesi di lavoro su cui si sta registrando una sempre maggior convergenza, e da cui quindi potrebbe partire la discussione sul price cap, dovrebbe essere quella di valutare l’opportunità di introdurre a livello europeo un tetto temporaneo al prezzo del gas importato nei Paesi dell’Unione.
A spingere all’ottimismo nei confronti di una soluzione positiva è stato un messaggio whatsapp inviato dal ministro tedesco dell’Energia, Robert Habeck, nella chat con i colleghi degli altri Paesi Ue.
Anche in caso di decisione di Bruxelles di introdurre il tetto al prezzo del gas (che potrebbe fissare la soglia tra 150 e 200 euro al mwh), le alternative sarebbero comunque diverse.
Italia, Grecia, Spagna e Portogallo hanno già proposto i loro modelli, che presentano diversi livelli di complessità tecnica e di impatti sui bilanci pubblici e sulle transazioni. E, al momento, la formula più percorribile sembra quella di introdurre il price cap solo sulle importazioni in arrivo dalla Russia.
Vi sono poi altre questioni da risolvere in via prioritaria, su cui proprio la Germania avrebbe invitato a una approfondita riflessione.
In particolare, insieme alla possibile speculazione dei mercati, serve una strategia pronta da mettere in campo qualora l’introduzione del tetto al prezzo spingesse Mosca a chiudere ulteriormente i rubinetti del gas. In tal senso, la strada percorribile sembra quella della riduzione dei consumi, che per ora rimane affidata alle decisioni su base volontaria dei singoli Stati, e di possibili razionamenti.

Il decoupling

Insieme al price cap, uno dei primi passi verso una “riforma strutturale di ampia portata del mercato dell’elettricità”, per la quale von der Leyen ha fissato l’inizio del 2023 come orizzonte temporale, è quello del cosiddetto decoupling, ovvero lo svincolo, sui mercati all’ingrosso, dei prezzi dell’energia elettrica da quelli del metano.
“L’aumento vertiginoso dei prezzi dell’elettricità – ha aggiunto la presidente – sta mettendo a nudo i limiti dell’attuale struttura del mercato elettrico, che è stato sviluppato per circostanze diverse e non è più adatto allo scopo”.
Anche se l’energia viene prodotta con fonti diverse, l’attuale meccanismo lega infatti il prezzo dell’elettricità a quello del gas, generando extraprofitti per chi utilizza fonti alternative. Attraverso una riforma che punti almeno all’inizio sulla formazione di prezzi autonomi, un futuro collegamento potrebbe legarsi ai prezzi pagati dai produttori per ottenere energia elettrica ad esempio dal nucleare o dalle rinnovabili. “In definitiva – ha ammesso von der Leyen – il modo migliore per sbarazzarsi dei combustibili fossili russi è accelerare la nostra transizione verso fonti energetiche verdi”.

Una coppia fuori tempo

L’accoppiamento elettricità-gas è stato introdotto negli anni Novanta dello scorso secolo, favorendo la dismissione del carbone.
Già da un anno, l’aumento del costo del gas ha spinto a riflettere sull’eventualità del ripensamento di questo modello.
Anche perché il gas è l’unica fonte fossile che, tranne la parentesi tra il 2009 e il 2014, ha allargato la propria quota di mercato negli ultimi 30 anni, toccando il 22,9% a livello mondiale nel 2021.
In Italia, poi, lo scorso anno circa il 48% dell’energia elettrica nazionale (su un 59% di produzione termoelettrica non rinnovabile) è stata prodotta utilizzando il metano.

La strategia italiana

In attesa di sviluppi a livello europeo, l’Italia va comunque avanti con la propria strategia per affrontare la crisi del gas. Anche perché i rincari hanno sostanzialmente vanificato gli aiuti decisi dal Governo per famiglie e imprese. E gli utenti, per pagare le bollette, nell’ultimo anno hanno aumentato notevolmente (Quotidiano Nazionale riporta un +60% per i clienti Eni, un +50% per Hera e il superamento delle domande 2021 già a fine luglio per A2A), le richieste di rateizzazione.
Pur con la “grana” dei 9 miliardi di tassa sugli extraprofitti non versati dalle imprese, l’Esecutivo si sta così organizzando tecnicamente per un nuovo intervento a settembre, probabilmente con un emendamento al Decreto Aiuti e comunque senza nuovi scostamenti di bilancio.

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Appare così quasi certa la nuova proroga del taglio delle accise sui carburanti, la cui scadenza è fissata al momento per il 20 settembre, mentre si valutano ulteriori aiuti per le famiglie più fragili.

Tra le altre misure allo studio, il supporto ai rigassifigatori di Piombino e Ravenna, la cessione di gas a prezzi calmierati alle imprese energivore, la proroga della cassa integrazione per i settori in difficoltà, il rafforzamento dei crediti d’imposta, l‘azzeramento dell’Iva sul gas e la sospensione provvisoria dei meccanismi legati alle emissioni di anidride carbonica.

Alberto Minazzi

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