Con la sola cottura passiva si potrebbero illuminare i campionati di calcio europei
Quando si pensa alla transizione ecologica, difficilmente la si associa al cibo e alla nostra dieta mediterranea.
Invece, la produzione del cibo ha un suo impatto sull’ambiente che possiamo limitare non solo trasformando lo scarto in risorsa ma anche modificando alcune tradizionali modalità di cottura.
A cominciare dalla pasta, uno degli alimenti più green per emissioni di CO2.
Ma perché lo resti, è importante attivare la cosiddetta “cottura passiva”, che consente di risparmiare grandi quantità di energia (e di risparmiare in modo consistente nella bolletta) mantenendo la nostra pasta al dente proprio come piace a noi italiani.
Lo rivela uno studio scientifico commissionato dai Pastai italiani di Unione Italiana Food a Perfect Food Consulting, che per la prima volta della pasta ha calcolato impatto ambientale e risparmio energetico.
L’impronta carbonica della pasta
La produzione di una porzione di pasta, secondo la ricerca, genera soli 150 gr di CO2. e, consuma una quantità minima d’acqua: 3 liti per un Kg.
La pasta, dunque, ha un basso livello di quello che in termini scientifici si chiama “Carbon Footprint” (totale delle emissioni di gas a effetto serra generati dalla sua produzione fino all’arrivo sul tavolo del consumatore) ed è per questo quel che si dice un prodotto sostenibile.
Lo può esser ancora di più, però, se il consumatore ci mette del suo, influendo fino al 38% sulla sua “impronta carbonica” ossia sulla quantità di risorse consumate durante la cottura.
Quanto dunque si può risparmiare in termini di energia, di emissioni e di acqua attivando la cosiddetta “cottura passiva”?
“Con un consumo medio di 23.5 kg pro-capite di pasta, ogni italiano arriverebbe a risparmiare in un anno fino a 44,6 chilowattora, 13,2 chili di CO2 e e 69 litri di acqua – rileva lo studio – Se poi lo facessimo tutti, i risultati diventerebbero davvero importanti perché risparmieremmo tra i 356 milioni e i 2,6 miliardi di chilowattora in un anno, 4.100 mc di acqua, sufficienti a riempire 1.640 piscine olimpioniche e fino a 776 chilotonnellate di CO2, le emissioni di una macchina per 21 viaggi andata-ritorno tra la Terra e il Sole”.
La cottura passiva
La cottura passiva è anticipata da due accorgimenti: l’uso del coperchio durante l’ebollizione dell’acqua e la sostituzione del canonico litro d’acqua d’acqua ogni 100 g di pasta con 700 ml di acqua: il 30% in meno, che da solo taglierebbe anche il 13% di energia consumata e di emissioni di CO2.
Dopo di che, tolto il coperchio quando l’acqua bolle e versata la pasta, arriva il “pezzo forte”: la cottura passiva, che consiste in una cottura diretta, quindi con il fuoco acceso, di soli 2 minuti per poi continuare a fuoco spento –e di nuovo con il coperchio – per il tempo rimanente.
In questo modo, la pasta cuoce in modo indiretto ma, ha assicurato lo staff degli chef di Perfect Food Consulting, senza perdere le sue caratteristiche.
Il risparmio
I dati relativi al risparmio che si ottiene con queste modalità di cottura sono esemplificativi.
Con il solo coperchio, secondo i ricercatori, si risparmia energia sufficiente a ricaricare il proprio smartphone dalle 2 alle 3 volte.
Anche 5 se al posto di un litro d’acqua, per la cottura se ne usano 700 ml.
Con la cottura passiva, il risparmio di energia e emissioni di CO2e arriva fino al 47%.
“Se tutti gli italiani usassero gli accorgimenti indicati e attivassero la cottura passiva ( qualche minuto in più a fuoco acceso per le forme di pasta diverse dagli spaghetti) in un anno si potrebbero risparmiare almeno 350 milioni di chilowattora, sufficienti a illuminare gli stadi di calcio per tutte le prossime 24 stagioni di Serie A, Premier League, Liga spagnola e Bundesliga”.