Solo tra gennaio e marzo 2022 sono aumentate del 2,2% rispetto allo scorso anno
Ancora una vittima sul lavoro. L’ultima, in ordine di tempo, è in Veneto.
Al porto di Venezia ha perso la vita un giovane 33 enne, Alessandro Zabeo, che lavorava come interinale da 14 anni, dopo essere caduto da un’altezza di tre metri da un container all’interno di una nave, gestita da Vecon. Un’ennesima vita spezzata che ancora una volta focalizza l’attenzione sulla sicurezza sul lavoro. I numeri purtroppo confermano la triste tendenza. Di lavoro si continua a morire. I dati Inail dicono che solo tra gennaio e marzo 2022 le morti bianche sono state 189, vale a dire un 2,2% in più rispetto allo stesso periodo del 2021.
Il porto fermo per la morte di Alessandro. Il sindaco Brugnaro: «Una tragedia inaccettabile»
La morte del giovane ha scatenato la rabbia dei colleghi che, alle 6.30 del mattino di ieri, hanno iniziato il presidio al porto. L’attività è stata bloccata per l’intera giornata sia a Venezia sia a Chioggia. Per oggi 25 maggio le segreterie nazionali di Cgil, Cisl e Uil Trasporti hanno indetto in segno di lutto lo sciopero nazionale di due ore ad ogni fine turno.
Alle 12, le sirene hanno suonato in tutti i porti italiani.
Un altro sciopero potrebbe essere indetto nel giorno del funerale del giovane, deceduto lunedì. Tante le voci di cordoglio per l’accaduto sono arrivate anchedal mondo della politica.
Il sindaco di Venezia e presidente di coraggio Italia Luigi Brugnaro è solidale con i portuali: «Una tragedia inaccettabile, che ci costringe ancora una volta ad impegnarci sul tema della sicurezza nei luoghi di lavoro. Lo dobbiamo ad Alessandro e alle tante persone che hanno perso la vita durante il proprio lavoro. Oggi Venezia è triste e si stringe alla famiglia e ai colleghi».
A Verona e Venezia il triste primato veneto delle morti bianche sul lavoro
Secondo l’Osservatorio Vega Engineering di Venezia, dal punto di vista della sicurezza sul lavoro, le regioni in cui i lavoratori rischiano meno sono Veneto, Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, Umbria, Abruzzo, Basilicata, Calabria. In zona rossa sono invece Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Molise, Puglia e Sicilia. Tra la zona arancione e quella gialla per rischio si posizionano rispettivamente Lombardia, Marche e Sardegna e Toscana, Lazio e Campania.
Tuttavia, pur se la regione Veneto risulta tra quelle con l’incidenza più bassa degli infortuni mortali sul lavoro, le province di Venezia e Verona hanno raggiunto il triste primato per infortuni mortali. Lo scorso anno nella provincia capoluogo di regione ci sono stati 15 morti sul lavoro, il 25% in più rispetto all’anno precedente, a Verona 17.
A fine gennaio 2022 il Veneto ha fatto registrare un’incidenza di mortalità inferiore a 0,75 rispetto alla media nazionale pari a 1,4 morti ogni milione di lavoratori.
Per quanto riguarda i decessi sul lavoro, nei primi tre mesi del 2022, con il decesso di lunedì al Porto, siamo a quota 4.
Se numericamente si contano anche le mortalità in itinere, vale a dire sul percorso da e per il lavoro, lo spostamento da un cantiere all’altro, si arriva a 6.
La mappa della sicurezza a colori come per la pandemia. In crescita le denunce di infortuni
«E’ l’indice di incidenza, cioè il rapporto tra infortuni e popolazione lavorativa presente in regione – spiega il presidente dell’Osservatorio Sicurezza Vega Engineering Mauro Rossato – a indicare il livello di sicurezza dei lavoratori». Come avvenuto per la pandemia anche in questo caso l’Osservatorio ha infatti suddiviso l’Italia in zone.
Si va dalla zona bianca, quella che raggruppa le regioni con l’incidenza più bassa a quella rossa dove il rischio è maggiore.
Sul fronte degli infortuni crescono del 44% le denunce. Si passa così dalle 4.484 nel 2021 alle 6.500 nel 2022.
Ancora Venezia ha la maglia nera per il più elevato numero di denunce totali di infortunio: ne conta 1.402. Seguono Treviso con 1.348, Verona con 1.163, Vicenza 1.064, Padova 952, Rovigo 312 e Belluno 259.
Silvia Bolognini