Il Progetto Erasmus nacque il 15 giugno 1987 da “madre italiana e padre francese”
“Fatta l’Europa, bisogna fare gli europei” avrà pensato qualcuno nel lontano 1987, parafrasando la storica frase di Camillo Benso, conte di Cavour, riferita agli italiani.
Se il celeberrimo statista avesse avuto il tempo, e il modo, di pensare a un modo per aggregare la neonata Italia, forse avrebbe elaborato qualcosa di molto simile al progetto Erasmus, il piano di scambio e di studio all’estero che da 35 anni porta gli studenti universitari (e non solo) a viaggiare all’interno degli atenei dell’Unione europea.
La nascita del progetto Erasmus, tra Italia e Francia
“Il 15 giugno del 1987, su proposta della Commissione Europea, il Consiglio delle Comunità Europee (oggi Consiglio UE) dava vita al progetto Erasmus con la decisione n. 327. In quell’anno partirono 3.244 studenti europei da 11 Paesi, tra i quali l’Italia (220 studenti), il Regno Unito (925), la Francia (895) e la Germania (649)”, cita il comunicato di INDIRE, l’Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa. Da quel giorno, il progetto Erasmus ha mosso 12 milioni di studenti; di questi, 580 mila italiani.
Il nome del progetto, oltre a richiamare il filosofo, intellettuale e globetrotter ante-litteram Erasmo da Rotterdam, è la sigla per EuRopean Community Action Scheme for the Mobility of University Students. Per usare un’antifona ‘familiare’, il progetto Erasmus nacque da madre italiana e padre francese: già nel 1969 Sofia Corradi, pedagogista e consulente scientifico della Conferenza permanente dei rettori delle università italiane, suggeriva un’organizzazione europea che permettesse lo scambio didattico e culturale tra gli studenti. Decisivo fu l’intervento dell’associazione giovanile AEGEE sull’allora premier francese Francois Mitterand, che nel 1987 acconsentì allo sviluppo del progetto.
Come funziona il progetto Erasmus?
Il progetto Erasmus prevede una borsa di studio, erogata dall’Unione europea tramite selezione a livello universitario dei candidati, con la quale poter studiare all’estero, nell’ateneo scelto, da un minimo di 3 mesi a un massimo di 12. Compito dello studente è quello di conseguire un minimo di crediti formativi affrontando gli esami prescelti nell’università straniera, che vengono poi riconosciuti da quella italiana di appartenenza.
Il progetto Erasmus non è previsto solo per studenti triennali o magistrali, ma anche per tirocini e dottorati, tant’è che nel 2014 vennero accorpati tutti i progetti europei affini nella grande etichetta di Erasmus+.
L’Erasmus e i suoi figli: l’Erasmus Students Network
A due anni dall’avvio del progetto, nel 1989 si riunirono a Gent, in Belgio, 32 studenti ex-Erasmus, per valutarne l’efficacia.
Constatata la lentezza delle istituzioni europee, questo piccolo gruppo di studenti fondò, il 16 ottobre dello stesso anno, a Utrecht (Olanda), il primo embrione dell’Erasmus Student Network. L’associazione – il cui motto è “Students helping students” – nacque con l’intento di creare una rete internazionale per aiutare gli studenti avviati nel loro viaggio europeo ma senza concreti appigli locali. Già nel 1993 ESN contava 54 sezioni sparse in 14 paesi europei; ad oggi, tra le innumerevoli attività locali, nazionali e internazionali proposte, conta 530 sezioni nei 33 paesi aderenti al progetto Erasmus.
I numeri del progetto Erasmus
In epoca pre-Covid, lo stanziamento previsto per il progetto Erasmus dalla Commissione europea era di 14,8 miliardi.
Nell’ultimo anno prima della pandemia, parteciparono al progetto circa 30.000 studenti (+4,6%) e 10.000 tirocinanti (+13%), per una media età che andava dai 23 anni del primo caso ai 25 del secondo e una netta prevalenza femminile nei partecipanti (59% – fonte dati INDIRE).
Per il periodo 2021-2027, la cifra stanziata per il progetto Erasmus è quasi raddoppiata: 26,2 miliardi.
In Italia, le università con il maggior flusso di studenti incoming-outcoming sono Bologna e Padova (i due più antichi atenei italiani).
L’Italia si colloca al 3° posto per studenti partiti per un Erasmus; i paesi preferiti sono, nell’ordine, Spagna, Francia, Germania e Portogallo.
“Erasmus è stato e continua a essere uno straordinario strumento di coesione europea, senza dubbio il progetto più efficace e potente che abbiamo a disposizione per i giovani cittadini del continente” ha dichiarato la ministra dell’Università e della Ricerca Maria Cristina Basso durante la celebrazione per i 35 anni del progetto, svoltosi lo scorso 9 maggio a Firenze. Di certo il progetto Erasmus+, nella sua articolata offerta di esperienza internazionale, insieme ai viaggi in Interrail, avvicina i popoli del Vecchio continente sotto la stessa bandiera blustellata.
Damiano Martin