Lo studio sull’utilizzo del nuovo farmaco ha esteso la sopravvivenza globale mediana di quasi 5 mesi rispetto alla chemioterapia
Si aprono nuovi orizzonti per il trattamento del tumore al seno.
La buona notizia riguarda i pazienti adulti con cancro alla mammella triplo negativo non operabile o metastatico, vale a dire lo stadio più grave della malattia.
L’Aifa ha infatti approvato la rimborsabilità per sacituzumab govitecan come monoterapia indicata per chi abbia già ricevuto due o più terapie sistemiche, almeno una delle quali per malattia in fase avanzata.
La nuova terapia supportata da risultati incoraggianti
L’approvazione da parte dell’Agenzia italiana del farmaco si basa sullo studio di fase III Ascent che ha dimostrato che nel trattamento di seconda linea la terapia con questo farmaco ha migliorato la sopravvivenza complessiva rispetto alla chemioterapia.
Sacituzumab govitecan, questo il nome scientifico della terapia, è un anticorpo farmaco coniugato, cioè composto da un anticorpo in grado di riconoscere il recettore al quale vengono coniugate molecole di chemioterapico in grado di bloccare la crescita del tumore.
Nel caso del cancro alla mammella triplo negativo (Tnbc) è diretto contro l’antigene Trop-2, proteina presente sulla superficie delle cellule che è sovraespressa nel Tnbc e in molti altri tumori.
In un’analisi di follow-up è stato evidenziato che saciduzumab govitecan ha migliorato la sopravvivenza mediana libera da progressione rispetto alla chemio (4,8 vs 1,7 mesi) e ha esteso la sopravvivenza globale di quasi 5 mesi nella popolazione da trattare ( 11,8 vs 6,9 mesi).
Miglioramenti nella qualità della vita correlata alla salute per oltre 37 mila persone
L’Associazione italiana di oncologia medica dice che oggi in Italia vivono più di 37 mila persone con tumore della mammella metastatico.
Il Tnbc (tumore metastatico triplo negativo) rappresenta il 15% delle diagnosi di carcinoma mammario. E’ diagnosticato più frequentemente nelle donne più giovani e in premenopausa.
Si tratta della forma più aggressiva in cui il rischio di ricaduta a distanza aumenta rapidamente a partire dalla diagnosi e raggiunge il picco nei primi tre anni.
Il tasso di sopravvivenza a cinque anni è del 12% rispetto al 28% di altri tipi di tumore al seno. A questi risultati clinici preoccupanti si associa spesso una significativa riduzione della qualità di vita, specialmente nella malattia recidivante/refrattaria che non risponde alle terapie finora disponibili.
Sempre secondo l’analisi di follow-up, il tasso di sopravvivenza globale, a due anni, è al 20,5% rispetto al 5,5% in chemio. Inoltre sono stati dimostrati miglioramenti clinici significativi nella qualità della vita correlata alla salute.