Uno studio rivela che esseri umani simili hanno somiglianze genetiche e comportamentali
La curiosità è umana e ognuno di noi si sarà chiesto almeno una volta nella vita “chissà se ho anch’io un sosia?”.
I portali di riconoscimento facciale pullulano di verifiche in questo senso e la scienza non smentisce il detto comune secondo il quale tutti abbiamo una persona talmente somigliante da poter dar luogo addirittura a uno scambio di identità.
La stessa matematica lo conferma: secondo i modelli di calcolo delle probabilità di David Aldous, dell’Università di Berkeley, sugli 8 miliardi di persone che popolano il pianeta terra, ognuno di noi ha una probabilità dello 0,11% di avere un sosia vivente.
Ciò significa che 11 persone su 10 mila potrebbero incontrarlo.
Simili oltre ogni aspettativa
Ma la scienza ha voluto andar oltre reclutando 64 individui, 42 donne e 22 uomini, rappresentativi di fatto di 32 coppie di sosia.
Utilizzando i dati da loro forniti attraverso la compilazione di un questionario, tre diversi algoritmi di riconoscimento facciale e i risultati ottenuti con un test della saliva per verificare i tratti distintivi del DNA di ciascuno di loro, è arrivata a documentare che non solo esseri umani simili hanno anche somiglianze genetiche ma addirittura che condividono determinati stili di vita.
Nonostante non siano parenti, neanche per discendenza o co-ascendenza nelle ultime centinaia di anni, nonostante abitino in Paesi diversi, hanno dimostrato di avere abitudini e comportamenti simili, tanto da aver indotto i ricercatori a mettere nero su bianco che i risultati ottenuti dallo studio “ non solo forniscono indizi sul contesto genetico associato al nostro aspetto facciale, e probabilmente ad altri tratti del nostro corpo e della nostra personalità, ma evidenziano anche quanto di ciò che siamo, e ciò che ci definisce, è davvero ereditato o invece viene acquisito durante la nostra vita”.
Gemelli reali e gemelli virtuali
I sosia, dunque, potrebbero più correttamente essere definiti “gemelli virtuali”.
I gemelli reali monozigoti condividono tratti facciali quasi identici e la stessa sequenza di DNA, ma potrebbero presentare differenze in altri parametri biometrici.
I gemelli virtuali che si sono prestati allo studio (e sono venuti a conoscenza del fatto di avere al mondo un sosia grazie allo studio) “condividono genotipi simili e differiscono nella metilazione del DNA e nel paesaggio del microbioma – si legge nello studio – Questi risultati non solo forniscono approfondimenti sulla genetica che determina il nostro viso, ma potrebbero anche avere implicazioni per l’istituzione di altre proprietà antropometriche umane e persino caratteristiche della personalità”.
Punteggi di somiglianza simili a quelli dei gemelli monozigoti
Le immagini dei “doppi umani” sono state fornite dall’artista canadese François Brunelle, che dal 1999 raccoglie immagini di sosia in tutto il mondo.
I 64 sosia delle 32 coppie individuate sono così stati reclutati dai ricercatori, che hanno loro sottoposto un questionario biometrico e di stile di vita e, utilizzando tre diversi algoritmi di riconoscimento facciale, hanno misurato la somiglianza oggettiva delle varie coppie.
“Abbiamo usato tre metodi perché ogni sistema può produrre risultati variabili – hanno spiegato gli studiosi – Questi modelli hanno milioni di parametri appresi e sono stati addestrati con milioni di immagini facciali di migliaia di soggetti, in una varietà di situazioni non vincolate: differenze di posa, acconciatura, espressione, età e accessori all’interno di un soggetto. Ogni software fornisce un punteggio di somiglianza facciale compreso tra 0 e 1, dove 1 è la stessa immagine facciale e 0 è due entità diverse”.
Delle 32 coppie, 25 sono state considerate correlate da almeno due algoritmi.
16, quindi il 50% del totale delle coppie, sono state abbinate da tutti e tre.
“I punteggi di somiglianza delle 16 coppie simili erano simili a quelli ottenuti da gemelli monozigoti”, hanno rilevato i ricercatori.
Il passaggio successivo è stato il DNA della saliva, che ha portato a risultati ancor più sorprendenti, tanto che 9 coppie sono state denominate “sosia ultra”.
Stessa faccia, stesse abitudini, stessi “vizi”
Il questionario che le 32 coppie hanno compilato includeva 68 parametri, convertiti in variabili numeriche o logiche, tra i quali altezza, peso, abitudine al fumo, livello di istruzione.
Il risultato è che coppie simili, anche da questo punto di vista, sono molto più vicine delle coppie non simili.
“Gli esseri umani con un volto simile potrebbero anche condividere un fenotipo fisico e probabilmente comportamentale più completo che si riferisce alle loro varianti genetiche condivise. Il nostro studio – scrivono i ricercatori – supporta il concetto di stima dell’ereditabilità che gli individui correlati a livello di fenotipo condividono un numero significativo di correlazioni genotipiche”.
Consuelo Terrin