Uno studio scientifico transdisciplinare pubblicato su Nature rivela l’impatto del clima nell’abbandono della città di Mayapan
Gli impatti della siccità sulla vita quotidiana, purtroppo, in questa rovente estate 2022 li stiamo sperimentando tutti.
Ma la storia ci dice che non si tratta di una novità. E che, anzi, proprio la mancanza di acqua può determinare cambiamenti non solo climatici, ma anche nell’organizzazione e nella stessa stabilità della vita sociale.
“Conflitto civile indotto dalla siccità tra gli antichi Maya” è il titolo dello studio, pubblicato sulla rivista Nature, che ha portato un gruppo internazionale di una trentina di ricercatori di varie discipline a mettere alla luce come come fu proprio la siccità, attorno alla metà del XV secolo, la principale causa dell’abbandono di Mayapan, l’ultima grande capitale postclassica dei Maya nello Yucatan, in Messico.
La tesi
Per esplorare le relazioni dinamiche e mutevoli tra cambiamento climatico, conflitto civile e collasso politico a Mayapan, provando a identificare le relazioni tra siccità e periodi di stabilità o fragilità sociale, gli studiosi hanno combinato dati archeologici, storici e paleoclimatici.
“Molteplici fonti di dati – spiegano – indicano che il conflitto civile è aumentato in modo significativo e i conflitti in città sono correlati con le condizioni di siccità verificatesi tra il 1400 e il 1450”.
L’aumento delle lesioni traumatiche evidenti nella documentazione bioarcheologica, aggiunge lo studio, è fortemente correlato alle condizioni di siccità di quel periodo. “Sosteniamo – è la conclusione – che la siccità prolungata abbia intensificato le tensioni tra le fazioni rivali. Ma i successivi adattamenti rivelano una resilienza su scala regionale, assicurando che le strutture politiche ed economiche Maya siano resistite fino al contatto europeo all’inizio del XVI secolo dopo Cristo”.
Dalla siccità alla carestia fino ai conflitti sociali
Il periodo di spopolamento a Mayapan si è sovrapposto anche alla siccità del 1454, che causò una grave carestia nel Messico centrale azteco.
Una carestia che seguì da vicino una serie devastante di disastri climatici che colpì il Messico centrale, influenzando la produttività agricola, in particolare nel 1446.
“Sicuramente – sottolineano gli studiosi – il redditizio commercio a lunga distanza con il Messico centrale fu temporaneamente interrotto. I nostri risultati supportano il leggendario crollo istituzionale di Mayapan tra il 1441 e il 1461, conseguenza del conflitto civile guidato dalla rivalità e dall’ambizione politica”.
“Le vulnerabilità di questo accoppiato sistema naturale-sociale – prosegue lo studio – esistevano a causa della forte dipendenza dall’agricoltura di mais alimentata a pioggia, della mancanza di stoccaggio centralizzato del grano a lungo termine, delle minime opportunità di irrigazione e di un sistema sociopolitico guidato da famiglie d’élite con interessi politici in competizione. Sosteniamo che le difficoltà a lungo termine causate dal clima abbiano provocato tensioni irrequiete che sono state alimentate da attori politici le cui azioni alla fine sono culminate in violenza politica più di una volta a Mayapan”.
Mayapan
Mayapan (letteralmente “stendardo del popolo Maya”) emerse come capitale regionale della penisola dello Yucatán in seguito alla caduta del sistema politico e alla scomparsa, tra il 1000 e il 1100, di Chichen Itza, a cui sopravvissero numerose famiglie politiche, comunità più piccole e popolazioni consistenti. Fonti storiche indicano che la nobiltà più influente proveniva dalle case dei Cocom, degli Xiu e dei Chel. Furono loro a stabilire il centro monumentale della città, dove spiccava la piramide del Tempio di K’uk’ulkan (ancor oggi visibile), e un insieme di altri templi, sale colonnate e santuari ricoperti da murales e sculture che riflettono le mitiche fondamenta della città.
Secondo documenti storici retrospettivi, Mayapan era uno stato militarista.
Le zone residenziali della città, densamente popolate, si estendevano all’interno di una cinta muraria difensiva lunga 9,1 km, che racchiudeva un’area di 4,2 km quadrati, con un’espansione abitativa estesa per almeno mezzo chilometro oltre questo confine. Dodici cancelli formali nel muro dirigevano il traffico pedonale dentro e fuori la città. Gli abitanti, circa 15-20 mila, provenienti da tutta la penisola dello Yucatan, furono spinti a trasferirsi in città per fornire ogni genere di servizi. L’economia era sostenuta da orti e frutteti domestici, caccia e agricoltura di mais alimentata dalle piogge, integrata dal commercio.
Il paleoclima dello Yucatan
Sebbene le siccità a breve termine tendano ad essere spazialmente e temporalmente irregolari nello Yucatan settentrionale, siccità più prolungate durante il periodo storico sono riportate negli archivi documentari e paleoclimatici. “Quegli estesi intervalli di siccità del periodo coloniale – ricorda lo studio – causarono ben documentati fallimenti dei raccolti, gravi carestie e un’elevata mortalità che destabilizzarono l’economia e portarono alla dispersione periodica delle popolazioni dalle città”.
I dati paleoclimatici mostrano una serie di intervalli più umidi tra il 1100 e il 1340 d.C., “un intervallo in cui le popolazioni a Mayapan stavano crescendo”. Poi, si può dedurre una tendenza all’essiccazione iniziata dopo il 1340. Basandosi sulla distribuzione delle probabilità e sul materiale scheletrico umano, è possibile dedurre una crescita costante della popolazione dal 1100, con un picco tra il 1200 e il 1350 e una successiva diminuzione.
“Capire come la mancanza d’acqua abbia influito sulle relazioni sociali e politiche di una civiltà – commenta Mailyn Masson, del team di studiosi – fornisce informazioni importanti per anticipare i possibili impatti del clima sulla stabilità delle società attuali”.
Alberto Minazzi