Il consumo riduce il rischio: lo dice uno studio.
Il medico dietologo: “Ma non può sostituire il pesce fresco nella dieta”
Mangiare pesce fa bene, è risaputo.
Anche quello in scatola. Secondo un recente studio condotto dall’Istituto Mario Negri in collaborazione con l’Università di Milano nell’ambito delle attività dell’Italian Insitute for Planetary Health, se consumato 2 volte a settimana, riduce il rischio di tumore al colon del 34%.
“Il messaggio finale che ne possiamo trarre – commenta Maria Teresa Nardi, referente di dietetica e nutrizione clinica per l’Istituto Oncologico Veneto – è che il pesce è un alimento che è bene far rientrare in una dieta equilibrata. E ben venga anche quello in scatola, che è più facilmente reperibile, non richiedendo una preparazione complessa, e questo può incoraggiare la gente ad assumerlo. Sullo studio specifico va fatta però qualche precisazione”.
Consumo del pesce e tumore del colon
La prima puntualizzazione della specialista in medicina interna dello Iov muove proprio da una considerazione contenuta nella ricerca specifica.
“Lo studio – sottolinea Nardi – dimostra che il consumo di pesce in scatola riduce il rischio di tumore al colon, ma dice anche che la protezione è ancor più forte, aumentando tra il 23% e il 30%, se si abbina al consumo del pesce sottolio quello del pesce fresco”.
Seconda precisazione. Il pesce è importante per la salute umana in quanto alimento ricco di nutrimenti preziosi, tra cui Omega 3, che portano benefici al sistema cardiovascolare, abbassano il colesterolo “cattivo” e aumentano quello buono.
“Questi acidi grassi – riprende il medico – hanno indubbiamente effetti protettivi e antinfiammatori, ma l’effetto anticancerogeno nell’uomo, che è tutt’altra cosa, è ancora da dimostrare. Al momento, tali proprietà sono emerse solo in vitro e su modelli animali, mancando ancora dati consolidati derivanti da test sull’uomo”.
Lo studio
La ricerca, pubblicata sulla rivista Nutrients, sottolinea gli effetti positivi legati al consumo di almeno 2 porzioni da 80 grammi di pesce in scatola sottolio a settimana.
I ricercatori, grazie alla collaborazione della fondazione Airc, hanno confrontato i dati di due studi condotti tra il 1992 e il 2010 in diverse aree italiane su 2.419 pazienti con diagnosi di tumore al colon-retto e 4.723 sani.
“Anche in questo caso – è un altro aspetto che tiene a precisare Maria Teresa Nardi – si tratta di uno studio retrospettivo, in cui viene chiesto agli interessati di descrivere le proprie abitudine alimentarida cui non è quindi possibile concludere con certezza relativamente al nesso causa-effetto. I risultati, quindi, non devono essere ritenuti conclusivi, ma possono solo fornire una stima non conclusiva dell’effetto del consumo di pesce sul rischio di tumore”.
Tumori al colon-retto e carni rosse
La referente di dietetica dello Iov sottolinea anche che gli studiosi, per arrivare alle conclusioni, hanno valutato e corretto anche alcuni possibili “fattori confondenti”, come l’attività fisica svolta o il consumo di frutta e verdura, il fumo da sigaretta e l’assunzione di alcool.
Nel campione preso in considerazione, per valutare l’effetto protettivo del consumo di pesce in scatola si sono confrontati i soggetti che avevano dichiarato ad esempio un pari consumo di vegetali.
“Tra i fattori confondenti – fa notare Nardi – non è stato però preso in considerazione il consumo di carne rossa. Le linee guida di riferimento per i fattori di rischio e protettivi del World Cancer Research Fund lo indicano come una delle cause maggiori di rischio, al contrario di frutta e verdura, cereali integrali e yogurt e derivati del latte che hanno effetto protettivo”.
Perché il pesce può far bene contro il tumore
Una possibile spiegazione del perché il pesce possa aiutare contro il tumore al colon-retto si collega proprio a queste linee guida.
“Il pesce – riprende la dietologa – fa parte della dieta mediterranea, che è la più sana e quella che evidenzia maggior protezione contro i tumori. E certamente il consumo di pesce è indicatore di una diversa attenzione e varietà di alimentazione. Non esistono parole magiche, per gli effetti cancerogeni, ma più varia è la dieta, consumando meno carni, meglio è”.
“Inserire il pesce nel menu – conclude il medico dello Iov – fa insomma parte di una dieta sana ed equilibrata, anche perché porta a mangiare meno altri prodotti, che non vanno eliminati, ma limitati. Dunque, ben venga anche il pesce in scatola, che spesso ha anche i vantaggi dell’olio d’oliva, pur con alcune attenzioni. Ovvero di non consumarne più di una confezione a settimana, perché contiene molto sale, e soprattutto purché non sostituisca il pesce fresco o surgelato”. Che offre un importante apporto di fosforo e minerali preziosi come il calcio, che aiuta a prevenire malattie alle ossa e lo iodio, che favorisce la salute della ghiandola della tiroide.
Alberto Minazzi