All’isola delle Eolie, il mare cambia colore: il fenomeno non è mai capitato in precedenza
Chi è stato nell’isola di Vulcano, nelle isole Eolie, ben sa che, facendo il bagno in mare, non è insolito trovarsi in mezzo a una zona di acqua molto calda o a bolle di anidride carbonica che risalgono dal fondale. Nei giorni scorsi, si è però verificato un fenomeno mai registrato in precedenza: l’acqua marina nella zona di Levante ha cambiato colore, assumendo una tinta biancastra.
La sezione geochimica di Palermo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha sùbito monitorato la situazione, attraverso misurazioni chimico-fisiche e prelievo di campioni.
Gli approfondimenti dell’Ingv, tra l’altro organo di consulenza della Protezione Civile, sono in corso ma i ricercatori spiegano il cambiamento della colorazione con un aumento del ph dell’acqua.
Acqua bianca a Vulcano: ecco perché
“L’acqua colorata improvvisamente di bianco – spiega Francesco Italiano, direttore della Sezione di Palermo dell’Ingv – è conseguenza di un fenomeno molto più vasto verificatosi a valle e il vero problema si lega al monitoraggio dell’attività vulcanica”. L’area è infatti un ex cratere, noto per una permeabilità verticale più elevata, che permette ai fluidi vulcanici di risalire. “La vera novità è stato l’interessamento massivo della baia di levante”.
Da sempre, anche in quella zona, il sottosuolo rilascia acqua termale a circa 100 gradi, oltre al bubbling di CO2.
“Le misurazioni che abbiamo effettuato – riprende Italiano – hanno riscontrato un ph sotto quota 6 rispetto all’8-8,2 normale. E, per abbassare di due punti il ph, occorre un’immissione enorme di acqua acida. La risposta che ci siamo dati al perché questo sia avvenuto è stata quella di un improvviso rilascio di fluidi indotto dal sistema vulcanico”.
La reazione chimica
Oltre a una temperatura dell’acqua di 25 gradi in tutta la baia, l’intera zona di levante presentava anche elevate quantità di acido solfidrico.
“Quando l’H2S – illustra a riguardo il ricercatore dell’Ingv – viene a contatto con l’acqua di mare ossigenata, si ossida e produce solfato bianco. L’ipotesi più probabile è così quella che, a determinare il colore bianco dell’acqua sia la formazione di zolfo in mare”.
Dopo la prima segnalazione del pomeriggio di domenica 22, il fenomeno a Vulcano è continuato per un paio di giorni ed è stato reso più evidente da una bassa marea eccezionale in una zona dal fondale basso. “Al momento – fa il punto il direttore della Sezione di Palermo dell’Ingv – la situazione è tornata alla normalità, anche se noi continuiamo con i monitoraggi, non potendo al momento sapere se il sistema sia veramente di nuovo in equilibrio o se ci sarà a breve un nuovo rilascio di fluidi di origine vulcanica”.
I rischi per l’uomo e per l’ambiente
Parte della zona interessata era già stata interdetta da tempo, con limitazioni d’accesso legate all’attività vulcanica e al pericolo per la salute pubblica legato alle emissioni gassose. “Anche durante i giorni di acqua bianca – ricorda Italiano – la gente continuava comunque a fare il bagno, dimostrando quasi di gradire l’effetto-Jacuzzi. In realtà, il vero rischio, stando a lungo a fianco del gorgoglio di anidride carbonica, è quello di inalarne troppa”.
Quanto ai possibili effetti per il mare e la sua vita, Francesco Italiano ricorda che poco distante, a Panarea, c’è il sistema idrotermale più intenso del Mediterraneo, con enormi rilasci di fluidi e temperature delle acque termali fino a 140°. “Ciò nonostante – rimarca – la vita marina ha saputo organizzarsi ed è ancora presente. Ma anche quando si verificano singoli eventi, come quello di Vulcano, a rischiare di risentirne pesantemente sono però solo alcuni organismi, come i ricci di mare”.
Eolie e Bosforo: due casi diversi
Anche se, al momento, non risultano altri casi documentati in giro per il mondo, il ricercatore ritiene che “siano potenzialmente possibili laddove ci siano sistemi vulcanici sottomarini”.
“Il caso di Vulcano – continua – è stato particolarmente sottolineato in quanto verificatosi in un posto ben controllato e segnalato, tanto più in un momento in cui la stagione turistica era già iniziata”.
L’episodio siciliano, in ogni caso, non va confuso con quanto avvenuto nel 2017 nel Bosforo, quando pure il mare cambiò colore. “Si tratta – conclude – di due sistemi completamente diversi: qui c’è un ambiente vulcanico, con l’anidride carbonica come gas dominante, mentre lì è un sistema freddo, più vicino all’Adriatico, dominato dal metano e riflessioni legate ad altri tipi di contaminanti”.
Alberto Minazzi