Uno studio danese ha analizzato la probabilità, dal 1751 a oggi, che un maschio sopravviva a una femmina
Il dato, almeno in parte, è oggettivo: le donne mediamente vivono più degli uomini. In realtà, se l’aspettativa di vita è indubbiamente superiore per le femmine (in Italia 84,4 anni contro i 79,7 dei maschi), un uomo ha comunque buone probabilità di sopravvivere a una donna. Tanto più se è laureato e sposato.
È quanto emerge dallo studio “Probabilità dei maschi di sopravvivere alle femmine: un confronto internazionale dal 1751 al 2020”, realizzato da alcuni ricercatori dell’Università della Danimarca Meridionale e pubblicato da British Medical Open Journal.
La sopravvivenza di uomini e donne
Nel 2019, precisa la ricerca, la differenza tra i sessi nell’aspettativa di vita era in media di 4,4 anni in tutto il mondo.
“Nonostante le femmine abbiano un’aspettativa di vita più alta rispetto ai maschi – puntualizzano però gli studiosi – non tutte le femmine sopravvivono a tutti i maschi, anche se la maggioranza lo fa. Ma la minoranza che non lo fa non è piccola”.
Lo studio dimostrerebbe infatti che “alcune sottopopolazioni di maschi hanno un’alta probabilità (oltre il 50%) di sopravvivere ad alcune sottopopolazioni di femmine”. E non solo perché “nei Paesi sviluppati, la probabilità che i maschi sopravvivano alle femmine è diminuita fino agli anni ’70, dopodiché è gradualmente aumentata in tutte le popolazioni”.
“La durata della vita di un individuo – riprende lo studio – risulta da una complessa combinazione di fattori biologici, ambientali e comportamentali. Essere maschio o femmina ha un impatto sulla durata della vita, ma non è l’unico fattore determinante che contribuisce alle disuguaglianze. È stato dimostrato che la durata della vita è influenzata da stato civile, reddito, istruzione, razza/etnia, residenza urbana/rurale, ecc”.
Ecco dunque che “i maschi con un livello di istruzione inferiore o non sposati hanno una probabilità particolarmente bassa di sopravvivere a una femmina. Ma i maschi con un diploma universitario o che sono sposati hanno maggiori possibilità di sopravvivere alle femmine, in particolare alle femmine con un livello di istruzione inferiore e che sono single”.
Negli Stati Uniti, per il periodo 2015-2019, ad esempio, “la probabilità che i maschi sopravvivano alle femmine era del 40% nella popolazione totale”. Tuttavia “la probabilità che i maschi sopravvivano alle femmine era del 39% per gli individui sposati e del 37% per gli individui non sposati; 43% per i laureati e 39% per i senza diploma di scuola media superiore”.
In ogni caso, va aggiunto anche “gli individui accoppiati si influenzano anche a vicenda sulla salute”.
Lo studio
Il punto di partenza dei ricercatori è stato quello di ritenere che “il confronto dell’aspettativa di vita tra femmine e maschi fornisce una visione semplicistica delle disuguaglianze nella durata della vita tra i sessi”. Si è dunque provato ad applicare lo strumento della “statistica di sopravvivenza”, che misura la probabilità che un individuo di una popolazione con un’aspettativa di vita bassa vivrà più a lungo di un individuo di una popolazione con un’aspettativa di vita elevata.
Si è così effettuato un confronto internazionale del tabelle di vita specifiche per sesso nazionali e regionali dal database sulla mortalità umana e dalle prospettive della popolazione mondiale relativamente a 199 popolazioni in tutti i continenti, tra il 1751 e il 2020. Ed è emerso che solo poche volte, nella storia, più del 50% degli uomini è sopravvissuto alle donne all’interno di popolazioni specifiche.
È successo ad esempio in Islanda nel 1891, in Giordania tra il 1950 e il 1954, in Iran tra il 1950 e il 1964, in Iraq tra il 1960 e il 1969, in Bangladesh, India e Maldive prima del 1985 e in Bhutan tra il 1995 e il 2010. In generale, però, “in coppie casuali di un maschio e una femmina all’età di 0 anni, la probabilità che il maschio sopravviva alla femmina varia tra il 25% e il 50% per le tabelle di vita in quasi tutti gli anni dal 1751 e in quasi tutte le popolazioni”.
Alberto Minazzi