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COME COMUNICANO I GIOVANI?

COME COMUNICANO I GIOVANI?

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Hanno due o tre cellulari, in media 660 amici virtuali (dei quali un terzo sono perfetti sconosciuti) e reputano il web la principale fonte di informazioni.
Questo il ritratto del rapporto tra i giovani del nostro territorio e le nuove tecnologie che emerge da due ricerche commissionate dal Corecom all’Università di Padova

Come si approcciano i giovani del nostro territorio alla tecnologia? Ne conoscono il potenziale e i pericoli? E qual è il loro rapporto con la televisione digitale e con gli altri media che hanno a disposizione? A raccontarcelo sono due ricerche commissionate dal Corecom all’Università di Padova: a condurle il professor Antonio Scipioni della Facoltà di Ingegneria e la professoressa Barbara Segatto del Dipartimento di Sociologia. La prima ricerca riguarda la fruizione della televisione dopo il passaggio al digitale. Ricerca che ha compreso un campione di 1500 persone dai 18 agli 89 anni intervistate per capire qual è il loro approccio e con i nuovi moltissimi canali disponibili dopo il passaggio al digitale. A parte il disagio di sincronia iniziale, l’aumento di contenuti è apprezzato ma emergono altri dati che sono interessanti, ad esempio il fatto che le televisioni locali, nella percezione della cittadinanza, risultino avere qualità maggiore rispetto a quelle nazionali. E risulta anche che la tv non è il punto di riferimento per tutti.

«I giornali, il web e le radio risultano infatti più credibili rispetto alla televisione – sottolinea il professor Scipioni – nei cui canali si ricercano prevalentemente informazioni locali (96% del campione), seguite da informazioni sportive (32%), politiche (31%), mentre i talk show, che hanno grande spazio nella programmazione, sono ricercati solo dal 19%. Chi costruisce i palinsesti locali su questo dato potrebbe fare una riflessione. Il dato che emerge però prepotente è che esiste una fascia di popolazione prevalentemente giovanile che invece non fruisce affatto della televisione».

Questo vale per il 14% dei giovani compresi dai 18 ai 30 anni. È il web è il canale di riferimento della fascia più giovane della popolazione, dal quale si attingono musica, film, intrattenimento, informazioni, opinioni. Ed è nel mondo della rete e dei social che, infatti, i ragazzi trascorrono gran parte del loro tempo. A spiegarci “come” e con quali consapevolezze è la ricerca della dottoressa Segatto che evidenzia quanto la capacità e la possibilità di accesso ad internet incida anche sulle possibilità di relazionarsi socialmente dei ragazzi: chi non può restare connesso è di fatto un escluso.

La ricerca in questo caso ha preso in causa nel Veneto circa 1700 tra ragazzi di prima, terza e quinta superiore, e in base all’età dei ragazzi variano i parametri di utilizzo. Diciamo subito che questa generazione è decisamente tecnologica: hanno tutti almeno un cellulare, ma la media è 1,8 a testa, il che significa che qualcuno ne ha due, alcuni anche tre. Solo tre ragazzi, sul totale, sono risultati non averne nemmeno uno. Li sostituiscono con grande frequenza: una volta ogni anno o ogni due. Circa il 66% può contare su un contratto per navigare e il 17% ha invece imparato ad usare i wi-fi pubblici.

Anche i dati sulla diffusione dei Pc risultano molto interessanti: il 58% può contare su un computer personale, e oltre il 60% degli intervistati ha imparato da solo ad utilizzarlo. Curioso notare che i ragazzi di classe prima si sono avvicinati al mezzo verso gli 8 anni, mentre quelli di quinta un paio di anni dopo. Il social network è un mondo in cui si muovono a loro agio. L’86,7% dei ragazzi infatti è iscritto ad almeno un social, ma i ragazzi delle prime più frequentemente dei colleghi più anziani ne usano almeno tre. Della loro media di amici, circa 660 a testa, circa un terzo, sono perfetti sconosciuti, mentre gli insegnanti sono presenti solo nel 5% dei casi.

È una generazione sempre connessa, ma non genericamente dipendente dalla rete che viene utilizzata per giocare e divertirsi dalle fasce d’età inferiori e per informarsi da quelle maggiori. Cellulari, chat e social sono usati per mantenersi in contatto, per rafforzare l’aggregazione, ma spesso anche per passarsi compiti e informazioni operative su come trovarsi e organizzare il tempo libero.

Quanto ai rischi correlati all’uso della rete sono in pochi quelli che li percepiscono: il 24% non utilizza restrizioni per proteggere il proprio profilo in quanto si sente comunque tutelato nella privacy, ma vengono frequentemente in contatto con immagini e situazioni che riportano violenza contro gli animali, contro le persone o che in qualche modo sollecitano le criticità legate ai disturbi alimentari, quasi invitandoli a comportamenti scorretti.

A loro modo i giovani sanno però difendersi. Escludono autonomamente le pagine e i disturbatori, di solito rivolgendosi soprattutto agli amici per avere consigli e molto raramente al mondo degli adulti. Una pesante problematica è quella del bullismo, un fenomeno in forte crescita che investe le relazioni e che crea pesanti disagi in particolare all’interno dei gruppi amicali. A rivelare di esserne stati oggetto è il 75 % del campione senza grandi distinzioni tra maschi e femmine, ma ben il 26% di loro afferma anche di aver rubato la password di altri per accedere al sito di qualcun altro e un quarto del campione ha dichiarato di avere esso stesso postato messaggi offensivi o cattivi nei confronti di altri.

Significativa è anche la percentuale di ragazzi che ha ricevuto proposte di appuntamento da perfetti sconosciuti o l’inoltro di materiali fotografici con parti intime nude, ma i ricercatori sottolineano come spesso si tratti di sperimentazione sessuale tra adolescenti, in cui il rischio reale sembra minore da quello che il dato numerico dichiara.

Quello che è certo è che i ragazzi risultano essere dei veri e propri autodidatti e che, se accade qualche cosa, ne parlano prevalentemente con gli amici, solo nel 9,6% dei casi con i genitori, quasi mai con gli insegnanti. Questo però è dato anche dalla percezione di grande distanza tra il web e il mondo degli adulti che viene percepito come impreparato, anzi avulso dal loro mondo di connessione. È vero anche che gli adulti stessi latitano sia in termini di qualità di controllo sia in termini di conoscenza del mezzo. La maggior parte della sorveglianza è dedicata a limitare il tempo trascorso on line, ma raramente, e di solito solo relativamente al mondo delle ragazze, si attuano maggiori attenzioni nel verificare o limitare i contenuti. Quasi mai invece è realmente chiaro o considerato il potenziale formativo del mezzo informatico.

 

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