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Individuate le citochine spia del Covid

Individuate le citochine spia del Covid

Presentato al congresso di Lisbona lo studio italiano che ha individuato molecole che dicono se si rischia la morte

Quando il corpo umano viene infettato da un agente esterno, la prima difesa a scendere in campo è quella predisposta dallo stesso sistema immunitario del nostro organismo.
Una risposta che, però, a volte può essere troppo aggressiva e portare addirittura all’effetto contrario di massimizzare i danni per il nostro fisico.
Medici e scienziati lo sanno bene. Dopo oltre 2 anni dall’inizio dalla pandemia, è ormai un dato acquisito che una delle cause delle forme più gravi di Covid, fino a quelle che portano alla morte, si lega proprio a questo meccanismo.

Le “molecole spia”

Uno studio italiano, coordinato da Emanuela Sozio della Clinica di Malattie infettive dell’Azienda sanitaria universitaria Friuli centrale di Udine e i cui risultati sono stati presentati al Congresso europeo di microbiologia clinica e malattie infettive che si chiude oggi a Lisbona, ha infatti individuato quali, tra le varie citochine prodotte dal nostro corpo, sono risultate maggiormente presenti nel sangue di chi ha sviluppato un Covid grave.
Tecnicamente, le citochine sono molecole proteiche prodotte e secrete da vari tipi di cellule in risposta a uno stimolo. Il nostro organismo le utilizza come segnali chimici che rivestono un ruolo primario nella risposta immunitaria, regolando la funzione delle cellule immunitarie e indirizzandole nei principali siti del corpo dove si è verificata l’infezione.

citochine

 

La tempesta di citochine

Le citochine sono in grado anche di incrementare la risposta infiammatoria che l’organismo utilizza per combattere l’infezione. Una funzione che, se non controbilanciata da altri segnali dell’organismo, rischia di mandare fuori controllo il sistema immunitario, nella cosiddetta “tempesta di citochine”, che porta a danneggiare tessuti e organi, fino a eventi estremi come la morte. Un fenomeno che si è riscontrato in numerosi casi anche a fronte di un’infezione da Sars-CoV-2.
Pur non essendoci ancora un unico sistema di classificazione, le citochine umane fino ad oggi identificate sono 36.

Lo studio italiano

L’obiettivo della ricerca portata avanti dal gruppo di lavoro di Emanuela Sozio è stato quello di capire, a posteriori, se esiste un collegamento tra l’evoluzione del Covid in forma grave e una o più citochine specifiche. Dalla possibilità di misurare già nelle prime fasi della malattia i livelli di tali molecole nell’organismo deriva infatti l’opportunità di adottare opportune contromisure terapeutiche per ridurre un decorso con conseguenze gravi e potenzialmente letali.
Lo studio si è così concentrato su 415 pazienti, di età media 70 anni, di cui circa 2/3 maschi, ricoverati nel periodo tra maggio del 2020 e marzo 2021 con un Covid di varia gravità: da lieve/moderato a grave/critico, secondo le definizioni dell’Oms. Il 15,7% dei ricoverati presi in considerazione è deceduto in ospedale e il 23,6% ha avuto un esito negativo (intubazione o morte).

Le citochine IP-10

L’intero campione è stato quindi classificato in base ai livelli di citochine e altri biomarcatori presenti nel sangue, attraverso un confronto tra momento del ricovero e fasi successive. È emerso che alti livelli della citochina IP-10 al momento del ricovero possono segnalare un’eccessiva risposta immunitaria che può portare il paziente a sviluppare fibrosi polmonare e richiedere l’intubazione. Una sorta di “molecola-spia” che può aiutare i medici a capire in anticipo chi, tra i pazienti, è maggiormente a rischio.

citochine

Cure “personalizzate”

I ricercatori hanno inoltre riscontrato che un elevato livello di citochina IL-6 può però accompagnarsi a livelli alti anche di altre 2 sostanze antinfiammatorie.
In questi casi, dunque, potrebbe essere sconsigliato l’uso di farmaci immunosoppressori normalmente utilizzati nella cura del Covid, perché potrebbero derivarne conseguenze più negative che positive.

Alberto Minazzi

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Tag:  covid-19