Approvati dai residenti i nuovi Stati generali. E arriva anche la carta d’identità seborghina
Se non abitate nell’entroterra di Sanremo, probabilmente non avete mai sentito parlare di Seborga.
Anche perché parliamo di un Comune, a 500 metri sul livello del mare, che conta appena 285 abitanti e una superficie di soli 4,87 km quadrati. Tant’è che non ha nemmeno una frazione.
Eppure, in questo borgo medievale su un promontorio boscoso digradante verso la costa della provincia di Imperia, insieme al Comune italiano trova posto anche un autoproclamato Principato che dallo scorso secolo rivendica la propria indipendenza. E che, adesso, avrà nuovi Statuti generali approvati dal popolo e anche una sua carta d’identità.
Nuovi Statuti e una carta d’identità seborghina
I cittadini seborghini, si legge sul sito ufficiale del Principato, sono stati chiamati alle urne domenica 8 maggio “per approvare o respingere la riforma degli Statuti Generali deliberata dal Consiglio della Corona il 29 novembre 2021”.
L’esito? Il 91,5% ha votato “sì”, contro l’8,5% di “no” e nessuna scheda bianca o nulla.
Una chiara espressione di volontà, insomma. Sia pur con numeri proporzionali alla dimensione di Seborga: i votanti sono stati 59.
Tra i requisiti richiesti per essere ammessi al voto, il diritto di nascita ius sanguinis (padre o madre, anche adottivo, con cittadinanza del Principato), il diritto di nascita ius soli (essere nati a Seborga), il diritto di residenza, di proprietà immobiliare o lavorativo (essere titolare di un’attività immobiliare) da almeno 3 anni, la naturalizzazione “per decisione sovrana” o il “ricoprire o avere ricoperto la carica di Principe di Seborga o di Consigliere della Corona”.
I nuovi Statuti aggiornano la versione del 24 settembre 1995 (a suo tempo sottoposta anch’essa a pubblica votazione) ed entreranno in vigore dal prossimo 1° giugno 2022, dopo la promulgazione con decreto da parte della principessa Nina. Con la votazione sugli Statuti generali, il Principato ha rinnovato anche il registro anagrafico e, dalle prossime settimane, rilascerà ai cittadini che ne faranno richiesta una carta d’identità, sia pure dal valore puramente simbolico.
La riforma degli Statuti generali di Seborga
La riforma degli Statuti per adattarli maggiormente all’attuale struttura istituzionale del Principato costituiva uno dei punti principali di governo della principessa.
“Ora – ha sottolineato Nina Menegatto, eletta principessa il 10 novembre 2019 – sarà più semplice per il Consiglio della Corona adottare un insieme di leggi che meglio definiscano gli aspetti specifici e tecnici dei dettami costituzionali. Infatti, come previsto, realizzeremo entro i prossimi sei mesi una Gazzetta Ufficiale del Principato con tutti provvedimenti in vigore, pubblicamente consultabile”.
Tra le principali innovazioni introdotte, oltre ai chiarimenti sui poteri degli organi statali e dei cittadini, i princìpi di neutralità, difesa della sovranità dello Stato e tutela della proprietà privata. Inoltre il cristianesimo cattolico è stato riconosciuto come religione ufficiale e, con l’abolizione del bilinguismo col francese, l’italiano l’unica lingua ufficiale, pur riconoscendo e tutelando “il dialetto seborghino quale lingua nazionale”.
I nuovi Statuti specificano anche che la Festa Nazionale cade il 20 agosto in memoria di San Bernardo, aggiornano la descrizione della bandiera del Principato e riconoscono come inno nazionale “La Speranza”.
La storia del Principato di Seborga
Sempre il sito ufficiale del Principato ricorda le prime attestazioni storiche di Seborga, risalenti al V secolo avanti Cristo.
Il 3 aprile 954, il conte Guidone di Ventimiglia donò il territorio di Seborga ai monaci benedettini dell’Abbazia di Sant’Onorato di Lerino con atto notarile di donazione, oggi conservato a Torino, ritenuto però da quasi tutti gli storici un documento apocrifo. A partire dal 1079, con l’autorizzazione del Papa Gregorio VII, in ogni caso gli abati di Sant’Onorato di Lerino poterono fregiarsi del titolo di Principi-Abati di Seborga.
Nel 1697, fu stilato un primo preliminare con il Duca di Savoia Vittorio Amedeo II. L’atto di vendita di Seborga al re di Sardegna, peraltro mai registrato, fu sottoscritto a Parigi il 30 gennaio 1729. Una vendita del territorio ma non della sovranità. Ed è proprio muovendo da qui che il Principato sostiene ancor oggi la propria indipendenza, ritenendo unilaterale e illegittima l’annessione al Regno d’Italia nel 1861 e alla Repubblica italiana nel 1946.
Così, il 14 maggio 1963, il popolo di Seborga, riunitosi liberamente e spontaneamente, elegge principe Giorgio Carbone, che assume il nome di Giorgio I: un floricoltore di Seborga appassionato di storia. Negli anni Novanta, Seborga riprende così l’antico stemma sovrano, la bandiera bianca e azzurra, l’antico motto “Sub Umbra Sedi” e i l 3 aprile 1994 si tengono le elezioni per la nomina di un Governo costituente. Il 5 aprile 2007 il Tribunale di Sanremo dichiara che lo Stato italiano non ha giurisdizione su Seborga.
La Corte Costituzionale il 14 gennaio 2008 dichiara l’inammissibilità della questione di legittimità costituzionale.
Un nuovo ricorso è stato quindi intrapreso presso la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo, che tuttavia viene giudicato inammissibile il 12 dicembre 2012.
Seborga: cosa c’è da vedere
Seborga è un tipico borgo medievale, con uno splendido panorama su mar Ligure, Alpi e costa francese, raggiungibile percorrendo la strada provinciale 57.
Il paese è circondato dalla natura e da terrazzi floricoli a pieno campo, puntando in particolare sulla vicinanza al mare e sul turismo verde, imperniato sui bed and breakfast.
Seborga ospita, tra l’altro, un’interessante esposizione di 200 strumenti musicali antichi, tutti funzionanti.
Un’ultima curiosità: il Principato conia anche una sua moneta, il “luigino”.
Alberto Minazzi