Il ministro del Lavoro ha confermato l’intenzione di estendere di un anno la possibilità di andare in pensione a 58 anni
Poter andare in pensione di anzianità anticipatamente, a 58 (o 59 se lavoratrici autonome) anni di età, in presenza di alcuni requisiti, a partire da 35 anni di contributi versati.
È l’opportunità offerta con il “regime sperimentale donna”, meglio conosciuto come “opzione donna”, che, anche per il 2022, è stata confermata dalla legge di bilancio.
Una maggior flessibilità in uscita dal mondo del lavoro, riservata alle sole lavoratrici, che, pur non essendo divenuta ancora strutturale, finora è stata sempre prorogata, di anno in anno, attraverso le leggi di bilancio.
E, in attesa della complessiva riforma strutturale dell’intero sistema pensionistico, l’orientamento del Governo è quello di estendere la misura almeno fino al 2023, ovvero per chi è nata nel 1964 (o nel 1963 e svolge un lavoro autonomo).
Opzione donna nel 2023?
A confermare l’idea di una nuova proroga di opzione donna (oltre che dell’Ape sociale per chi svolge lavori usuranti) è stato il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, intervenendo nella Sala della Regina di Montecitorio in occasione della presentazione del XXI rapporto annuale dell’Inps. Una dichiarazione che ha preceduto di qualche giorno le dimissioni presentate dal premier Draghi.
Allo stato attuale c’è dunque il rischio che una eventuale soluzione negativa della crisi di Governo possa frenare anche questa nuova proroga annuale insieme al complessivo piano di riforma delle pensioni a cui stanno lavorando insieme Governo e sindacati, anche in considerazione della fine al 31 dicembre anche per “quota 102” e il ritorno dell’età pensionistica ai 67 anni, senza possibili deroghe, previsti dalla legge Fornero.
L’eventuale proroga a opzione donna interverrebbe spostando la data entro la quale devono essere maturati i requisiti necessari per richiedere il pensionamento anticipato. I 58/59 anni di età e i 35 anni di contributi fanno riferimento infatti alla situazione al 31 dicembre dell’anno precedente.
Al momento, cioè, opzione donna è aperta alle lavoratrici che hanno raggiunto le soglie entro fine 2021. Con l’estensione della proroga per un altro anno, la domanda sarebbe dunque presentabile anche da parte di chi matura le condizioni entro il 31 dicembre 2022.
Il funzionamento di opzione donna
L’assegno di cui beneficia chi sfrutta l’anticipo pensionistico di opzione donna viene interamente ricalcolato su base contributiva, ovvero sulle somme complessivamente versate dalla lavoratrice nell’arco della sua vita attiva, senza nessuna quota retributiva, cioè legata agli ultimi stipendi guadagnati e all’entità dei corrispondenti contributi.
Il trattamento pensionistico, con la concreta erogazione degli assegni relativi, inizia a decorrere trascorsi 12 mesi dalla data di maturazione dei requisiti per le lavoratrici dipendenti e 18 per le lavoratrici autonome. Fermo restando il raggiungimento dei requisiti entro la scadenza, il trattamento può essere conseguito anche successivamente.
A differenza delle dipendenti, per le quali è richiesta la cessazione del rapporto di lavoro ai fini del conseguimento della pensione, le autonome possono continuare lo svolgimento dell’attività. La domanda va presentata all’Inps attraverso il servizio dedicato, il contact center (numero 803-164 da fisso, 06-164164 da mobile) o i servizi telematici degli enti di patronato.
Opzione donna è stata introdotta in Italia per la prima volta nel 2004, poi inserita nella legge Fornero del 2011 e prorogata dalla manovra 2017 e, ogni anno successivo, dalle rispettive leggi di bilancio.
Alberto Minazzi
