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Etna in eruzione: intensa attività a 2.800 metri di quota

Etna in eruzione: intensa attività a 2.800 metri di quota
Il vulcano Etna in eruzione

Il vulcano è in continuo fermento, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia rileva nuove fratture alla base con colata lavica

Nuovo fiume di lava dall’Etna, per il più alto vulcano attivo della placca euroasiatica, una delle 12 grandi placche tettoniche in cui è divisa la litosfera (la parte esterna più rigida del pianeta Terra, ndr) terrestre e che comprende gran parte dell’Eurasia con l’esclusione del subcontinente indiano, della penisola arabica e della parte nordorientale della Siberia.
Le ultime eruzioni in ordine di tempo sono avvenute nel tardo pomeriggio di lunedì 7 giugno e il 29 maggio con l’apertura di nuove bocche effusive nella parte alta della desertica Valle del Bove e sul fianco del cratere di Sud-Est.
Secondo quanto ha rilevato l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Catania, l’emissione di lava proviene dalla parte più a valle di questo sistema di fratture.

I punti di emissione lavica delle nuove bocche effusive

Da alcuni giorni dunque un fiume incandescente parte dal vulcano e sta scendendo verso il mare.
I punti di emissione lavica sono stati localizzati per la prima bocca apertasi a 2.800 metri, mentre per le due successive rispettivamente a quota 3.250 e ancora 2.800 circa.
Un’altra bocca si è aperta nel tardo pomeriggio di ieri 7 giugno.
“Per quanto riguarda l’ampiezza media del tremore vulcanico – si legge in una nota dell’Istituto – dalla tarda serata di lunedì 7 giugno si osserva una fase di graduale decremento che ha portato il parametro da valori alti a medio alti. Le sorgenti sono localizzate nell’area del cratere di Sud Est ad una quota di circa 2.900 metri sopra il livello del mare. L’emissione di cenere sta provocando ritardi all’aeroporto di Catania nei voli in arrivo e partenza.

vulcani
eruzione dell’Etna

L’impatto dell’eruzione sul territorio

Nel corso degli anni, le frequenti eruzioni dell’Etna hanno modificato il paesaggio circostante, a volte anche profondamente e in molte occasioni costituito una minaccia per gli insediamenti abitativi sorti nel tempo alle sue pendici.
Le invasioni di colate laviche rappresentano il pericolo più rilevante che potenzialmente interessa l’intero vulcano ma cresce con la prossimità alle bocche eruttive.
Se la bassa velocità di avanzamento dei flussi consente infatti l’evacuazione della popolazione, tuttavia non permette la salvaguardia dei beni immobili che vengono totalmente distrutti.
Secondo l’ultimo sopralluogo effettuato dagli esperti dell’Istituto di Geofisica e Vulcanologia, la bocca effusiva apertasi nel tardo pomeriggio di ieri, 7 giugno, si trova ad una quota di circa 1.900 1.950 metri. La colata emessa è scarsamente alimentata e il flusso lavico si è espanso di poche decine di metri.
Continua invece invariata l’attività effusiva delle bocche apertesi il 29 maggio.

eruzione

Fino a tempi recenti l’Etna veniva considerato un vulcano caratterizzato soprattutto dall’emissione di colate laviche che non rappresentano una minaccia diretta per le vite delle 900 mila persone che vivono nelle zone potenzialmente a rischio. Tuttavia, gli studi recenti hanno rivelato che questo vulcano risulta capace di dare luogo anche ad un’attività fortemente esplosiva, con un forte incremento di episodi eruttivi esplosivi soprattutto ai crateri sommitali a partire dalla fine degli anni 70.

Silvia Bolognini

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