Nessuna differenza tra i figli di coppie separate: la modifica del decreto rende la misura applicabile
Con in calce l’ultima firma, il bonus padri separati diventa realtà.
Il decreto ha avuto un iter lungo un anno ma con le ultime modifiche sarà un’equa risposta alle necessità dei padri non solo separati dopo il matrimonio ma anche tali in un’unione di fatto.
La misura che rischiava di non riconoscere gli stessi diritti a questi ultimi è stata stata firmata anche dalla ministra per la famiglia Elena Bonetti e riconosce ora un “salvataggio” per i figli ai quali, in seguito alla pandemia, è venuto a mancare il mantenimento.
Il bonus è legato infatti ai padri ma di fatto è un intervento che mira direttamente ai figli, ai quali è destinato il provvedimento.
“Il Bonus padri separati è stato rivisto per renderlo applicabile ed equo verso tutti i figli di coppie separate – ha spiegato Bonetti -. In questo modo riusciamo a erogare queste risorse necessarie ai ragazzi. Sono felice di aver portato a compimento questa misura firmando la proposta di decreto”.
Di fatto l’agevolazione assicurerà ai figli di padri in difficoltà a erogare il mantenimento loro dovuto, di ricevere per un anno quanto previsto, con un contributo massimo però di 800 euro al mese.
A chi andrà il bonus
Con i tempi che corrono, di padri in difficoltà nel destreggiarsi tra il garantirsi la propria vita lontani dalla famiglia e assicurare il mantenimento ai figli ce ne sono molti.
E il bonus non potrà rispondere alle esigenze di tutti.
I 10 milioni di euro stanziati andranno infatti ai figli di quei padri che hanno “ridotto o sospeso la propria attività lavorativa a decorrere dall’8 marzo 2020 per una durata minima di 90 giorni” o che hanno avuto “una riduzione del reddito di almeno il 30% rispetto a quello percepito nel 2019″.
Coloro che hanno ricevuto dunque anche solo parzialmente il mantenimento nel periodo compreso tra l’8 marzo 2020 e il 31 marzo 2022 sono esclusi dal bonus.
Così come lo sono i padri separati con un reddito superiore agli 8174 euro.